La corsa dei prezzi al supermercato non accenna a rallentare. Nei mesi scorsi inoltre sugli scaffali di molte catene sono comparsi cartelli che invitavano a ridurre la quantità acquistata di alcuni prodotti, in particolare dell’olio di semi di girasole e persino in alcuni casi dello zucchero.
Che cosa sta accadendo e che cosa dobbiamo aspettarci per le prossime settimane? Abbiamo provato a interpellare diverse catene della grande distribuzione che hanno preferito non commentare questo scenario proprio a causa dei continui cambiamenti. E il perché è presto detto: l’inflazione galoppa, la Bce aumenterà progressivamente il costo del denaro, il conflitto in corso rende più difficile sia l’accesso ad alcuni prodotti ( tra cui l’olio di semi di girasole) e la bolletta dell’energia è lievitata, con conseguenze importanti per i grandi supermercati che hanno bisogno di grandi quantità di energia per sfornare tutti i giorni pane e prodotti di forno. In sintesi, tutti i grandi gruppi devono fare i conti con costi crescenti per evitare di trasferirli sullo scontrino dei consumatori.
L’unica voce che ci ha raccontato quali sono le questioni centrali per il settore e come tentare di affrontare il caro prezzi, è Guido Benassi, direttore vendite di Penny Market, insegna che sul territorio italiano conta oltre 400 punti vendita.
Abbiamo visto sugli scaffali di alcuni supermercati i cartelli che invitavano i clienti a limitare gli acquisti di alcuni prodotti a uno o due confezioni. Che cosa sta succedendo? E’ ancora così?
Nelle prime settimane del conflitto vi è verificato un accaparramento di alcune merci da parte dei clienti. Circa due mesi fa abbiamo infatti registrato un andamento delle vendite abbastanza “straordinario”. Alla base di quanto è accaduto vi è una congiunzione di più fattori, tra cui i timori della guerra e lo sciopero di una parte del mondo dell’autotrasporto su gomma. Come insegna non abbiamo mai fissato dei blocchi agli acquisti ma abbiamo scelto di consigliare, attraverso appositi cartelli, di limitare gli acquisti di alcuni tipologie di prodotto. Occorre però precisare che i tali limiti non erano indirizzati alla clientela costituita dalle famiglie, ma si riferivano ai “grandi acquirenti”. Molti consumatori non sanno infatti che spesso i bar, i ristoranti che altre tipologie di operatori, tra cui alberghi, bed & breakfast non acquistano dal grossista, come si faceva un tempo, ma direttamente dalle catene del discount perché trovano a volte maggiore convenienza o comodità. Nel caso quindi dell’olio di semi di girasole, i vincoli erano indirizzati alle friggitorie e alle attività di ristorazione perché difficilmente il consumo privato assorbe grandi quantità di questo prodotto.
Quanto incide il caro energia e il costo delle materie prime sui prezzi che vediamo allo scaffale?
Purtroppo incide e parecchio. Ad esempio tutto il mondo dell’alimentazione animale è esplosa a causa dell’aumento dei costi del foraggio. Produrre costa di più e tutti i fornitori della grande distribuzione hanno chiesto aumenti importanti per continuano a produrre la stessa quantità di merce. I costi dell’energia pesano su tutti i processi alla base della produzione. Anche i supermercati devono far fronte all’impennata del costo delle bollette e non solo quelli di grandi dimensioni. Basta pensare alla diffusione del numero di insegna dei supermercato che negli anni hanno introdotto all’interno del punto vendita una zona dedicati ai prodotti di panificazione e all’area dei piatti caldi.
Penny sta cercando di riversare il meno possibile l’aumento dei costi sui suoi prodotti e sicuramente anche altre catene lo stanno facendo. La grande sfida è non far ricadere eccessivamente i costi sul consumatore.
C’è poi un’ulteriore questione, meno evidente agli occhi del consumatore finale ma non meno importante. Tutte le grandi catene hanno dovuto affrontare nel post pandemia una serie di difficoltà legate al trasporto vero e proprio delle merci presso i punti vendita. Tutto il tema della filiera dei trasporti è esploso e oggi è aggravato dal costo del carburante. Non vi è un problema di mancanza di merci, ma una questione di trasporto dei prodotti che devono arrivare sullo scaffale.
Che dobbiamo aspettarci per il futuro? Avremo un’estate rovente anche dal punto di vista dei prezzi ?
Stiamo tenendo d’occhio l’evolversi della situazione. Dopo le limitazioni della pandemia c’è stata un’impennata dei consumi fuori casa e questo ha spinto verso l’alto anche i prezzi dei pasti al ristorante. Questo potrebbe spingere verso un ritorno ai consumi in casa e quindi a un aumento della spesa alimentare. Tutte le grandi catene della grande distribuzione stanno facendo i conti con l’inflazione, l’aumento dei costi e le nuove abitudini degli italiani. Ma il quadro è davvero in continua evoluzione.
Come si fa a risparmiare sulla spesa?
Una buona soluzione può essere quella non solo di tenere d’occhio le promozioni, ma anche selezionare i prodotti, scegliere anche quelle meno costosi o di marchi meno noti, ma qualitativamente simili ai prodotti più cari. Anche in caso di promozioni però, l’accaparramento non è mai una scelta corretta perché porta a far finire molti più prodotti nella spazzatura e a dimenticare che di controllare le date di scadenza.
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