
Le insulae rappresentano un aspetto affascinante della vita urbana nell'antica Roma, tanto da essere ritenute un prototipo di condominio moderno. Se da un lato i nobili vivevano nelle bellissime ville ben note a tutti, lavoratori e famiglie vivevano in edifici a più piani. Scopri, allora, com’erano fatte le insulae romane e dov’è possibile trovare ancora alcuni esempi di questo tipo.
Che cos'erano le insulae romane?
Le insulae romane possono essere considerate i primi esempi di condomini nella storia. Erano edifici multipiano progettati per ospitare più famiglie, spesso costruiti in modo rapido e con mattoni e malta. Queste strutture erano caratterizzate da una disposizione compatta e funzionale, con negozi al piano terra e appartamenti ai piani superiori. In cima, infine, potevano esserci spazi comuni, come ad esempio stanze o terrazze.
In genere ogni appartamento (cenaculum) aveva dalle tre alle dieci stanze. Le insulae, a differenza delle abitazioni romane che hanno resistito ai secoli, erano scarsamente adornate e arredate, ma soprattutto non avevano impianti idrici: chi viveva in questi palazzi usava le fontane e le latrine pubbliche.

Quanti piani avevano?
Le insulae romane potevano avere diversi piani, generalmente tra i quattro e i cinque. I piani inferiori erano solitamente più ambiti poiché offrivano maggiore sicurezza e facile accesso.
Gli appartamenti situati ai piani superiori erano meno costosi ma anche meno sicuri e più difficili da raggiungere. Senza considerare che si trattava degli appartamenti più freddi o caldi del fabbricato, a seconda della stagione.

La differenza tra domus e insula
Nell'antica Roma, le abitazioni riflettevano chiaramente la stratificazione sociale e le differenze economiche tra i suoi abitanti. Le domus e le insulae rappresentano due tipologie abitative diametralmente opposte. Naturalmente le seconde erano in maggioranza: si stima che a Roma, sotto Settimio Severo, le insulae erano oltre 46.000, mentre le domus circa 1.800.
Le domus erano infatti residenze unifamiliari, tipicamente abitate dai patrizi e dalle famiglie benestanti. Queste case erano spaziose, spesso disposte su un solo piano, dotate di cortili interni, giardini e numerose stanze decorate con mosaici e affreschi.
Al contrario, le insulae erano edifici multifamiliari destinati principalmente ai ceti meno abbienti. Altra differenza evidente riguardava il fatto che i “condomini” dell’antica Roma non erano affrescati ed erano policromi per il diverso tipo di mattoni usati.

Le tre tipologie di abitazione romana
La società romana aveva differenti soluzioni abitative che si differenziavano, ovviamente, per stile e comodità:
- Domus: case unifamiliari di lusso destinate ai patrizi. Principalmente diffuse nei quartieri residenziali, potevano avere uno o due piani.
- Insulae: edifici residenziali per le classi medie e basse. Caratterizzate da numerosi piani e appartamenti compatti, le insulae rappresentavano una soluzione pratica per l'affollamento urbano.
- Villae: erano residenze di campagna utilizzate dai romani più ricchi come case di villeggiatura o centri agricoli. Si trattava di un edificio molto grande con portici, cortili, giardini, palestre. Se era vicina alla città si chiamava “villa urbana”, altrimenti “villa rustica”.
Insulae romane famose: dove si trovano?
Alcuni esempi di queste strutture sono ancora visibili oggi, così da capire meglio come gli antichi romani strutturavano i loro quartieri popolari. Uno dei luoghi più noti dove è possibile osservare resti di insulae è Roma stessa. Qui, l'Insula dell'Ara Coeli, tra le cose da vedere a Roma vicino al Campidoglio, è un esempio ben conservato. Scampata alle demolizioni degli anni ’30, aveva ben cinque piani e botteghe al pianterreno.
Altri esempi significativi si trovano a Ostia Antica, l'antico porto di Roma. Qui, le insulae sono particolarmente ben conservate grazie alle condizioni del sito archeologico. La maggior parte delle insulae qui presenti avevano due stanze principali e due o tre stanze più piccole unite da un corridoio.

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