"C'è la convinzione, condivisa da molti economisti, che non esiste alternativa all'aumento del costo del denaro da parte della Banca centrale europea, come soluzione per contrastare la crescita dell'inflazione. Noi, invece, ce l'abbiamo l'alternativa ed è rinnovare tutti i contratti di lavoro nazionali scaduti da oltre 5 anni, da molto prima del Covid, che riguardano 7 milioni di lavoratrici e di lavoratori di tutti i settori. Qualcuno ci deve spiegare come si possa far ripartire i consumi senza rinnovo dei contratti nazionali con stipendi di persone che arrivano al massimo al 20 del mese". Lo ha detto, in una intervista a RaiNews24, il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, che ieri è stato confermato per la quarta volta alla guida della principale organizzazione sindacale del settore bancario italiano.
Effetti politica monetaria sul mercato del credito
In relazione agli effetti che la politica monetaria produce sul mercato del credito, il segretario generale della Fabi ha osservato che "esistono alcune semplici considerazioni da fare partendo dal presupposto che l'inflazione oggi è comunque alta, al 7,6 %. È sempre conveniente fare un mutuo a tasso fisso. Rispetto a qualche tempo fa siamo passati da un tasso pari all'1,6% a offerte che arrivano, oggi, anche fino al 6%, ma in prospettiva, fra qualche anno, quanto i tassi verosimilmente caleranno, un contratto di finanziamento sottoscritto a tassi alti si potrà chiudere, con una surroga, e ottenere condizioni più favorevoli".
Quanto, nel dettaglio, al rinnovo del contratto di lavoro di 280.000 dipendenti delle banche italiane e alle possibilità che il negoziato si chiuda in tempi brevi, Sileoni ha detto che "l'ottimismo dipenderà dall'iniziativa che, secondo me, dovrebbe prendere l'Abi al suo interno, perché la spaccatura non è tra sindacati, ma è fra le banche. C'è il primo gruppo bancario che si è espresso chiaramente con il suo amministratore delegato, Carlo Messina, rispetto ai 435 euro di aumento, richiesta giustificata, contemporaneamente, dall'aumento dell'inflazione e dalle redditività delle banche".
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