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La promessa del presidente del consiglio Matteo renzi è Chiara: "100 giorni di lotta durissima per cambiare" pubblica amministrazione, fisco e giustizia e arrivare all'inizio del semestre di presidenza italiana dell'unione europea con i conti in ordine. Tra gli interventi in programma ci sono quelli sul lavoro, ecco di cosa si tratta

- Cuneo fiscale: il consiglio dei ministri di ieri ha esaminato il provvedimento sul cuneo fiscale. Previsti 10 miliardi di riduzione del cuneo a favore dei lavoratori, in particolare quelli che hanno stipendi netti fino a 1.500 euro al mese (si parla di circa 10 milioni di italiani che hanno contratti da lavoro dipendente o parasubordinato), i quali già dal 1° Maggio avranno una busta paga più cospicua che garantirà loro un maggior guadagno di circa mille euro all'anno. In soldoni, si tratta di un aumento di circa 85 euro al mese. Un provvedimento che, secondo il premier, sarà in grado di dare una scossa al sistema economico nazionale. La copertura dei circa 10 miliardi necessari arriverà dal risparmio di spesa e da altre manovre di bilancio. Renzi ha assicurato che non ci sarà aumento di tassazione e che sarà lo stato a "stringere un po' la cinghia"

- Strumenti per la realizzazione della riforma del lavoro: la riforma del lavoro sarà realizzata attraverso un decreto legge, che prevede semplificazioni nell'apprendistato e nei contratti a termine, e un disegno di legge, quest'ultimo servirà per riorganizzare l'intero sistema del lavoro dall'assegno di disoccupazione, al salario minimo, agli ammortizzatori, alla tutela delle donne in maternità

- Contratti a termine e apprendistato: la riforma dei contratti a termine e dell'apprendistato è affidata a un decreto legge. La durata massima del contratto a termine senza l'indicazione della causale, utilizzabile per chi lavora per la prima volta, passa da uno a tre anni. E se prima era possibile una sola proroga, adesso si potranno fare 36 contratti di un mese e tutti senza causale. Per tutti i contratti a termine viene fissato per legge un tetto massimo di utilizzo: il 20% dell'organico dell'azienda. Per quanto riguarda l'apprendistato, viene meno il contratto di formazione in forma scritta e cade l'obbligo di assumere a tempo indeterminato l'apprendista cha ha finito il suo periodo di formazione prima di poterne prendere uno nuovo. La retribuzione dell'apprendista, per la parte riferita alle ore di formazione, è pari al 35% della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento. Per il datore di lavoro viene eliminato l'obbligo di integrare la formazione di tipo professionalizzante e di mestiere con l'offerta formativa pubblica, che diventa un elemento discrezionale

- Riordino delle forme contrattuali: l'obiettivo è riordinare i contratti di lavoro per renderli più coerenti con le esigenze del contesto produttivo nazionale e internazionale. Quindi individuare e analizzare tutte le forme contrattuali esistenti ai fini di poterne valutare l'effettiva coerenza con il contesto occupazionale e produttivo nazionale e internazionale, anche in funzione di eventuali interventi di riordino delle medesime tipologie contrattuali; procedere alla redazione di un testo organico di disciplina delle tipologie contrattuali dei rapporti di lavoro, che possa anche prevedere l'introduzione, eventualmente in via sperimentale, di ulteriori tipologie contrattuali espressamente volte a favorire l'inserimento nel mondo del lavoro, con tutele crescenti per i lavoratori coinvolti; introdurre, eventualmente anche in via sperimentale, il compenso orario minimo, applicabile a tutti i rapporti di lavoro subordinato, previa consultazione delle parti sociali; procedere all'abrogazione di tutte le disposizioni che disciplinano le singole forme contrattuali, incompatibili con il testo organico di cui alla lettera b), al fine di assicurare certezza agli operatori, eliminando duplicazioni normative e difficoltà interpretative ed applicative

- Smaterializzazione del durc: un intervento, questo, sul fronte della semplificazione ed importante visto che nel 2013 i durc presentati sono stati circa 5 milioni

- Ammortizzatori sociali: la revisione degli ammortizzatori sociali è stata affidata a un ddl delega. In caso di disoccupazione involontaria sono previste tutele uniformi e legate alla storia contributiva dei lavoratori. Nel dettaglio, la delega prevede di rivedere i criteri di concessione ed utilizzo delle integrazioni salariali escludendo i casi di cessazione aziendale; semplificare le procedure burocratiche anche con la introduzione di meccanismi automatici di concessione; prevedere che l'accesso alla cassa integrazione possa avvenire solo a seguito di esaurimento di altre possibilità di riduzione dell'orario di lavoro; rivedere i limiti di durata, da legare ai singoli lavoratori; prevedere una maggiore compartecipazione ai costi da parte delle imprese utilizzatrici; prevedere una riduzione degli oneri contributivi ordinari e la loro rimodulazione tra i diversi settori in funzione dell'effettivo utilizzo; rimodulare l'aspi omogeneizzando tra loro la disciplina ordinaria e quella breve; incrementare la durata massima dell'aspi per i lavoratori con carriere contributive più significative; estendere l'applicazione dell'aspi ai lavoratori con contratti di co.co.co., prevedendo in fase iniziale un periodo biennale di sperimentazione a risorse definite; introdurre massimali in relazione alla contribuzione figurativa; valutare la possibilità che dopo l'aspi possa essere riconosciuta un'ulteriore prestazione in favore di soggetti con indicatore Isee particolarmente ridotto; eliminare lo stato di disoccupazione come requisito per l'accesso a prestazioni di carattere assistenziale

- Incentivi all'assunzione: in questo caso si parla di razionalizzare gli incentivi all'assunzione già esistenti, da collegare alle caratteristiche osservabili per le quali l'analisi statistica evidenzi una minore probabilità di trovare occupazione; razionalizzare gli incentivi per l'autoimpiego e l'autoimprenditorialità; istituire un'agenzia nazionale per l'impiego per la gestione integrata delle politiche attive e passive del lavoro, partecipata da stato, regioni e province autonome e vigilata dal ministero del lavoro e delle politiche sociali. L'agenzia avrebbe compiti gestionali in materia di servizi per l'impiego, politiche attive e aspi e vedrebbe il coinvolgimento delle parti sociali nella definizione delle linee di indirizzo generali

- Semplificazione di procedure e adempimenti: in quest'ottica l'obiettivo è razionalizzare e semplificare le procedure e gli adempimenti connessi con la costituzione e la gestione del rapporto di lavoro, con lo scopo di dimezzare il numero di atti di gestione del rapporto di carattere burocratico ed amministrativo; eliminare e semplificare, anche mediante norme di carattere interpretativo, le disposizioni interessate da rilevanti contrasti interpretativi, giurisprudenziali e amministrativi; unificare le comunicazioni alle pubbliche amministrazioni per i medesimi eventi ponendo a carico delle stesse amministrazioni l'obbligo di trasmetterle alle altre amministrazioni competenti; promuovere le comunicazioni in via telematica e l'abolizione della tenuta di documenti cartacei; rivedere il regime delle sanzioni, valorizzando gli istituti di tipo premiale, che tengano conto della natura sostanziale o formale della violazione e favoriscano l'immediata eliminazione degli effetti della condotta illecita (a parità di costo); individuare modalità organizzative e gestionali che consentano di svolgere, anche in via telematica, tutti gli adempimenti di carattere burocratico e amministrativo connesso con la costituzione, la gestione e la cessazione del rapporto di lavoro; revisione degli adempimenti in materia di libretto formativo del cittadino

- Conciliazione tempi di lavoro con le esigenze genitoriali: quindi introdurre a carattere universale l'indennità di maternità, dunque anche per le lavoratrici che versano contributi alla gestione separata; garantire, alle lavoratrici madri parasubordinate, il diritto alla prestazione assistenziale anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro; abolire la detrazione per il coniuge a carico ed introdurre il tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito familiare; incentivare accordi collettivi volti a favorire la flessibilità dell'orario lavorativo e l'impiego di premi di produttività, per favorire la conciliazione dell'attività lavorativa con l'esercizio delle responsabilità genitoriali e dell'assistenza alle persone non autosufficienti; favorire l'integrazione dell'offerta di servizi per la prima infanzia forniti dalle aziende nel sistema pubblico/privato dei servizi alla persona, anche mediante la promozione del loro utilizzo ottimale da parte dei lavoratori e dei cittadini residenti nel territorio in cui sono attivi
 

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