Indiscrezioni stampa su richieste a Banca nazionale svizzera e Finma
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##Credit Suisse sprofonda (-24%) e riaccende l'allarme sulle banche
Askanews
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Credit Suisse, seconda maggiore banca della Confederazione elvetica ha subito il peggior tracollo della sua storia in Borsa, arrivando a perdere oltre il 30% nel pomeriggio del 15 marzo, per chiudere a Zurigo con un meno 24,24%, a 1,697 franchi. Per far fronte alla crisi, la banca svizzera - come affermato da una nota del gruppo - ha chiesto alla Banca nazionale svizzera (BNS) un prestito fino a 50 miliardi di franchi svizzeri. 

"Credit Suisse - si legge nella nota -sta adottando misure decisive per rafforzare preventivamente la propria liquidità esercitando la sua opzione di prendere in prestito dalla Banca nazionale svizzera (BNS) fino a 50 miliardi di franchi svizzeri". "Questa liquidità aggiuntiva servirebbe a sostenere le attività principali e i clienti".

In un comunicato congiunto, la Finma e la Banca nazionale svizzera avevano affermato " che le quotazioni in borsa e le quotazioni delle obbligazioni del Credit Suisse "sono è stati particolarmente colpiti dalle reazioni di mercato degli ultimi giorni. La Finma è in stretto contatto con la banca e ha accesso a tutte le informazioni rilevanti. Sulla base di questo conferma che il Credit Suisse rispetta gli elevati requisiti patrimoniali e di liquidità applicabili alle banche sistemiche. Inoltre - conclude la nota -la Banca nazionale svizzera fornirà le liquidità alla banca se necessario". 

Credit Suisse, i motivi della crisi

Circolano diverse ipotesi e il tutto contribuisce ad alimentare gli allarmismi in un contesto di nervi a fior di pelle dei mercati, già scossi dal fallimento della Silicon Valley Bank che ha messo sotto tensione diverse banche regionali Usa. Questo ultimo episodio è stato innescato dalle dichiarazioni del primo azionista di Credit Suisse, la Saudi National Bank sul fatto che non avrebbe partecipato a eventuali aumenti di capitale. Le azioni Credit Suisse risultano cadute del 38,60% rispetto a inizio anno e del 76,25% sull'insieme degli ultimi 12 mesi. Questa vicenda arriva infatti dopo una lunga fase di vicissitudini negative per Credit Suisse, dal caso Archegos al dissesto di Greenshill.

Sempre secondo indiscrezioni di stampa non confermate, sia le autorità Usa (il Tesoro sarebbe in contato con le autorità svizzere) sia quelle europee, in particolare la Bce, avrebbero chiesto alle banche delle loro giurisdizioni di fornire dati sulle esposizioni all banca elvetica. La Bce non ha commentato sulla questione.

Il commento dell'Ufficio Studi di Equita

Secondo Luigi de Bellis, co-head dell'Ufficio Studi di Equita:" Riteniamo che l’iniezione di liquidità possa essere una misura di supporto nel breve termine, ma difficilmente possa essere sufficiente a garantire una soluzione ai problemi della banca (fiducia del mercato sulla strategia/brand, ristrutturazione complessa) su cui sono necessarie misure più incisive. Non ci sono dubbi che il settore bancario italiano/EU sia più solido e capitalizzato rispetto al passato. Tuttavia, il rischio principale che vediamo con l’aumento dei timori di instabilità finanziaria è che venga colpito uno dei principali canali di trasmissione dell’economia ossia i prestiti bancari, con un deterioramento della volontà di concedere credito (sia in EU che USA). Il nostro posizionamento neutrale sui mercati azionari resta invariato, con una preferenza per i titoli di qualità rispetto ai ciclici. Riteniamo che le scelte di politica monetarie verranno inevitabilmente modificate, ma pensiamo sia necessario ancora una fase di aggiustamento".

 

 

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