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Cosa cambierà per opzione donna con la riforma delle pensioni?
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Nonostante sia saltato l’incontro tra governo e sindacati in programma lo scorso 7 febbraio sulla riforma delle pensioni, opzione donna continua a tenere banco. Anzi, aumenta l’incertezza sulla proroga che potrebbe non arrivare nel 2023 o su una possibile modifica strutturale. Scopriamo tutte le ultime notizie.

Dopo l’ennesima proroga, confermata anche per il 2022, c’è infatti il rischio che opzione donna possa uscire di scena con la riforma delle pensioni. Si tratta dell’opportunità di scegliere il pensionamento anticipato per le lavoratrici dipendenti a 58 anni (e 59 anni se autonome) e con 35 anni di contributi.

I dubbi del governo sulla proroga di opzione donna, e ancor di più sulla possibilità di farla diventare strutturale, crescono. Soprattutto in considerazione dell’allungamento della speranza di vita, che rende la pensione a 58 anni troppo onerosa per le casse statali.

Nei prossimi incontri, governo e sindacati, parleranno anche di opzione donna. Ma va evidenziato che le parti sociali, già in precedenza, hanno sottolineato come la questione delle donne e dei giovani sia prioritaria nell’ottica di una nuova riforma delle pensioni.

Nello specifico, i sindacati hanno portato sul tavolo della riforma delle pensioni la questione di una necessaria garanzia per le categorie più deboli in ambito previdenziale, giovani e donne. Per questo era già stata avanzata la proposta di una pensione di garanzia. Ovvero, un bonus contributivo virtuale, che garantirebbe 1,5-1,6 anni di versamenti per ogni anno di lavoro.

Sulla stessa base, i sindacati sarebbero intenzionati a chiedere di estendere il bonus contributivo virtuale anche alle donne per i periodi di maternità e a quelli di assenza “forzata” dal lavoro. Inoltre, si chiede anche uno “sconto” di 12 mesi di versamenti per ogni figlio per accedere prima alla pensione.

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