Visco: rischio di fare troppo non meno grave di quello opposto
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Lagarde
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Askanews

A due settimane dal prossimo Consiglio direttivo della Bce, da cui è atteso un altro aumento ai tassi di interesse, dai verbali della riunione di metà marzo emergono divergenze di vedute tra i banchieri centrali dell'eurozona. L'incontro si era svolto dopo le turbolenze di Borse e finanza innescate dal fallimento della Silicon Valley Bank negli Usa. E "alcuni componenti del Consiglio avrebbero preferito non alzare i tassi di interesse fino a quando le tensioni dei mercati finanziari non fossero rientrate - riporta il documento - e dopo aver condotto una ampia valutazione in occasione della prossima riunione di maggio". Invece alla fine, a maggioranza ("molto ampia", precisano i verbali) la Bce ha deciso un nuovo aumento dei tassi da 50 punti base.

Bce, falchi contro Colombe

I dissenzienti sostenevano  che i rischi di che si correvano segnando una pausa sul rialzo dei tassi fossero "molto meno gravi del rischio di alzare i tassi in una crisi persistente".Alla luce dell'incertezza, anche dovuta all'accresciuta tensione dei mercati (fattore, quest'ultimo che oggi appare in ampia misura rientrato) a marzo è stato però concordato "che bisognasse evitare di comunicare aspettative incondizionate sul futuro andamento dei tassi di interesse". La Bce ha quindi di fatto rimosso la "forward guidance", le indicazioni sulle sue future aspettative delle mosse di politica monetaria, affermando che avrebbe deciso "volta per volta" in base agli sviluppi dei dati.

Ma su questo sono intervenuti i "falchi", coloro che all'opposto delle "colombe" - nel cliché con cui viene suddiviso il direttorio - spingono per una linea più intransigente nella lotta anti inflazionistica. E' stata infatti "espressa la preoccupazione che l'assenza di qualsivoglia indicazione in tal senso potesse essere interpretata come un segnale che il ciclo rialzista sui tassi fosse vicino alla conclusione", riportano ancora i verbali.

E per questa ragione, "è stato suggerito di trasmettere il messaggio che se la recente turbolenza di mercato non fosse avvenuta, il Consiglio direttivo avrebbe espresso l'aspettativa che avrebbe operato ulteriori aumenti". Da segnalare che il termine "aumenti" è appunto scritto al plurale.

Secondo alcuni analisti i verbali mostrano "crescenti divisioni" e questo potrebbe far propendere per una "soluzione di compromesso" alla riunione di inizio maggio, con un ritalzo dei tassi di interesse limitato a 25 punti base.

Lagarde, ancora strada da fare

Sulla linea della Bce, oggi è tornata ad esprimersi la presidente Christine Lagarde, intervenendo al Politecnico di Parigi. "Ad oggi la situazione è semplice: abbiamo una inflazione che è troppo elevata da troppo tempo. E la nostra politica monetaria deve evidentemente dispiegare tutti i suoi strumenti per riportarla all'obiettivo del 2%. Abbiamo già dispiegato una parte importante" di questo intervento monetario restrittivo ma "c'è ancora un po' di strada da fare", ha detto.

"La lunghezza di questo cammino dipenderà da diversi fattori, in particolare dall'impatto che ci sarà sulla disponibilità di credito a seguito delle tensioni che abbiamo visto con i fallimenti di due banche negli Usa - ha aggiunto Lagarde - e di una banca sistemica in Svizzera".

Visco, il rischio di fare troppo sia almeno altrettanto grave di quello di fare troppo poco

Sempre oggi, sulla linea Bce è intervenuto anche il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, che come tutti i suoi pari nell'area euro partecipa al Consiglio direttivo. "Viviamo in tempi molto incerti", che si riflettono anche in ampi margini di scarto nelle previsioni sul futuro calo dell'inflazione. Nel quadro attuale "abbiamo due rischi: uno di fare troppo poco e uno di fare troppo" in termini di stretta monetaria. "Alcuni dei miei colleghi dicono che è meglio sbagliare nella direzione dell'eccesso, penso che sia un errore e che il rischio di fare troppo sia almeno altrettanto grave di quello di fare troppo poco", ha ribadito durante un dibattito a un evento dell'Omfif a Londra.

"Se sbagliamo facendo troppo poco poi dobbiamo fare di più" in termini restrittivi. "Ma se facciamo troppo, se generiamo rischi sull'economia e sulla stabilità finanziaria questo può avere amplificazioni non lineari sui bilanci - ha avvertito - e probabilmente il debito privato ne soffrirebbe molto".

"Quindi penso che sarebbe saggio per noi procedere come abbiamo dichiarato: decidendo volta per volta in base ai dati che perverranno. Questo è quello che facciamo". Sulla stampa "vengo considerato dalla una colomba", cioè tendenzialmente sostenitore di un approccio più morbido sulla politica monetaria. Visco in passato ha ripetutamente affermato di non riconoscersi in questo cliché di falchi e colombe. "La mia storia - ha rivendicato - mostra che sono molto preoccupato dall'inflazione, specialmente per gli effetti di secondo livello".

Visco ha spiegato che per valutare i rischi che si inneschino spirali rialziste sull'inflazione non bisogna guardare unicamente i salari, ma anche i margini di profitto delle imprese. Il trasferimento sui prezzi al consumo dei prezzi dell'energia "non è immediato. Ora sui prezzi finali dei prodotti stiamo ancora osservando in ritardo gli effetti dei rincari dell'energia nell'ultimo anno, fino alla metà dello scorso anno. Poi si sono ridotti drasticamente tra gennaio e marzo e se questo si trasferisce in questo modo e prosegue in questa direzione allora mi attendo che i prezzi di fondo calino. Se questo non succede - ha spiegato Visco - bisognerà vedere che c'è un segnale che ci sta una rigidità sui prezzi e questo può creare uno spazio nel bilanci delle imprese per accomodare la crescita dei salari. E questo è un effetto di secondo livello. Quindi lo dobbiamo tenere d'occhio".

"La politica monetaria è molto efficace e importante ma non può essere l'unico giocatore in campo. Non si può risolvere questo problema alzando il debito e servono comportamenti responsabili delle parti sociali", ha aggiunto.

 

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