Mentre con stretta monetaria Bce crescita prestiti rallenta ancora
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Banche, Abi: a gennaio tassi nuovi mutui al 3,52%, massimo dal 2013
Askanews
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Nuovi e netti aumenti dei tassi di interesse sui prestiti bancari a imprese e famiglie in Italia, sulla scia dei rialzi operati dalla Bce. E intanto a gennaio l'effetto della stretta monetaria si è visto anche sulla crescita dell'erogazione di finanziamenti delle banche, che ha segnato un ulteriore rallentamento al più 1,3% su base annua, a fronte del più 1,6% di dicembre. Secondo il rapporto mensile dell'Abi, il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni ha raggiunto il 3,53%, rispetto al 3,01% di dicembre. Si tratta del livello più elevato segnato dai nuovi mutui dal novembre del 2013, secondo le tabelle storiche dell'associazione.

Il tasso medio sul totale dei prestiti è salito al 3,51%, dal 3,20% nel mese precedente. Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese ha raggiunto il 3,70%, dal 3,55% nel mese precedente.

Tornano alla dinamica di erogazione di prestiti, l'Abi, che effettua delle stime basate sui dati pubblicati dalla Banca d'Italia (calcolate includendo i prestiti cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni, ad esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni) riporta che a dicembre i prestiti alle imprese erano rimasti stabili su base annua, mentre i prestiti alle famiglie sono cresciuti del 3,3%.

In Italia continuano a calare le sofferenze nette sui prestiti delle banche (cioè al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati con proprie risorse): a dicembre 2022 sono risultate pari a 14,2 miliardi di euro, circa 2 miliardi in meno rispetto al mese precedente, pari ad un meno 12,4% e inferiori di circa 1 miliardo rispetto al dicembre del 2021. Lo riporta l'Abi nel Bollettino mensile.

Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi) il calo è di 74,7 miliardi. Il rapporto delle sofferenze nette sugli impieghi totali è calato allo 0,81% a dicembre 2022, dice ancor l'Abi, rispetto allo 0,87% di dicembre 2021 (a fronte di un picco del 4,89% a novembre 2015).

rosegue e si accentua a gennaio la dinamica di calo della raccolta diretta complessiva delle banche in Italia, con un meno 0,9% su base annua, ma si conferma e rafforza anche la recente ripresa sulla raccolta da obbligazioni. Secondo il rapporto mensile dell'Abi, i depositi sono scesi di 18,7 miliardi di euro rispetto a un anno prima, pari al meno 1%, mentre la raccolta a medio e lungo termine, cio? tramite obbligazioni, è leggermente cresciuta, con un più 0,6%.

Secondo l'associazione bancaria, la riduzione dei depositi è imputabile prevalentemente alle imprese che avevano registrato tra dicembre 2019 e luglio 2022 un incremento dei depositi di oltre 130 miliardi di euro, mentre per la raccolta indiretta, cioè agli investimenti in titoli custoditi presso le banche (sia in gestione sia detenuti direttamente della clientela) si rileva un incremento di circa 132 miliardi tra dicembre 2021 e dicembre 2022, di cui 64,5 miliardi riconducili alle famiglie, 14,5 alle imprese e il restante agli altri settori (imprese finanziarie, assicurazioni, pubblica amministrazione).

A gennaio, poi, il tasso di interesse medio sul totale della raccolta bancaria da clientela (somma di depositi, obbligazioni e pronti contro termine in euro a famiglie e società non finanziarie) è in Italia lo 0,65%, in lieve aumento dallo 0,61% nel mese precedente. Il tasso praticato sui depositi (conti correnti, depositi a risparmio e certificati di deposito) è salito allo 0,49% (0,45% nel mese precedente). Il tasso praticato sui depositi in conto corrente è lo 0,17%, tenendo conto, dice l'Abi, che il conto corrente permette di utilizzare una moltitudine di servizi e non ha la funzione di investimento.

Il tasso sui Pct è salito all'1,30%, dall'1,22% il mese precedente). Infine, il rendimento delle obbligazioni in essere è stato del 2,18%, dal 2,12% nel mese precedente.

L'Abi conclude rilevando che il margine (spread) fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie, a gennaio 2023, in Italia risulta pari a 286 punti base (2,86 punti percentuali), a fronte di 259 punti base nel mese precedente.

 

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