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Confindustria
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Askanews

I rappresentanti di Confindustria, in audizione alla Camera sul Dl Energia, hanno espresso il loro pare riguardo alla necessità di intervenire con misure ad hoc per contrastare il livello dei costi energetici. Il contenuto del decreto, secondo gli imprenditori, dovrebbe essere potenziato con delle proroghe fino a fine anno per contenere i prezzi delle forniture dell'energia.

Il contesto

"Ci troviamo in una fase in cui gli elevati costi dell'energia per le imprese industriali rendono fondamentale gestire con gradualità ed efficacia il passaggio dalle politiche congiunturali - ancora necessarie - a quelle strutturali. Questo, soprattutto per supportare i settori energivori che innervano, direttamente o indirettamente, tutte le filiere produttive italiane e che sono esposti alla concorrenza internazionale e quindi a rischio delocalizzazione, nell'ottica di coniugare sempre gli obiettivi di sostenibilità ambientale, di sicurezza nella disponibilità di materie prime e di competitività sui mercati globali". Lo hanno sottolineato i rappresentanti di Confindustria in audizione, alla Camera, sul Dl Energia.

Le richieste

Tuttavia, tra le misure contenute nel Dl Energia adottate per il contenimento dei costi, secondo Confindustria, "dopo quelle previste per il primo e il secondo trimestre 2023, non rientrano i crediti di imposta per le imprese relativi alle spese sostenute per l'acquisto di energia elettrica e gas. Potendo utilizzare l'avanzo derivante dagli accantonamenti del primo e secondo trimestre 2023 (che secondo le nostre stime ammonterebbe a 997,25 mln/euro) l'applicazione di un credito di imposta per il caro energia ai consumi manifatturieri per gas ed elettricità (senza distinzione di intensità energetica) anche per i mesi di ottobre e novembre 2023 non avrebbe un impatto negativo sulle casse dello Stato e andrebbe quindi valutato attentamente in presenza di risorse, sia pure con un decalage che tenga conto dell'andamento dei prezzi".

Inoltre, "la mancata previsione di misure di sostegno per le imprese, soprattutto le energivore, per quest'ultima parte dell'anno unita alla anticipazione del termine per fruire dei crediti d'imposta energia - che secondo un articolo del DL Proroghe passa dal 31 dicembre 2023 al 16 novembre del 2023 - contribuiscono a creare una situazione fortemente critica per l'industria. Infatti, per tutti si accorcia il tempo per l'utilizzo in compensazione dei crediti del primo e secondo trimestre, causando problemi alle aziende che si vedono cambiare le regole in corsa e togliendo certezza alla programmazione del sistema produttivo. A questo proposito, riteniamo fondamentale ripristinare l'originaria scadenza del 31 dicembre 2023 o adottare correttivi differenti per consentire un adeguato e tempestivo monitoraggio dell'utilizzo delle risorse".

Prorogare le misure d'emergenza

I rappresentanti di Confindustria hanno poi aggiunto: "riteniamo necessario proseguire e perfezionare le misure strutturali denominate electricity e gas release introdotte dal Governo, in modo che possano spiegare i loro effetti già a partire dall'inizio del 2024, non solo in termini di tutela contro il caro energia, ma anche per assicurare la sostenibilità e la competitività dei settori industriali. Queste misure sono di grande importanza nell'ottica di una visione di politica industriale responsabile: per il fabbisogno di investimenti che le imprese e le famiglie dovranno sostenere per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 (stimati dal Governo in circa 118 miliardi di euro all'anno), attraverso la riduzione delle emissioni e l'incremento della capacità di produzione rinnovabile e per l'evidenza di misure di sostegno adottate dalle due principali economie europee, Francia e Germania".

Infine, "il nuovo articolo sulla riforma delle agevolazioni per gli energivori, che a decorrere dal primo gennaio 2024 adegua la normativa nazionale alla comunicazione 2022/C 80/01 della Commissione europea del 18 febbraio 2022 sulle Nuove Linee Guida sugli aiuti di stato in materia di energia e ambiente, "non chiarisce le lacune già presenti e aggiunge fattori di incertezza di rilevante entità".

A tutto ciò "si aggiunga - osservano i tecnici di Confindustria - che la nuova disciplina impone una sanzione che appare sproporzionata e irragionevole: la restituzione di tutto il beneficio 'indebitamente' percepito nel quadriennio, poiché priva di qualsiasi gradualità, esponendo così le aziende ad un rischio esorbitante rispetto al beneficio potenzialmente ottenibile Confidiamo che nel corso della negoziazione si prendano in considerazione le criticità esposte e che si possa raggiungere una soluzione di compromesso tra l'esigenza di miglioramento e il rispetto della normativa in materia di aiuti di Stato".

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