Le acque reflue non sono tutte uguali: scopriamo le diverse tipologie, le loro caratteristiche e soprattutto in cosa differiscono.
Commenti: 0
acque nere
Freepik

L’acqua che utilizziamo quotidianamente non è sempre di un solo tipo: la composizione delle risorse idriche può infatti cambiare in base all'utilizzo. Per poter gestire (ed eventualmente riutilizzare) le cosiddette acque reflue è importante conoscere la differenza tra acque bianche e nere, ma anche grigie: ciascuna tipologia richiede trattamenti specifici per evitare danni alla salute pubblica e all'ambiente. Ecco le principali caratteristiche delle diverse acque reflue e quali sono i metodi migliori per trattarle in modo sicuro.

Cosa si intende per acque reflue?

Per prima cosa, è bene sapere a cosa ci si riferisce quando si parla di acque reflue. Queste sono tutte le acque sfruttate per svolgere diverse attività (dall’acqua di casa a quella utilizzata in ambienti industriali o agricoli) e che, dopo l’utilizzo, sono state contaminate in qualche modo. 

Le acque reflue non possono essere reintrodotte direttamente nell’ambiente e vanno prima “ripulite” attraverso un trattamento specifico. In base al livello e al tipo di contaminazione, esistono diverse tipologie di acque reflue.

Acque bianche

Le acque bianche, dette anche acque “bionde”, non hanno subito contaminazioni significative. In generale si tratta quindi di acque “pulite” provenienti principalmente da fonti naturali. La maggior parte di esse può essere utilizzata per molti scopi non potabili senza bisogno di trattamenti complessi.

Le principali fonti di acque bianche includono:

  • Acqua piovana o meteorica, che è quella che cade dal cielo e viene raccolta dai tetti o da altre superfici;
  • Acqua di condensa proveniente dai sistemi di climatizzazione o dai deumidificatori;
  • Acqua di sorgente che sorga direttamente da fonti naturali non contaminate;
  • Acqua da neve e ghiaccio sciolti, cioè quando non è stata contaminata da attività umane.

Nelle città, le acque bianche vengono raccolte attraverso degli appositi sistemi di drenaggio come caditoie e canali, e reindirizzate verso corsi d’acqua o impianti di raccolta. Nelle aree particolarmente trafficate o industrializzate però, quando l'acqua piovana scorre su strade, edifici e infrastrutture, può assorbire polveri, oli, metalli pesanti e altre sostanze inquinanti. In casi del genere queste acque potrebbero aver bisogno di un trattamento prima del rilascio per evitare danni agli ecosistemi.

acque da neve e ghiaccio
Unsplash

Acque nere

Le acque nere, come lascia intuire il loro nome, sono quelle più contaminate. Queste provengono dagli scarichi dei servizi igienici, in particolare da WC e bidet, e contengono pertanto materiali fecali, urine, carta igienica, batteri, virus e diversi agenti patogeni che possono rappresentare una minaccia per la salute e per l'ambiente.

Oltre a questo le acque nere contengono anche elementi come azoto e fosforo che se non trattati adeguatamente possono causare problemi all'ambiente. In alcuni casi, anche quelle degli scarichi della cucina possono essere considerati acque nere soprattutto se contengono oli, grassi e residui di cibo che ospitano batteri e contaminanti organici.

Proprio perché si tratta di acque altamente “sporche”, sono necessari trattamenti più complessi rispetto alle altre tipologie. Le acque nere possono essere anche rilasciate in natura o riutilizzate in modo sicuro solo dopo questi trattamenti e a patto che rispettino determinati standard di qualità.

acque nere di scarico wc
Freepik

Acque grigie

Oltre alle acque bianche e nere, ci sono acque reflue che vanno trattate adeguatamente anche se non contengono residui altamente contaminanti. Le cosiddette acque grigie sono quelle che provengono dalle attività domestiche di pulizia, in particolare da:

  • Docce e vasche da bagno;
  • Lavandini;
  • Lavatrici;
  • Lavastoviglie.

I residui contenuti in queste acque sono soprattutto saponi, shampoo, detersivi, residui di sporco e di cibo. L’acqua è più pulita rispetto alle acque nere, ma va comunque trattata con cura perché contiene diversi agenti chimici che possono essere molto dannosi per l’ambiente. La sfida principale nel trattamento delle acque grigie è la rimozione dei contaminanti chimici, come i tensioattivi dei detergenti. I metodi più efficaci includono la filtrazione, la sedimentazione e la disinfezione. 

Una volta trattate correttamente, le acque grigie possono essere riutilizzate per scopi non potabili come l'irrigazione dei giardini, il lavaggio delle auto, gli scarichi dei WC o l'avvio di impianti di climatizzazione.

Qual è la differenza tra acque bianche e nere?

Dopo aver approfondito le tipologie di acque reflue, è facile intuire perché vanno trattate in modo diverso. Le acque bianche e le acque nere, in particolare, sono praticamente opposte: 

  • Le acque bianche sono acque “pulite”, spesso provenienti da fonti naturali come la pioggia, mentre le nere derivano dagli scarichi dei servizi e sono pesantemente contaminate da materiali fecali e patogeni. Contengono quindi batteri, virus, parassiti e sostanze altamente pericolose per la salute.
  • Le acque bianche non hanno bisogno di particolari trattamenti per poter essere riutilizzate, mentre le acque nere richiedono trattamenti complessi per poter essere purificate e quindi rilasciate nell’ambiente senza causare danni. 
acqua grigia lavatrice
Unsplash

La differenza tra acque bianche e grigie

Una differenza più sottile è quella tra acque bianche e acque grigie. Le prime, come già accennato, provengono da fonti naturali e sono generalmente prive di agenti contaminanti significativi; le seconde, invece, derivano dalle attività domestiche (lavandini, docce, lavatrici, lavastoviglie) e contengono residui di saponi, detersivi e sostanze organiche che vanno smaltiti adeguatamente.

Se le acque bianche non richiedono trattamenti complessi, quelle grigie necessitano di essere filtrate e disinfettate. Una volta completato il trattamento, anche queste potranno essere recuperate per usi non potabili, contribuendo così al risparmio idrico e a una gestione più sostenibile delle risorse.

Come smaltire le acque reflue

Generalmente, le acque reflue non possono essere rilasciate nell’ambiente senza un trattamento adeguato, a prescindere dalla tipologia. Per questo motivo è necessario attuare dei processi di depurazione che possano purificare l’acqua secondo precise fasi:

  • Prima di tutto, l'acqua passa attraverso griglie che rimuovono i detriti più grandi come carta, plastica e altri rifiuti solidi.
  • In seguito, l'acqua viene lasciata riposare in grandi vasche dove i solidi più pesanti si depositano sul fondo (formando i fanghi) e quelli più leggeri, come oli e grassi, salgono in superficie per essere rimossi.
  • Dei batteri "buoni" vengono utilizzati per decomporre i materiali organici ancora presenti nell'acqua attraverso processi biologici.
  • Infine vengono effettuati ulteriori processi di filtrazione e disinfezione (con cloro o raggi UV) per rimuovere nutrienti come azoto e fosforo ed eliminare eventuali patogeni residui, assicurandosi che l'acqua sia sicura.

Una volta trattata nel modo corretto, l'acqua sarà abbastanza pulita per essere reimmessa nei fiumi, nei laghi o nel mare. In alcuni casi potrà essere riutilizzata per scopi agricoli o industriali.

Vedi i commenti (0) / Commento

per commentare devi effettuare il login con il tuo account