
Per combattere l'inflazione la Fed non risparmia colpi: dopo l'aumento dei tassi a giugno ne ha aggiunto un altro, raggiungendo un costo del denaro del 2,5 per cento. Per la banca centrale americana si tratta del secondo aumento consecutivo dello 0,75%, in quella che è la mossa più aggressiva dagli anni 1980.
Dalla metà degli anni 80 infatti, quando si parlava di un tasso vicino al 12 per cento, la politica Usa è sempre stata palesemente ribassista, a sostegno di una economia che non era più esplosiva come negli Eighties.
Un nuovo intervento, anche se non così aggressivo, si è adottato in corrispondenza delle crisi dei mutui subprime e ancora con la seconda ondata della crisi del credito dopo il 2012. Da tempo ormai ci eravamo riabituati al tasso zero; ma quell'era pare tramontata, almeno per il momento.
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