Commenti: 0
Siamo vicini a un'altra grande bolla tecnologica?
idealista

"Avere paura quando gli altri sono avidi ed essere avidi quando gli altri hanno paura", questo consiglio nel magnate statunitense warren buffett può indicare alla perfezione il principale problema che sta attraversando il "puntocom", un business multimilionario che, nonostante il rischio, sembra non spaventare. Ma a quanto pare, l'ottimismo imperante è il preludio di una grande tempesta. Negli stati uniti, in molti casi, i rischi sono già superiori a quelli che hanno causato la grande bolla tecnologica del 1999

Nel corso di un'intervista al wall street journal, l'imprenditore bill gurley ha parlato dell'eccessivo rischio che stanno correndo gli investitori che puntano sul business delle startup, società in fase embrionale che per crescere hanno bisogno di un capitale esterno. Riprendendo la citazione di buffet, guley ha detto: "anche se ancora non è stato raggiunto un livello palpabile di 'avidità', senza alcun dubbio possiamo affermare che non c'è paura" nella silicon valley

E gurley non è un qualunque uomo d'affari. Secondo forbes, il texano è il "re mida della tecnologia" grazie al suo ruolo nell'azienda "benchmark". Oltre alla società di venture capital, detiene poi quote di investimento in realtà di successo, come "zillow" (l'equivalente di idealista negli stati uniti), il controverso "uber" e la pagina "opentable", per la prenotazione di ristoranti

Secondo gurley, il problema che può innescarsi in seguito a una nuova bolla della rete è un flusso di cassa negativo per le startup che si occupano di tecnologia. Dal 2010 il rischio è alto. Lo scorso anno il livello di rischio ha sfiorato quello toccato nel 1999. "Tutto è ciclico", ha affermato gurley

Il cash-burn rate è essenziale per le startup tecnologiche, come per la maggior parte delle aziende senza entrate continue e redditi iniziali. Le startup richiedono di un periodo di tempo, anche prolungato, per iniziare a registare qualche profitto. Il loro ciclo è chiaro: nascono, crescono rapidamente con il capitale di rischio che utilizzano per il personale, si migliorano. Da questo momento, di solito, iniziano a fatturare

Il problema arriva quando non hanno più denaro e non hanno ancora raggiunto il punto di equilibrio. In questo caso ci sono due possibilità: possono richiedere più capitale o chiudere. Se nessuno pone dei limiti, il ciclo diventa vizioso e gli investitori manterranno i loro investimenti in aziende sopravvalutate che bruceranno rapidamente tutto il loro denaro per cercare di soddisfare le aspettative. Questo fino a quando la società non scoppia o i risultati mostrano la realtà dei fatti. In questo caso la startup dovrà dichiarare bancarotta e gli investitori non recuperanno il loro denaro. Gurley mette in guardia dall'eccesso di confidenza che gli investitori mostrano con il capitale di rischio che, a suo giudizio, è stato utilizzato troppo spesso per progetti non tanto promettenti per il solo scopo di mantenere un flusso costante di investimenti

Per avere qualche esempio di ciò è sufficiente dare un'occhiata a quanto avvenuto di recente nella silicon valley: microsoft che ha pagato 2.500 milioni di dollari per comprare l'azienda sueca mojang, che realizza il videogioco minecraft, o facebook che ha comprato per 2.000 milioni di dollari oculus rv. Si tratta di cifre esorbitanti

Ora ci troviamo in uno stato definito di "rischio sottovalutato". Ci sono imprese private (tecnologiche) che stanno crescendo al ritmo frenetico di 200, 400 o 500 milioni di dollari l'anno. Si trovano in un sistema molto competitivo e hanno bisogno di ampliare i loro fondi, investire in operazioni che non garantiscono un ritorno. Un fatto molto rischioso: si sottovaluta il rischio sia di coloro che investono che delle stesse startup

Gurley ha affermato: "nel 2009 nessuno avrebbe accettato un lavoro in un'azienda che sperpera 4 milioni di dollari al mese, oggi invece non ci si pensa due volte". L'uomo d'affari ha poi sottolineato il fatto che circa il 70% degli imprenditori che hanno sofferto la crisi del 1999 non sono più nel settore, ma senza memoria di quanto è accaduto i rischi diventano ancora più grandi

Per rinfrescare la memoria, ricordiamo che nel 1999 è scoppiata la bolla delle aziende online. A causare la crisi una feroce speculazione, rapidi aumenti del valore delle azioni e una grande disponibilità di capitale di rischio. Ne sono derivati fallimenti e ingenti perdite di denaro

 

Vedi i commenti (0) / Commento

per commentare devi effettuare il login con il tuo account