Se non interverranno ulteriori proroghe, con la fine dello stato d’emergenza, il prossimo 15 ottobre decadrà la modalità semplificata per accedere allo smart working. Tuttavia Ministero del Lavoro e sindacati stanno già lavorando a una regolamentazione più dettagliata.
E la riflessione del tavolo di confronto è più ampia e va dalla gestione degli orari di lavoro al diritto alla disconnessione, dalla salute e sicurezza ai mezzi tecnologici a disposizione. Un confronto inevitabile sulla regolamentazione dello smart working, che ormai rappresenta modalità sempre più diffusa e dopo la fase più critica dell’emergenza sanitaria, si prepara a confermarsi come una nuova realtà del mondo del lavoro.
I sindacati spingono affinché lo smart working sia regolato mediante contrattazione collettiva, e non una eventuale legge ad hoc, assicurando tutti i diritti e tutele a chi, fermo restando il principio di adesione "volontaria", ne fa ricorso. E per questo sostengono la necessità di definire un'intesa tra governo e parti sociali, con un accordo quadro, in vista della fine dello stato di emergenza, prevista il 15 ottobre, (a meno di ulteriori proroghe), data dopo la quale la procedura semplificata, e senza la necessità di un accordo individuale, sarà chiusa.
Tuttavia, attualmente è previsto che anche dopo il 15 ottobre, i lavoratori dipendenti potranno lavorare in smart working nel caso in cui il figlio minore convivente di 14 anni sia in quarantena (per tutta, o parte, della durata di questo periodo) a seguito di contatto verificatosi all’interno del plesso scolastico.
Inoltre, nel caso in cui non si possa svolgere la propria mansione in smart working, un genitore (alternandosi) può astenersi dal lavoro per tutto o parte del periodo corrispondente alla durata della quarantena del figlio. Per questo congedo parentale spetta un’indennità pari al 50% della retribuzione. La misura resterà in vigore fino al 31 dicembre 2020.
Il lavoro agile è disciplinato dalla legge n. 81/2017 ma per tutta la durata dello stato di emergenza, come previsto già dal Dpcm del primo marzo, c'è la possibilità di lavorare in smart working senza la necessità di accordi individuali tra datore di lavoro e dipendente, facendo quindi ricorso alla procedura semplificata di comunicazione. Il ricorso al lavoro agile sarà sempre più massiccio e quindi servono nuove regole.
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