
La normativa pensionistica ha sempre previsto che scattasse il taglio sulle pensioni di reversibilità per i beneficiari con redditi propri. Tuttavia, più di un anno fa, una sentenza della Corte costituzionale ha cambiato le carte in tavola, tanto da rendere necessario un intervento per una mini riforma del sistema. Recentemente, l’Inps è intervenuto per recepire le nuove direttive e ora dovrà riconoscere anche gli arretrati. Scopriamo a chi spettano.
La norma sulla pensione di reversibilità
Prima della sentenza della Corte costituzionale, infatti, veniva applicato un taglio alla pensione di reversibilità per i beneficiari che producessero redditi propri. Il principio era dettato dal fatto che la pensione di reversibilità veniva progressivamente ridotta al crescere del proprio reddito.
La sentenza in questione, che risale al giugno 2022, ha dichiarato incostituzionale questo meccanismo. L’Inps, quindi, nel 2024 dovrà iniziare a rimborsare chi abbia ricevuto una pensione di reversibilità a importi ridotti negli ultimi 5 anni.
Cosa cambia nel 2024 per le pensioni di reversibilità?
L’Inps ha già fatto sapere che, chi ne ha diritto, riceverà un conguaglio con i mancati importi per gli anni dal 2019 al 2023. Dal 2024, invece, i conti verranno fatti secondo i criteri indicati dai giudici della Corte costituzionale.
I tagli alle pensioni di reversibilità erano stati applicati per chi ha un reddito proprio superiore a 4 volte il trattamento minimo e non fa parte di nuclei familiari con figli minori, studenti o disabili. Questo il limite di reddito di riferimento per ogni anno, oltre al quale sono stati applicati i seguenti tagli:
- anno 2019 con redditi personali oltre i 20.007,39 euro annui;
- anno 2020 con redditi personali oltre i 20.107,62 euro annui;
- anno 2021 con redditi personali oltre i 20.107,62 euro annui;
- anno 2022 con redditi personali oltre i 20.449,26 euro annui;
- anno 2023 con redditi personali oltre i 21.985,86 euro annui.
Nel 2024, quindi, nuovi limiti di reddito entreranno in vigore per la pensione di reversibilità, con variazioni di benefici in base ai diversi intervalli di reddito, includendo un trattamento minimo annuo di 598,61 euro.
A chi spetta il conguaglio per la reversibilità?
Il conguaglio per la pensione di reversibilità (che spetta anche al coniuge separato senza redditi) spetta al coniuge o ad eredi, in assenza del coniuge. Sono due, però, le categorie escluse dai conguagli:
- chi, negli ultimi 5 anni, abbia incassato un reddito proprio inferiore a 3 volte il trattamento minimo;
- chi faccia parte di un nucleo familiare in cui sono presenti figli minorenni, studenti o disabili di qualsiasi età.
Si rende dunque necessario verificare i limiti di reddito per ciascun anno, dal 2019 al 2023;
Il conguaglio, quindi, spetta solo a quella minoranza di persone rimaste vedove di un percettore di pensione dagli importi molto alti, in caso il superstite abbia redditi assai inferiori. Il conguaglio conterrà anche interessi e rivalutazione.
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