Capita sempre più spesso di trovare le pareti esterne di casa ricoperte di scritte e graffiti, soprattutto sugli edifici che sorgono in contesti urbani, si tratti di un condominio oppure di una villa privata. Eppure, non tutti forse sanno che imbrattare un muro è reato: l’articolo 639 del Codice Penale disciplina proprio il deturpamento e l’imbrattamento di cose altrui, con pene variabili a seconda della gravità. Le conseguenze possono comprendere multe, la reclusione se il reato colpisce beni comuni o, ancora, pene più gravi per beni di interesse storico e artistico.
Cosa rischia chi imbratta i muri
Chi decide di sporcare o alterare l’aspetto esterno di una parete altrui - come un condominio o una villa - oppure beni pubblici, si espone a conseguenze legali significative. Si tratta infatti di un reato, ai sensi dell’articolo 639 del Codice Penale, anche quando di lieve entità: è quanto ha confermato la Corte Costituzionale con la recente sentenza 105/2025. Il decoro urbano e il patrimonio immobiliare devono infatti essere sempre tutelati, di conseguenza l’imbrattamento dei muri non può essere considerato come un semplice disturbo sociale.
La sentenza della Corte Costituzionale rappresenta solo l’ultimo intervento sul tema, nella direzione di un progressivo inasprimento delle conseguenze per chi, armato di bomboletta, sporca pareti pubbliche e private. Di recente, la Legge 80/2025 ha introdotto delle modifiche proprio all’articolo 639 del Codice Penale, con pene più severe per chi deturpa o imbratta beni immobili. Si rischiano, infatti:
- la multa fino a 309 euro, per chi si rende responsabile del deturpamento o dell’imbrattamento delle cose mobili altrui, in forme lievi e reversibili;
- la reclusione da uno a 6 mesi, o la multa da 300 a 1.000 euro, per il deturpamento o l’imbrattamento di immobili, mezzi di trasporto pubblici e privati o, ancora, in concomitanza con manifestazioni pubbliche. È possibile avvalersi di pene alternative o congiunte, con l’obbligo però di rimuovere il danno;
- l’aumento della pena in caso di recidiva o atti ripetuti, con la reclusione da 3 mesi a 2 anni e la multa fino a 10.000 euro, applicabile alle ipotesi su immobili o mezzi di trasporto;
- la reclusione da uno a sei mesi, o una multa da 300 a 1.000 euro - raddoppiabili - se l’azione riguarda beni di interesse storico o artistico, oppure durante le manifestazioni pubbliche o aperte al pubblico, con la possibile confisca degli strumenti;
- fino a 1 anno e 6 mesi di reclusione e multe fino a 3.000 euro, se l’azione d’imbrattamento è finalizzata a ledere il prestigio dell’ente pubblico che lo subisce;
- fino a 3 anni di reclusione e 12.000 euro di multa, in caso di recidiva sulla precedente aggravata.
A discapito delle credenze comuni, è utile chiarire che - sebbene il D.Lgs. 8/2016 abbia inciso sulle depenalizzazioni di alcune fattispecie penali - l’articolo 639 c.p. non è stato depenalizzato. Le condotte di lieve entità su cose mobili, però, sono sanzionate con misure ridotte.
Qual è la differenza tra danneggiamento e imbrattamento
Per comprendere al meglio i rischi che corrono coloro che si armano di bombolette e vernici, è inoltre utile analizzare la differenza tra danneggiamento e imbrattamento. Per quanto possano sembrare due reati simili, presentano alcuni elementi distintivi:
- il deturpamento e l’imbrattamento di cose altrui, appunto disciplinato dall’articolo 639 del Codice Penale, si concentra su alterazioni superficiali - e solitamente reversibili - di superfici pubbliche o private. In altre parole, macchie e scritte tendono a non compromettere la struttura e la funzionalità dell’oggetto deturpato;
- il danneggiamento implica invece un intervento più invasivo, con la distruzione o il deterioramento del bene, fino a renderlo inservibile data l’alterazione alla sua integrità fisica. Quest’ultimo reato è disciplinato dall’articolo 635 del Codice Penale.
Cosa succede se faccio un murales?
Anche realizzare un’opera artistica su una parete, senza l’ottenimento della relativa autorizzazione, può comportare le stesse conseguenze delle più classiche scritte sui muri. Per quanto l’intento possa essere diverso, anche i murales alterano l’aspetto del bene altrui e, pertanto, è soggetto alle pene già elencate in precedenza per l’articolo 639 del Codice Penale. In altre parole, non conta il potenziale creativo dell’opera realizzata, bensì l’intento di alterare le superfici altrui, o pubbliche, senza i relativi permessi.
Per comprendere l’estensione del reato, indipendentemente si tratti di scritte o di un murales, è inoltre indispensabile anche concentrarsi sulla procedibilità dell’imbrattamento:
- su querela di parte per le proprietà private;
- d’ufficio per beni pubblici e storici.
Le conseguenze dell’imbrattamento in condominio
Entrando nel dettaglio di casi più specifici, quello delle scritte sui muri rientra a pieno titolo fra gli atti vandalici contro i condomini. Data la natura, la dimensione e la posizione di questi edifici, il rischio di deturpazioni è decisamente elevato.
Nell’imbrattamento dei muri condominiali, il reato non solo altera le superfici dell’edificio, ma colpisce il decoro dello stesso stabile: l’edificio potrebbe perdere attrattiva, riducendo potenzialmente il suo valore sul mercato. Proprio per questa ragione, i condomini subiscono un danno collettivo e i responsabili, oltre alle pene previste dall’articolo 639 del Codice Penale, possono essere soggetti:
- al risarcimento del danno causato;
- misure aggiuntive, come la pulizia e il ripristino delle pareti, o lavori comunitari, in base a quanto deciso dal giudice.
È bene ricordare che per il condominio, trattandosi di un immobile privato, è necessaria querela di parte per poter avviare l’azione legale.
I rischi del deturpare case private
Non sono solo i condomini a essere esposti all’azione di vandali e malintenzionati, anche le case private - ad esempio, edifici monofamiliari o ville di pregio - rischiano di essere imbrattate.
Anche in questo caso, la querela rimane di parte e, oltre alle pene previste dal Codice Penale, possono essere disposte misure aggiuntive. Prima fra tutti il risarcimento del danno, dopodiché - su decisione del giudice - sempre interventi di riparazione attiva, come appunto il ripristino delle pareti al loro stato originario o lavori comunitari.
L’imbrattamento dei muri pubblici
Poiché rappresenta un attacco al patrimonio collettivo, l’imbrattamento dei muri pubblici viene considerato ancor più grave. Per questa ragione, non solo la procedibilità è d’ufficio, ma le pene sono decisamente più elevate. Ad esempio:
- per una scritta su una fermata dell’autobus si rischia la reclusione da 1 a 6 mesi o una multa da 300 a 1.000 euro, con aumento fino a 2 anni di detenzione e 10.000 euro in caso di recidiva;
- se l’atto è compiuto su un edificio comunale con l’intento di offendere l’istituzione, la pena sale fino a 1 anno e 6 mesi di reclusione, più una multa da 1.000 a 3.000 euro, arrivando fino a 3 anni e 12.000 euro se reiterato.
L’imbrattamento di monumenti è reato addirittura più grave, non solo per il valore dei beni storici o artistici deturpanti, ma anche per il rischio che il loro valore culturale sia irrecuperabile.
La tutela dei beni pubblici - comprese le opere artistiche - è fondamentale per contrastare il degrado urbano: per questo, oltre alle misure di prevenzione e deterrenza previste dalla legge, è anche utile sposare politiche preventive, come spazi specificatamente dedicati all’arte e alla creatività legale.
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