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Il governo ha varato la correzione al Def all’insegna di “San Prudenzio”, secondo la battuta con la quale il premier Matteo Renzi ha sottolineato la cautela dei nuovi numeri: +0,8% per il Prodotto interno lordo nel 2016, contro il +1,2% delle precedenti previsioni. Il rapporto Deficit/Pil è stato, invece, fissato al 2%, appena sopra quell’1,8% promesso a Bruxelles pochi mesi fa.

Ma alla commissione europea viene chiesto di poter aggiungere un ulteriore 0,4%, pari a poco meno di 7 miliardi, da destinare a due situazioni straordinarie come la ricostruzione post terremoto e l’emergenza migranti. I dati definitivi, dunque, dipenderanno dalla risposta di Juncker e soci.

Quelli sul rapporto tra debito e pil appaiono tutt’altro che positivi: per l’anno in corso, infatti, non scenderà come da stime precedenti, ma salirà fino al 132,8 per cento. L’inversione è rimandata a quello venturo e sarà, secondo le valutazioni del momento, ben contenuta: 132,2 per cento.

La delusione è tangibile nelle parole del ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan, secondo il quale la crescita, per l’anno in corso e quello prossimo, sarà ancora insoddisfacente, ma sarebbe stata ancor più bassa senza gli interventi che si vedranno nella legge di bilancio, dalla sterilizzazione degli aumenti dell’Iva al taglio di tasse sulle imprese.

La commissione europea riceverà e farà le sue valutazioni sul Def, come ha affermato ieri il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ma il giudizio vero arriverà proprio sulla manovra citata dal titolare di via XX settembre, attesa entro il 15 ottobre.

Renzi punta ad arrotondarne il valore a 25 miliardi, considerando che 15 serviranno soltanto a evitare che scattino gli incrementi dell’imposta sul valore aggiunto. Ulteriori risorse in doppia cifra, secondo quanto affermato dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, dovrebbero essere assegnate agli incentivi alle imprese del piano “Industria 4.0”.

Poco rimane, stando a questi numeri, per il pacchetto pensioni che pure oggi il governo torna a discutere con i sindacati. Le somme stanziate potrebbero fermarsi a 1,5 miliardi, contro i 2 chiesti dai rappresentanti dei lavoratori. La prima penalizzazione potrebbe essere per le quattordicesime sugli assegni più bassi, che invece di essere raddoppiate potrebbero essere incrementate di 300 euro. Per quanto concerne il nodo “precoci”, la possibilità di uscire potrebbe essere limiatata a chi ha cominciato a lavorare a 16 anni e non a 18.

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