Esistono nel linguaggio comune dei termini o delle locuzioni che racchiudono un mondo di storie, retaggi culturali e memoria collettiva. Uno di questi è l'Isola delle Lacrime, un’espressione che, in italiano, richiama due luoghi di profondo impatto emotivo: l’Isola delle Lacrime di Minsk, in Bielorussia, ed Ellis Island, negli Stati Uniti. Entrambi sono per tutti simboli universali di sofferenza legata a guerre e migrazioni, ma anche di speranza e coraggio. Ecco la storia di questi due luoghi.
Isola delle Lacrime di Minsk: memoriale della guerra
L’Isola delle Lacrime di Minsk, capitale della Bielorussia, è uno dei luoghi più significativi della città. Situata su una piccola isola artificiale nel fiume Svislač, proprio nel cuore di Minsk, questa destinazione è un simbolo nazionale. Il memoriale nasce dal desiderio di rendere omaggio ai giovani soldati bielorussi caduti durante la guerra in Afghanistan tra il 1979 e il 1989, un conflitto che ha segnato profondamente la società locale e lasciato ferite ancora aperte nella coscienza del Paese.
Il collegamento con il centro di Minsk avviene attraverso il suggestivo ponte pedonale Gorbaty, che invita i visitatori a un percorso di riflessione e raccoglimento. L’idea di creare l’isola delle lacrime prese forma alla fine degli anni Ottanta, in un periodo di radicale trasformazione per l’Unione Sovietica.
La sua inaugurazione ufficiale avvenne nel 1996, ma già prima di allora il sito era diventato un punto di riferimento per chi cercava conforto o desiderava ricordare le vittime dei conflitti armati.
Origine, ubicazione e storia del memoriale
L’origine dell’isola delle lacrime è strettamente legata al dolore vissuto dalle famiglie bielorusse durante la guerra in Afghanistan. Perché la Bielorussia ha scelto di costruire il memoriale su un’isola artificiale? L’acqua che circonda l'isola rappresenta una barriera simbolica tra il mondo quotidiano e quello del ricordo, creando uno spazio isolato dove poter meditare sulle conseguenze della guerra.
Il progetto fu affidato all’architetto Sokolov e all’artista Ales Shaternik, che seppero tradurre in forme architettoniche e artistiche il sentimento di perdita e speranza. Dal giorno della sua apertura, il memoriale è diventato teatro di numerose cerimonie ufficiali e spontanee, rafforzando il suo ruolo di simbolo nazionale.
Com'è fatta l'Isola delle Lacrime bielorussa
Al centro dell’isola si erge una cappella monumentale ispirata al tempio di Eufrosina di Polack, una delle figure religiose più venerate in Bielorussia. La cappella è decorata con scene bibliche che richiamano il tema del sacrificio e della redenzione, mentre tutto intorno si trovano statue di madri in lutto.
Collocata all’ingresso dell’isola, c'è la statua dell'Angelo Piangente, che esprime visivamente il dolore collettivo della nazione. Disposti lungo i sentieri dell’isola, vi sono dei massi incisi con i nomi delle province afgane dove si sono svolti i combattimenti più sanguinosi.
Ogni 15 febbraio si tiene una commemorazione ufficiale per ricordare la ritirata sovietica dall’Afghanistan. In questa occasione, veterani, famiglie e cittadini si riuniscono per deporre fiori, accendere candele e condividere testimonianze.
Ellis Island: l’isola dove sbarcavano gli italiani a New York
Quando si parla di “isola delle lacrime”, il pensiero corre inevitabilmente alla più famosa Ellis Island, la piccola isola situata nella baia di New York che tra il 1892 e il 1954 fu teatro di uno dei più grandi fenomeni migratori della storia moderna. In questo periodo, oltre 12 milioni di persone, provenienti soprattutto dall’Europa, Italia compresa, varcarono le sue soglie con la speranza di un futuro migliore negli Stati Uniti.
Per molti italiani, Ellis Island rappresentò il primo contatto con la “terra promessa”, ma anche un luogo di ansia, attesa e dolore: bastava un controllo medico fallito o una risposta sbagliata per vedere infranto il sogno americano e dover fare ritorno in patria.
Il soprannome “isola delle lacrime” è calzante: qui si sono consumate storie di separazione familiare, di paura per l’incertezza del domani e di commozione per la conquista della libertà.
Cos'era esattamente Ellis Island e quali erano le tappe degli immigrati
L’apertura di Ellis Island nel 1892 segnò una svolta epocale per gli Stati Uniti: l’isola era il principale punto d’ingresso per chi cercava fortuna oltreoceano. Il flusso migratorio fu così intenso che l’isola dovette essere ampliata più volte, passando da una semplice struttura in legno a un complesso architettonico imponente, dotato di dormitori, mense e sale d’attesa. Attraversare Ellis Island significava affrontare una serie di tappe obbligate, ognuna delle quali lasciava un segno indelebile nella memoria dei migranti.
- Ogni viaggiatore veniva sottoposto a una visita accurata per escludere malattie infettive o problemi mentali.
- I medici utilizzavano lettere segnate col gesso (come la temuta “X”) per identificare i casi sospetti; chi non superava i controlli veniva rimpatriato immediatamente.
Il museo dell'immigrazione di Ellis Island a New York
Dopo la chiusura del centro nel 1954, Ellis Island è stata restaurata e trasformata in memoriale nazionale. Oggi l’edificio principale di Ellis Island ospita uno dei più importanti musei dell’immigrazione al mondo.
Qui si possono osservare fotografie d’epoca, documenti originali, oggetti personali dei migranti e ascoltare testimonianze dirette che raccontano le emozioni vissute sull’isola delle lacrime.
per commentare devi effettuare il login con il tuo account