L’inflazione è stata sicuramente una dei più ingombranti protagonisti del 2022. Non solo, ma è stata una presenza tutt’altro che democratica. Se infatti in media a dicembre 2022 l’aumento dei prezzi, secondo Istat, è stato dell’11,6 per cento, per molti risparmiatori, a seconda della situazione lavorativa, demografica e abitativa, questo valore è anche arrivato a superare il 18 per cento. Lo ha calcolato la società di gestione del risparmio Moneyfarm, che ha misurato la cosiddetta “inflazione effettiva”, dando anche una dritta su come fare a neutralizzarla. Vediamo quale.
Inflazione in Italia, quanto costa davvero?
La forte crescita dell’inflazione è stata sicuramente una delle grandi protagoniste del 2022. A dicembre 2022, in Italia, i prezzi sono cresciuti dell’11,6% rispetto al dicembre dell’anno precedente, un valore a cui non si assisteva dalla prima metà degli anni Ottanta. La realtà, però, è che per molti risparmiatori l’inflazione è salita fino al 18,3% e i costi, in termini assoluti, fino a 363 euro in più al mese: 4 mila euro in più in un anno.
Inflazione effettiva: quanto aumentano davvero i prezzi
Partendo dagli ultimi dati ISTAT sull’inflazione nel 2022 ed incrociandoli con la fotografia 2021 dei consumi di 52 diversi profili di famiglie e di consumatori, Moneyfarm ha stimato con il supporto di Smileconomy, società indipendente specializzata in educazione finanziaria, l’inflazione effettiva: un indicatore che misura i diversi impatti dell’inflazione sulle tasche dei risparmiatori, a seconda del loro stile di vita e del loro mix di consumi.
Ragionando in termini assoluti, dai calcoli di Moneyfarm emerge che l’inflazione costa alle famiglie da 188€ a 363€ in più al mese, che, su base annua, significa tra i 2.000 e i 4.000 euro in più. Calcolando i costi di ciascuna delle 12 componenti del paniere ISTAT nel corso del 2022, balzano all’occhio andamenti significativamente diversi dei prezzi delle singole categorie di beni e servizi: si va dallo stratosferico rincaro del 54,5% della voce Abitazione, acqua, elettricità e combustibili al calo dell’1,3% della voce Comunicazioni.
L’inflazione effettiva è un indicatore utile a mostrare quello che si nasconde dietro il dato medio dell’inflazione perché, nella realtà, ogni famiglia ha le sue abitudini di consumo, il suo stile di vita e quindi la sua inflazione.
Si può facilmente intuire che le famiglie che concentrano la maggior parte delle proprie spese sui beni e sui servizi più irrinunciabili come l’energia e i prodotti alimentari subiscono inevitabilmente un’inflazione più alta delle famiglie che possono permettersi di diversificare maggiormente le proprie abitudini di spesa.
Inflazione, è peggio per disoccupati, single e anziani
Tra le 52 tipologie di consumatori analizzate, sono i disoccupati ad avere l’inflazione effettiva più elevata, al 18,3%. Quando il capofamiglia è disoccupato l’inflazione agisce come una tassa occulta di 241€ al mese su una spesa media mensile che alla fine del 2021 era di 1.319€ al mese.
Una tassa che, in assenza di aiuti e di bonus, significa probabilmente dover tagliare ulteriormente i consumi per la famiglia. Quando il capofamiglia è un lavoratore dipendente, invece, l’inflazione effettiva è del 13,1% e la spesa mensile aggiuntiva ammonta a 308€.
Secondo i calcoli, i disoccupati utilizzano il 54% dei loro risparmi per voci di spesa caratterizzate da un’inflazione superiore a quella media. Le famiglie con un lavoratore dipendente spendono invece per quelle stesse voci solo il 35%.
Chi è disoccupato spende, in proporzione, molto di più in beni essenziali come energia e prodotti alimentari: le due voci con la più alta inflazione. Chi invece può contare su entrate stabili come i lavoratori dipendenti, spende in modo più bilanciato, su più voci di consumo, e risulta quindi meno colpito dall’inflazione.
Se si guarda ai nuclei familiari, sono i single ad avere la peggio, con un’inflazione effettiva del 16,8% e una spesa aggiuntiva mensile di 208€, ma per gli anziani soli la situazione è purtroppo ancora peggiore: 17,6% l’inflazione effettiva e 188€ la spesa aggiuntiva mensile. All’estremo opposto si collocano le coppie con due figli, con un’inflazione effettiva del 13%.
Inflazione, in quali regioni è più alta
Oltre a categorie occupazionali e nuclei familiari, Moneyfarm ha preso in esame anche la dimensione territoriale in cui vivono le famiglie, da cui è emerso che l’inflazione effettiva è più alta nelle aree metropolitane, dove raggiunge il 16,2% e comporta una spesa aggiuntiva di 309€ al mese. Mentre le famiglie che vivono in piccoli comuni (sotto i 50.000 abitanti), hanno un’inflazione effettiva al 13,9%. A livello regionale, la Liguria (13,9%) è in cima alla classifica delle regioni con inflazione effettiva più alta, con un incremento mensile di spesa di 277€. In fondo alla classifica troviamo invece la Provincia Autonoma di Trento, dove il dato è più basso di oltre due punti percentuali (11,5%).
Come combattere l’inflazione
Alla luce di ciò, per poter continuare a mantenere il proprio stile di vita e neutralizzare gli effetti di un’inflazione eccezionalmente alta, una famiglia italiana dovrebbe risparmiare tra il 10% e il 15% delle sue entrate (“tasso di risparmio antidoto”).
Pertanto le famiglie che, prima del 2022, risparmiavano meno hanno dovuto rinunciare ad alcuni consumi o attingere ai propri risparmi per mantenere inalterati i propri consumi. Attualmente, però, gli italiani risparmiano mediamente il 7% del loro reddito, quindi non sarebbero in grado di affrontare una nuova ondata di inflazione nel 2023.
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