Continua il dibattito sui tanto discussi requisiti di opzione donna 2023. Dopo vari cambi di scenario, il governo Meloni aveva dato il via libera alla proroga con l’inserimento dei paletti legati al numero di figli. Una misura fortemente discussa, che aveva provocato anche un iniziale dietrofront, poi rientrato. Ma i sindacati non hanno mai smesso di spingere per il ritorno alla formula originaria e ora anche la ministra del Lavoro Marina Calderone sembra aprire a questa ipotesi. Scopriamo tutte le ultimissime notizie.
Requisiti per opzione donna 2023
La legge di Bilancio approvata dal Consiglio dei Ministri del governo Meloni ha introdotto delle modifiche ai requisiti per accedere a opzione donna 2023 contestualmente con la proroga. Oltre ai 35 anni di contributi, a cambiare sono anche i requisiti anagrafici per beneficiare di opzione donna 2023, legati al numero di figli (per lavoratrici dipendenti e autonome indistintamente):
- 58 anni e almeno 2 figli;
- 59 anni con un solo figlio;
- 60 anni se non hanno nessun figlio.
I dubbi di incostituzionalità, tuttavia, avevano portato a una retromarcia che però alla fine non c'è stata. E così, in con l'approvazione definitiva della manovra, il governo ha confermato i requisiti legati al numero dei figli per lo "sconto" sull'età anagrafica.
Requisiti per opzione donna 2023, le ultime novità
Tuttavia, sin dall’approvazione della nuova formula di opzione donna 2023 la ministra Calderone non ha mai nascosto di voler lavorare per a correggere l’attuale meccanismo che prevede lo sconto di un anno per le lavoratrici con un figlio e di due anni con più figli, solo per alcune categorie, limitando la platea potenziale nel 2023 a 2.900 donne.
Una stretta che ha prodotto un significativo restringimento della platea delle potenziali beneficiare di opzione donna 2023, visto che dall’ultimo monitoraggio dell’Inps è risultato che lo scorso anno (quando il pensionamento era consentito con 58 anni, 59 per le ”autonome”) le uscite attraverso questo “canale pensionistico” sono state 23.812.
Per correggere la situazione, sul tavolo del ministero del Lavoro c’è l’ipotesi di una proroga dei requisiti di opzione donna 2022, magari con qualche eccezione per almeno 6 o 9 mesi. Ma questa via risulta difficile da percorrere per il Mef.
Così, nell’ultimo periodo, ha preso quota anche un’altra ipotesi, che prevede l’uscita dal mondo del lavoro con 59 anni, che scenderebbe a 58 per alcune specifiche categorie, a partire da quelle indicate dall’ultima legge di bilancio: caregiver, lavoratrici con invalidità civile pari o superiore al 74% o ”licenziate” (anche in questo caso si tratterebbe di una misura ponte in vigore per 6 o 9 mesi).
Quanto si perde con opzione donna 2023
A non cambiare, con opzione donna 2023, è la penalizzazione sull’assegno pensionistico, visto che verrà calcolato interamente con il sistema contributivo. La somma che si perde per la pensione, quindi, sarà direttamente proporzionale al periodo che senza l’uscita anticipata sarebbe stato calcolato con il sistema retributivo.
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Chi può andare in pensione con l'opzione donna nel 2023?
Potranno accedere a opzione donna 2023 le lavoratrici con 60 anni di età (requisito che può essere ridotto di un anno per ogni figlio e nel limite massimo di 2 anni) e che siano caregiver, invalide almeno al 74% licenziate o dipendenti da aziende con tavolo di crisi.
Come vengono rivalutate le pensioni nel 2023?
La rivalutazione delle pensioni 2023 prevede un bonus che fa salire le pensioni minime ad almeno 570 euro nel 2023 e a circa 580 euro nel 2024. Mentre per il resto dei trattamenti verrà introdotto un nuovo schema a 6 fasce per la perequazione a seconda degli scaglioni. Ecco come si applicherà la rivalutazione delle pensioni 2023:
- rivalutazione del 100% per i trattamenti fino a circa 2.100 euro;
- rivalutazione dell’80% per i trattamenti inferiori o pari a 2.625 euro;
- rivalutazione del 55% per i trattamenti tra 2.626 e 3.150 euro;
- rivalutazione del 50% per i trattamenti tra 3.151 e 4.200 euro;
- rivalutazione del 40% per i trattamenti tra 4.201 e 5.250 euro;
- rivalutazione del 35% per i trattamenti oltre 5.250 euro.
Quanto aumenta la pensione sociale nel 2023?
A causa dell’aumento dell’inflazione registrato negli ultimi mesi, a partire dal 1º gennaio 2023 assisteremo al più ingente aumento da più di 20 anni a questa parte. L'adeguamento degli assegni porterà le pensioni minime a 563,73 euro e gli assegni sociali da 460,28 a 493,88 euro.
Come si può andare in pensione nel 2023?
Oltre alla pensione di vecchiaia (67 anni con almeno 20 anni di contributi), nel 2023 si potrà andare in pensione anche con quota 103 (62 anni d'età e 41 di versamenti), opzione donna, Ape sociale, quota 41 per lavoratori precoci.
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