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Il caso di Milano è un unicum nel panorama nazionale grazie a una quantità fortissima di giovani capaci di dare nuova energia e di rendere questa città il vero motore di questo Paese. Ne è convinto Marco Dettori, presidente di Assimpredil Ance, che a Immonext 2018 ha spiegato quali sono state le trasformazioni sociali, culturali e dei costumi abitativi scaturite dalla crisi e quali sono oggi i modelli su cui puntare.

La crisi ha cambiato le abitudini delle persone

Affrontando l’annosa questione della crisi, il presidente di Assimpredil Ance ha sottolineato il fatto che la crisi non è stata solo una crisi immobiliare, ma è stata una crisi che ha cambiato le abitudini e i costumi delle persone. In merito, Dettori ha affermato: “Sono successe cose molto diverse nella psicologia della gente nell’affrontare un periodo estremamente lungo nell’ambito del quale era molto difficile trovare delle soluzioni".

"La crisi ha determinato un diffusissimo senso di precarietà, specialmente nei giovani. Questo senso di precarietà ha in qualche modo pervaso tutto quanto il nostro territorio. I giovani che si accingevano a uscire dalla formazione, a entrare nell’alta formazione, a pensare al loro futuro, si trovavano e si trovano ancora oggi in una situazione nella quale il senso di precarietà domina la modalità di approccio al futuro”.

Le tipicità di Milano

Aggiungendo: “Milano da questo punto di vista ha rappresentato una luce in un buio molto scuro. Milano ha due o tre tipicità che sono un po’ al di fuori del paradigma nazionale. In primo luogo, non ha mai adottato il sistema dello spoil system. Da Tangentopoli a oggi abbiamo avuto un cambiamento anche ciclico di chi ha avuto responsabilità di governo, a Milano la struttura tecnica amministrativa dell’amministrazione ha continuato un determinato tipo di percorso in modo intelligente e continuativo, senza interruzioni"

"Questo altrove non è successo. Se si pensa a Roma, negli ultimi venticinque anni ogni nuovo sindaco ha azzerato tutti i dirigenti, questo significa dover ripartire daccapo e fare fatica nell’ambito della legislatura di una amministrazione comunale a portare dei risultati se non verso la fine della legislatura, quindi tendenzialmente molto modesti. A Milano, invece, è partita un’onda che continua ancora oggi indipendentemente dal fatto che il governo – dal punto di vista politico di questa città – cambi di colore, cambi le persone. Questo è un valore, un dato, estremamente importante”.

L’esperienza Expo

Dettori ha poi acceso i riflettori su Expo, manifestazione che non è stata soltanto un’occasione per far emergere la città nella vetrina internazionale, è stata in un periodo estremamente complicato della storia economica del nostro Pese “la realizzazione di un evento di portata ciclopica, estremamente importante, in tempi tendenzialmente ridotti, con un impegno delle istituzioni, dell’imprenditoria, del metodo ambrosiano abbastanza tipico”. Non solo. Si è trattato di un’operazione che ha acceso la lampadina nel buio pesto per trovare una soluzione alla precarietà che pervadeva e pervade gran parte dei giovani che oggi vivono in Italia e pensano al loro futuro. “Perché – ha sottolineato Dettori – riuscire a realizzare un evento così importante in una crisi sistematica, dove non ci sono le risorse, non c’è il credito, le amministrazioni comunali non funzionano, le istituzioni non si parlano diffusamente nella media del Paese, è un’esperienza piuttosto interessante”.

L’esplosione delle iscrizioni universitarie

Il presidente di Assimpredil Ance ha poi spiegato che da lì è stata registrata l’esplosione delle iscrizioni universitarie, su tutte le tipologie di alta formazione: umanistiche, tecniche, scientifiche, economiche. “A parte il Politecnico – ha sottolineato Dettori – che per garantire l’alta formazione non vuole ampliare il numero delle iscrizioni, il resto delle università di Milano hanno aumentato mediamente del 50% le iscrizioni universitarie presso tutte le facoltà. Milano rappresenta, nell’ottica di questi giovani, un luogo dove studiare, relazionarsi, vivere e iniziare l’ascensore soluzione che dà soluzione alla precarietà. E questo è un tema importante. Si esce dalla crisi partendo da una situazione dove il driver è la precarietà. I giovani sono un grande patrimonio”.

Una nuova dinamica e nuove abitudini

Il presidente di Assimpredil Ance ha quindi posto l’accento su qual è il percorso di crescita dei giovani e su come è cambiato il mercato immobiliare della città, che presenta alcuni problemi strutturali. Problemi strutturali che derivano dal fatto che, essendo cambiata la dinamica in due anni, sul piano sociologiche le abitudini delle persone sono cambiate in due anni e mediamente continueranno a cambiare con grande rapidità.

“Il fatto che una città mantenga la presenza di tantissimi giovani – ha sottolineato Dettori –determina fenomeni estremamente interessanti. Intanto, inverte il trend di invecchiamento, quindi Milano è una città destinata a non avere un saldo negativo, ma ad avere un saldo positivo se non altro nell’età media dei residenti. E’ un fatto molto importante perché i giovani portano energia, contenuto, voglia di fare, valore. I giovani hanno una dinamica più lunga e un orizzonte più lungo e questo è il luogo in cui questa dinamica dà delle garanzie che possa succedere qualcosa”.

Cosa bisogna fare

In questo contesto ci sono molte cose da fare. A tal proposito, il presidente di Assimpredil Ance ha affermato: “Poiché le dinamiche sono molto veloci e noi viviamo in una situazione in cui le norme sono molto più lente ad adeguarsi, ci sono alcune condizioni che a livello locale e nazionale, sul piano normativo e politico devono essere riprese. Sul piano locale stiamo lavorando, insieme all’amministrazione, perché ci siano delle situazioni di cambiamento profondo rispetto a norme che oggi sono impedienti nello stare dietro in modo coerente con questo tipo di trasformazione. Avremmo bisogno di dinamiche che consentano di fare le cose in modo corretto, tecnicamente ineccepibile, rispettando un minimo di adeguamento alle norme sanitarie, ma che non siano una tagliola che di fatto impediscono a dare una risposta a 300mila studenti che da qui al 2030 hanno deciso di essere residenti a Milano”.

Aggiungendo: “Abbiamo la necessità di lavorare strettamente con l’amministrazione comunale per preparare un prodotto estremamente flessibile, che nella locazione trovi dei gestori, non lasci per esempio la gestione ai privati, perché è vero che i privati hanno alcuni strumenti tipo la cedolare secca, ma oggi non c’è un’offerta di affordability housing per i giovani nell’ambito degli studentati o che permetta di affrontare serenamente da un punto di vista economico l’accesso a questa città. Sono problemi che ci sono e che rendono molto difficile adeguare un trend di costume che in questa città si sta consolidando rispetto a quello che obiettivamente serve affinché ci sia un prodotto veramente adeguato”.

E concludendo: “Qui bisogna ragionare enormemente sul prodotto, sulla flessibilità, sulla responsabilità da parte degli operatori, sul controllo da parte della pubblica amministrazione e dei professionisti, che oggi hanno un ruolo completamente diverso nell’accompagnare dinamiche estremamente varie e flessibili, una società che cambia e che sicuramente e inevitabilmente porta beneficio. Perché il valore fondamentale di questo momento che non dobbiamo assolutamente perdere è quello di avere una quantità fortissima di giovani e di energia che proiettano per forza questa città in un paradigma nazionale completamente diverso e che deve diventare traino del Paese”.

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