La Banca centrale europea ha alzato tutti i tassi di riferimento dell'area euro di mezzo punto percentuale. Si tratta del primo aumento sul costo del denaro da anni 11 anni a questa parte e dell'aumento più marcato fin dal novembre del 1999, quando i tassi vennero alzati dall'1,50 al 2%. All'epoca l'euro non era ancora materialmente in circolazione, sarebbe arrivato solo dal gennaio del 2002, ma era utilizzato a fini contabili e per i pagamenti elettronici.
La mossa è stata più energica dei 25 punti base che la stessa istituzione aveva ripetutamente preannunciato per questa riunione di luglio. Ma "abbiamo ritenuto opportuno adottare un primo intervento più ampio nella normalizzazione dei tassi, sulla base della nostra valutazione aggiornata dei rischi di inflazione", ha spiegato la presidente Christine Lagarde, nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo.
Nall'area euro a giugno l'inflazione ha raggiunto l'8,6%, stabilendo un nuovo record. Un'altra giustificazione citata è stata l'approvazione del nuovo meccanismo antispread, il Tpi che apporterà "un maggiore sostegno - secondo la Bce- all'efficacia nella trasmissione della politica monetaria".
Non è chiaro se l'aumento da mezzo punto dei tassi sia stata una sorta di contropartita per il procedere immediato a varare questo strumento. Ad ogni modo le decisioni di oggi sono state prese all'unanimità.
A partire dal 27 luglio, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali sale allo 0,50%, il tasso sulle operazioni marginali sale allo 0,75% e il tasso sui depositi, che le banche commerciali parcheggiano presso la stessa istituzione, esce dalla fase negativa e va a zero.
Niente "gradualità", quindi, in questo primo rialzo dei tassi. Ma il buon proposito potrebbe riaffacciarsi alla prossima riunione del Consiglio. Lagarde ha infatti spiegato che questo forte aumento fa venir meno le indicazioni che poco più di un mese fa erano state fornite per un secondo rialzo a settembre. La Bce aveva preavvertito di un rialzo da 50 punti base a settembre, sul presupposto che oggi l'aumento fosse di 0,25 punti.
Ora invece si torna in modalità di tassi pilotati dall'evolversi dei dati. Inoltre, il sospetto di alcuni analisti è che questo scatto rialzista sia stato deciso perché si sta per chiudere una sorta di finestra di opportunità per alzare il costo del danaro. Ove dovesse materializzarsi un netto peggioramento della crescita, se non addirittura una vera recessione, sarebbe molto più difficile per la Bce muoversi in quella direzione.
Da segnalare, poi, che l'istituzione monetaria ha precisato come nell'ambito della normalizzazione della linea "valuteremo le opzioni per la remunerazione della liquidità in eccesso". Non sono stati forniti dettagli più precisi su questo aspetto, ma con ogni probabilità quello che sembra nel mirino è il meccanismo di differenziale dei tassi di cui possono trarre vantaggio le banche per ricavare utili facili in questa fase.
In particolare dai fondi ottenuti sulle aste ultra agevolate (TltroIII), con tassi di interesse negativi fino al meno 1% che, anche se soggetti a successivi rialzi, si calcolano comunque su una media ponderata su tutto il periodo per cui si ottengono questi fondi. Impegnare oggi fondi su qualunque asset, inclusi ad esempio i titoli di Stato, assicura un ampio differenziale positivo e da questo meccanismo sono attesi utili rilevanti.
In una fase in cui imprese e famiglie si vedono inasprire le condizioni di accesso al credito questo facile sistema per ottenere profitti era stato considerato inopportuno, secondo ricostruzioni di stampa, da diversi banchieri centrali. Qualche meccanismo di correzione verrà quindi approntato.
Ove non si verifichino, come a giugno, nuove turbolenze di mercato tali da costringere il Consiglio direttivo a riunioni di emergenza, il prossimo appuntamento rilevante per la politica monetaria sarà la riunione dell'8 settembre.
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