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Boom economico o rischio recessione? Dopo i dati Istat sulla produzione industriale e in attesa delle cifre ufficiali sul Pil, l’ottimismo certo non impera. E non solo in Italia. I commenti degli analisti.

I dati sulla produzione industriale

Nonostante l’ostentato ottimismo, il dato sulla produzione industriale Istat non aiuta certo a vedere rosa; a novembre in Italia si è visto un calo del 2,6% annuo e dell’1,6% mensile. E in Europa non va certo meglio. In novembre infatti i Paesi dell’Unione hanno visto una produzione industriale in calo mensile dell’1,7% nell’Europa a 19 e dell’1,3% nell’Europa a 28. Il calo annuo è stato addirittura del 3,3%

Il ministro Giovanni Tria minimizza: in una intervista l Corriere della Sera ha parlato non di rischio recessione ma di stagnazione, dovuta alla necessità di tamponare un deficit che era già imponente prima dell’inizio del governo Conte.

Pil Italia 2018, quali previsioni?

Secondo il governo, che di recente si è pronunciato sulla situazione economica italiana parlando di un nuovo boom, l’Italia dovrebbe mettere a segno un +1% di Pil, come base per il sostegno della manovra 2019 che tante polemiche ha suscitato. Tuttavia, dopo il terzo trimestre 2018 chiuso con un -0,1%, se il Fondo Monetario internazionale e l’Ocse non vanno oltre un +0,5%, Goldman Sachs prevede non più di un +0,4% di crescita. In caso di un segno meno anche nel quarto trimestre, l’Italia potrà considerarsi ufficialmente in recessione tecnica.

Il titolo del report di Barclays “Q4 to see further growth contraction” è già eloquente quanto alle previsioni degli analisti sull’andamento dell’economia italiana. Secondo la banca d’affari inglese il 2019 si chiuderà con un +0,4%,mentre il quarto trimestre 2018 vedrà una nuova contrazione dello 0,1%, con una produzione industriale in calo dello 0,7%.

Poco ottimista anche Ing, secondo cui l’andamento dell’output industriale “aumenta in maniera seria i dubbi relativi una crescita del Pil nel corso del quarto trimestre 2018”. La stima della banca olandese si aggira quindi per un Pil in calo dello 0,1% anche nel quarto trimestre, un secondo calo trimestrale che vorrebbe dire recessione tecnica. Una situazione che, secondo Oxford Economics, potrebbe prolungarsi fino a tutta la prima metà del 2019 anche alla luce della situazione dell’intera Eurozona. Gli analisti inglesi prevedono un 2018 in chiusura con una crescita ancor meno ottimistica della stima di Goldman: +0,3%.

Indagine Banca d'Italia, peggiorano le attese sulla crescita

Nell’ultima Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita, Banca d’Italia ha segnalato come i giudizi degli intervistati che convergono verso la possibilità di un miglioramento della situazione economica siano peggiorati (dal -18 al -40%), un quadro negativo esteso alle attese per l’inizio del 2019. Da un lato, è cresciuta al 49% (era il 37 nella precedente rilevazione) la probabilità media assegnata dalle imprese all’invarianza della situazione economica generale nei prossimi tre mesi. Dall’altro, per la prima volta dopo quattro anni, il saldo fra le attese di miglioramento e quelle di peggioramento delle proprie condizioni operative nel breve termine è tornato a essere negativo in tutti i settori di attività (nel complesso -11; nell’industria -10, da 3 in settembre).

Anche i  giudizi sull’andamento della domanda nell’ultimo trimestre rispetto al precedente sono peggiorati: il saldo è risultato negativo per la domanda totale (-2, da 3), pur rimanendo positivo nelle valutazioni relative alla componente estera (5 da 12). Relativamente alle vendite totali, il saldo è diventato negativo nell’industria in senso stretto e nei servizi, mentre è rimasto lievemente positivo nelle costruzioni. Per il complesso delle imprese la differenza tra aspettative di aumento e di diminuzione della domanda totale è scesa a 7 punti percentuali (da 15 in settembre); il calo è stato più contenuto per la domanda estera (da 19 a 16 punti).

Allo stesso tempo però le valutazioni delle imprese circa la spesa nominale per investimenti nel 2019 rispetto all’anno precedente indicano che la quota di aziende che pianificano un’espansione degli acquisti di beni capitali prevale su quella di chi intende ridurli; riguardo la spesa nominale per investimenti nel primo semestre dell’anno in corso rispetto al secondo del 2018 il saldo complessivo è positivo per 9 punti percentuali (da 11 in settembre), ma sfavorevole nel settore edile (-4 punti).

Anche la differenza fra la quota di aziende che intende incrementare l’occupazione nel prossimo trimestre e quella di chi prevede di ridurla è rimasta positiva (4 punti percentuali), ma con andamenti eterogenei tra settori: al miglioramento nei servizi (a 3 punti percentuali, da 0,5), si contrappongono la sostanziale tenuta nell’industria in senso stretto (a 7, da 8) e il calo nel comparto delle costruzioni (a -6, da -2).

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