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Confcommercio: “In 10 anni la ricchezza immobiliare delle famiglie è scesa del 13%”
GTRES

La ricchezza media totale delle famiglie è scesa dal 2007 di 20.385 euro e in particolare la ricchezza immobiliare è calata di 11.328 euro. E’ quanto emerge dall’outlook Italia 2018 realizzato da Confcommercio e Censis.

Secondo quanto emerso dalla ricerca, continua a calare la fiducia delle famiglie, scesa a marzo 2018 a 15,4 punti. Aumentano le famiglie che hanno ridotto i consumi di alcuni beni e servizi per “mettere da parte dei soldi per eventuali imprevisti” saliti a marzo 2018 a 17,3 punti dai 12,6 punti del dicembre 2016.

A fronte di un calo della ricchezza media totale delle famiglie di 20.385 euro dal 2007 al 2018, la ricerca ha evidenziato un calo della ricchezza immobiliare di 11.328 euro e della ricchezza finanziaria scesa di 9.003 euro. Accanto al calo complessivo della ricchezza finanziaria, lo studio ha rilevato la tendenza delle famiglie a rimanere “liquide” lasciando una quantità crescente delle proprie risorse finanziarie in conti correnti e in depositi a vista

Commentando i dati dell’outlook Italia 2018 realizzato da Confcommercio e Censis, Confedilizia ha affermato: “L’emergenza immobiliare esiste”.

Con una nota, il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ha fatto sapere: “Secondo Confcommercio, negli ultimi 10 anni gli immobili delle famiglie italiane hanno perso – in media – il 13 per cento del loro valore.

Temiamo che il dato sia piuttosto ottimistico, soprattutto se si considera la svalutazione provocata dalle scellerate politiche fiscali avviate con la manovra di fine 2011, che hanno portato a 50 miliardi di euro l’anno il carico fiscale sul settore (circa il 3 per cento del Pil).

In ogni caso, l’emergenza immobiliare esiste. Ed è un’emergenza – per chi abbia voglia di vedere le cose in profondità – che non riguarda solo i proprietari, ma un intero comparto, estendendo gli effetti a tutta l’economia.

L’immobiliare va liberato dai troppi vincoli, normativi e fiscali, che lo frenano. Solo così si potrà sperare di far uscire dalla crisi tante piccole imprese, tanti professionisti, tanti operatori che – quando non ostacolati – producono crescita, creano posti di lavoro, stimolano i consumi. In assenza di un Governo, confidiamo che se ne possa parlare in sede di esame parlamentare del Def”.

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