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Decreto Cura Italia, quali le misure per i lavoratori autonomi?
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Tra le misure del decreto Cura Italia alcune voci sono riservate alla categoria, spesso trascurata, dei lavoratori autonomi e precari iscritti all’Inps. Un punto di domanda però è sugli aiuti agli iscritti alle casse professionali. Vediamo quanto è in programma.

Coronavirus, bonus partite Iva e reddito di ultima istanza

Il decreto Cura Italia (dl n.18 del 17 marzo) prevede a parziale compensazione delle perdite sostenute dai lavoratori autonomi un bonus una tantum da 600 euro senza limiti di reddito. Attenzione però: per accedere a tale bonus occorre essere lavoratori autonomi, co.co.co., dipendenti stagionali del settore turistico e degli stabilimenti balneari, operai agricoli a tempo determinato iscritti alla gestione separata Inps in via esclusiva o imprenditori iscritti alle gestioni Inps artigiani e commercianti. Occorre inoltre dimostrare un calo dell’attività (e quindi del fatturato) a seguito dell’emergenza coronavirus e non essere titolari di pensione o essere iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie.  Si tratta di circa 5 milioni di potenziali beneficiari.

Per i liberi professionisti e le partite Iva non iscritti all’Inps (ad esempio giornalisti, avvocati, ingegneri, commercialisti ecc iscritti alle casse private di previdenza) invece non è previsto l’accesso al bonus da 600 euro. Naturalmente le proteste non si sono fatte attendere, perché, sebbene all’articolo 44 del decreto Cura Italia si faccia menzione di un “reddito di ultima istanza” da finanziarsi con un fondo apposito da 300 milioni, ancora nulla si è deciso per attuare questa disposizione. Peraltro si parla di “eventuale quota” da destinarsi a questo scopo, ma nulla è certo. A tale reddito di ultima istanza potranno accedere anche i lavoratori dipendenti che abbiano visto ridursi le proprie entrate a seguito dell’emergenza sanitaria.

Nello specifico nell’articolo 44 si legge: “Al fine di garantire misure di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti e autonomi che in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da COVID 19 hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività o il loro rapporto di lavoro è istituito, nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, un Fondo denominato “Fondo per il reddito di ultima istanza” volto a garantire il riconoscimento ai medesimi soggetti di cui al presente comma, di una indennità, nel limite di spesa 300 milioni di euro per l’anno 2020. Con uno o più decreti del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro trenta giorni dall’entrata in vigore del presente decreto, sono definiti i criteri di priorità e le modalità di attribuzione dell’indennità di cui al comma 1, nonché la eventuale quota del limite di spesa di cui al comma 1 da destinare, in via eccezionale, in considerazione della situazione di emergenza epidemiologica, al sostegno del reddito dei professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria di cui ai decreti legislativi 30 giugno 1994, n. 509 e 10 febbraio 1996, n. 103”.

Da stabilire, tra le altre cose, quali saranno i criteri per determinare chi tra gli iscritti alle casse professionali potrebbe avere accesso al reddito di ultima istanza.

Altre misure del decreto Cura Italia

Tra le altre misure previste nel decreto Cura Italia ci sono:

  • Detraibilità delle donazioni effettuate a sostegno della lotta per l’emergenza Covid-19: se le donazioni saranno effettuate da privati saranno detraibili al 30% per un importo massimo di 30 mila euro. Se effettuate da soggetti che percepiscono reddito d’impresa, saranno deducibili dall’imponibile Irap. Anche in questo caso i lavoratori autonomi sono penalizzati: le loro donazioni non saranno deducibili. Per avere il beneficio le donazioni dovranno essere indirizzate agli enti indicati dalla normativa.
  • Credito di imposta per le attività commerciali: il decreto concede un credito di imposta del 60% del canone di locazione del mese di marzo per gli immobili accatastati C/1. Esclusi tuttavia sono, al solito, i lavoratori autonomi e le attività autorizzate a restare aperte dal Dpcm 11 marzo 2020, ovvero punti vendita di generi di prima necessità, farmacie e parafarmacie.
  • Sospensione mutuo prima casa: per nove mesi si ferma il pagamento dei mutui. In questo caso la misura è estesa anche ai lavoratori autonomi, che devono però dimostrare di aver perduto oltre un terzo del proprio fatturato rispetto all’ultimo trimestre 2019.
 
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