Il diritto alla residenza è una prerogativa estesa a tutti i cittadini, e la registrazione nelle liste dell'anagrafe offre diversi benefici, tra cui il diritto di voto, il rilascio di documenti d'identità, la tessera sanitaria, i certificati anagrafici, la possibilità di scegliere e usufruire di un medico di base, nonché l'accesso a prestazioni socioassistenziali.
La legge impone a coloro che risiedono stabilmente in Italia di iscriversi all'anagrafe e di indicare il luogo di residenza dove si trova la propria dimora abituale e ogni relativa modifica dev'essere segnalata all'Ufficio Anagrafe del Comune di competenza entro 20 giorni dal trasloco. Questo obbligo non riguarda solo chi si trasferisce in un Comune diverso, ma anche chi cambia indirizzo all'interno del medesimo Comune. Ma cosa succede se non cambio residenza entro 20 giorni dal trasferimento nella nuova città o appartamento? Vediamo quali sono i rischi e le eventuali sanzioni previste dalla normativa vigente.
Obbligo di cambio di residenza: informazioni preliminari
Prima di parlare di obbligo di notifica del cambio di residenza, è necessario fare riferimento alla distinzione tra i concetti fondamentali di domicilio e residenza. La dimora abituale di una persona, ossia il luogo in cui vive stabilmente, è ciò che il Codice civile definisce residenza, come precisato nell'articolo 43. Al contrario, il concetto di domicilio, è inteso come il luogo in cui una persona ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi.
Dunque, la scelta del domicilio è lasciata alla discrezione della persona, mentre la residenza corrisponde al luogo in cui si vive stabilmente e la cui modifica dev’essere comunicata tempestivamente.
Alla luce di quanto detto è possibile affermare che, in Italia, vige l’obbligo di notifica del cambio di residenza presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di competenza ogni qualvolta lo spostamento del cittadino non risulti essere di natura occasionale, momentanea o transitoria. In particolare, questa comunicazione dev’essere trasmessa entro 20 giorni dalla data del trasferimento e interessa anche i cittadini che si trasferiscono nella nuova dimora abituale situata all’interno del medesimo Comune.
L'iscrizione alle liste anagrafiche della popolazione residente ha lo scopo di associare un individuo a un Comune specifico e al territorio di competenza di tutte le Pubbliche Amministrazioni, sia a livello centrale che locale. L'indirizzo di residenza è un dato di interesse per diversi soggetti, sia pubblici che privati, tra cui l'Agenzia delle Entrate e gli eventuali creditori.
Inoltre, la residenza è fondamentale per individuare l'Azienda Sanitaria competente, determinare la scelta del medico di base e del pediatra, iscriversi alle liste elettorali e accedere a specifiche prestazioni assistenziali e sociali fornite dal Comune e/o dalla Regione.
La residenza comporta anche obblighi fiscali, soprattutto per il pagamento di tasse e imposte locali, quali l'IMU sugli immobili, la tassa sui rifiuti e il bollo auto, quest'ultimo rientrante nella competenza regionale. La provincia di residenza, infine, riveste importanza anche per il calcolo corretto della tariffa della polizza assicurativa Rc auto, poiché il premio da versare dipende dal livello di rischio associato all'area.
Cosa succede se non abito dove ho la residenza?
Una volta dichiarata la modifica e i registri anagrafici sono stati adeguamenti con le nuove informazioni, l'Ufficio Anagrafe è autorizzato a incaricare la polizia municipale di condurre verifiche presso la nuova residenza del cittadino. Nel caso in cui da tali controlli emergesse che la sua effettiva dimora non coincide con quanto dichiarato, si procederebbe alla revoca del cambio di residenza.
Quanto tempo ho per cambiare residenza?
È dunque necessario comunicare il cambio di residenza entro 20 giorni dal trasloco e, dopo aver ricevuto la dichiarazione da parte dell'individuo interessato, il Comune procede alla verifica della veridicità della modifica di dimora abituale attraverso un sopralluogo. I Comuni, coadiuvati dalla polizia municipale, effettuano il controllo del cambio residenza nei 45 giorni lavorativi successivi alla comunicazione. Come già accennato, nel caso in cui tale presenza non venga confermata dall’autorità competente, il cambiamento della residenza viene considerato fittizio e, pertanto, mai avvenuto nella realtà.
Importante sottolineare, inoltre, che la veridicità o falsità della residenza può essere accertata anche attraverso l'analisi dei dati dei consumi energetici (luce e gas), ai quali i Comuni possono accedere consultando i gestori dei servizi.
Il cambiamento di registrazione nell'anagrafe della popolazione residente ha un impatto immediato, a partire dalla data della dichiarazione. Quest'ultima deve essere inserita nel circuito telematico entro 48 ore, a meno che non venga compilata direttamente online. Tuttavia, tale cambiamento può essere revocato in seguito, specialmente se i controlli effettuati dalla polizia municipale risultano negativi in modo ripetuto, indicando l'assenza dell'individuo nell'abitazione dichiarata. In particolare, nelle località turistiche e di vacanza, dove si registra frequentemente il fenomeno delle residenze fittizie, i controlli vengono intensificati. Questo accade soprattutto per contrastare il tentativo di eludere il pagamento dell'IMU, qualora dovuta.
Quali sono i rischi se non si comunica il cambio di residenza entro i termini di legge?
Quando si tratta di obbligo di cambio di residenza, alcuni quesiti sorgono spontanei. Ad esempio, è naturale domandarsi cosa succede se non cambio residenza nella prima casa o, ancora, cosa succede se cambio residenza in affitto od anche cosa accade se cambio residenza oltre i 20 giorni di affitto. Cerchiamo di sanare tali dubbi ed evidenziare i rischi della mancata comunicazione del cambio di dimora abituale mentre, per le sanzioni vere e proprie si rimanda alla lettura dell’ultimo paragrafo del presente articolo.
Tra i rischi della mancata comunicazione spiccano:
- cancellazione dalle liste anagrafiche: se un cittadino risulta irraggiungibile presso la sua residenza per oltre un anno e il Comune non conferma la sua dimora nel territorio, viene cancellato dalle liste anagrafiche della popolazione residente. Ciò impedisce di ottenere la carta di identità, la tessera elettorale e i certificati anagrafici;
- perdita dell'assistenza sanitaria: senza una residenza valida, si perde il diritto all'assistenza sanitaria, che è collegata all'ASL del luogo di residenza. Le prestazioni ospedaliere e urgenti sono un'eccezione, ma ciò comporta la mancanza di accesso a un medico di famiglia, a meno che non si ottenga una dimora temporanea;
- notifiche giudiziarie, legali e fiscali: in assenza di residenza, le notifiche vengono depositate presso la Casa Comunale o l'Ufficio postale. Qualora le notifiche non dovessero essere ritirate entro i termini previsti (trenta giorni per gli atti giudiziari e dieci giorni per gli altri atti) viene messa in atto la compiuta giacenza. In tale circostanza, dunque, le raccomandate e gli atti giudiziari non ritirati sono considerati completamente validi e in grado di produrre effetti.
Nel contesto delle locazioni immobiliari, invece, il cambio di residenza impatta in modo differente sul locatore e sul conduttore. Ad esempio, il contratto di affitto 3+2 di un immobile rimane valido indipendentemente dal fatto che l'affittuario vi trasferisca la residenza o meno. Pertanto, dopo la registrazione del contratto di locazione, la legge non impone né proibisce il trasferimento della residenza nell’immobile affittato. Al contrario, il locatore proprietario è tenuto a spostare la residenza nel caso in cui affitti la sua prima casa, circostanza che, naturalmente, comporta la rinuncia all’esenzione IMU sulla prima casa in questione.
Quanto tempo si può stare senza residenza?
La comunicazione dell’indirizzo di dimora abituale, ovvero la residenza del cittadino, è in ogni caso obbligatoria. Ciò vale anche per coloro che non dispongono di una dimora fissa per i quali è prevista la dichiarazione di una “residenza virtuale”, ovvero un indirizzo interno al Comune dove questi soggetti sono domiciliati e senza il quale non potrebbero godere dei diritti loro spettanti né essere rintracciabili per la ricezione di atti e notifiche.
Le sanzioni per omessa dichiarazione del cambio di residenza
La mancata formalizzazione del cambio di residenza nelle modalità e termini previsti può comportare diverse tipologie di sanzioni, come:
- la sanzione per mancato cambio di residenza di natura amministrativa: ad esempio, il mancato aggiornamento della residenza sulla carta di circolazione del veicolo può portare a una multa che va dai 363 ai 1813 euro fino al ritiro del libretto;
- la sanzione per mancato cambio di residenza di natura fiscale: in tale contesto la sanzione più rilevante riguarda la perdita delle agevolazioni sull'acquisto della prima casa se il cambio non avviene entro 18 mesi dal rogito. Di conseguenza è previsto il recupero da parte del Comune dell’ammontare IMU dovuto dal proprietario che non beneficia dell’esenzione per la prima casa nonché degli altri tributi dovuti (es. Tari e canone idrico).
Per ultimo, ma non per importanza, l’omesso cambio di residenza può configurare il reato di falso in atto pubblico (art. 483 c.p.), soprattutto quando comporta dichiarazioni mendaci sul luogo di residenza. Questo può verificarsi anche attraverso un'autocertificazione, se la residenza reale non viene indicata correttamente.
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