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È stato pubblicato dalla Banca d'Italia l’ultimo rapporto sui bilanci delle famiglie italiane. I dati sono aggiornati al 2022 e se ne ricava una panoramica sui redditi, sull’indebitamento e sul patrimonio con differenze significative tra diverse categorie di lavoratori. Tra gli aspetti più significativi che escono fuori dall’analisi va evidenziato anche il notevole incremento del reddito medio per i nuclei familiari i cui principali percettori di reddito sono lavoratori autonomi.

Indagine sui bilanci delle famiglie, i dati principali

Nel 2022 il reddito medio annuo delle famiglie italiane e quello equivalente sono cresciuti in termini reali dell’1,4 e 1,8% rispetto al 2020. I dati, tuttavia, risultano ancora inferiori a quelli registrati nel 2006 prima della crisi finanziaria globale (del 10 e 5%, rispettivamente).

Dopo il brusco calo registrato durante la pandemia, nel 2022 la spesa media familiare è tornata ad aumentare, del 5,7% in termini reali rispetto alla rilevazione precedente, sostenuta soprattutto dalla componente dei beni durevoli.

La spesa delle famiglie appartenenti al quinto più alto della distribuzione del reddito è aumentata di circa l’11%, mentre quella delle famiglie appartenenti al quinto più basso ha continuato a diminuire (-2%). Nel 2022 più della metà delle famiglie ha avuto un risparmio nullo: questa quota sale al 70% per le famiglie appartenenti al quinto più basso della distribuzione del reddito e scende al 28 per quelle appartenenti al quinto più alto.

La ricchezza media a prezzi costanti è aumentata dell’1,8% rispetto al 2020; quella mediana è invece diminuita del 2%. La quota detenuta dal 10% più abbiente è salita di circa 2%, al 52 %. La quota di famiglie indebitate è rimasta stabile al 26%. Le famiglie con redditi sopra la mediana detenevano l’85% del totale del debito finanziario.

Il reddito e la sua distribuzione

Secondo le informazioni riportate dagli oltre 9.500 nuclei familiari intervistati per l’analisi sui bilanci delle famiglie italiane condotta da Bankitalia, nel 2022 il reddito medio annuo familiare, in termini reali e al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali, era superiore di circa l’1,4% rispetto a quello rilevato nell’indagine sul 2020 ma risultava, al netto del nuovo disegno di campionamento, ancora inferiore di oltre il 10% a quello registrato nel 2006, prima della crisi finanziaria globale.

Tra il 2020 e il 2022, il reddito medio in termini reali è cresciuto per le famiglie il cui principale percettore di reddito è un lavoratore indipendente (+2,8%), verosimilmente anche per la maggiore capacità di molti di questi lavoratori di adeguare i propri compensi all’inflazione e, ancorché meno, per le famiglie dei lavoratori dipendenti (+0,8%).

Il reddito medio si è invece ridotto per i nuclei che dipendono maggiormente dalle pensioni (-2,6%) o dagli altri trasferimenti (-15,4%). I redditi da capitale, aumentati in media del 5,7%, hanno contribuito in misura significativa alla crescita dei redditi medi familiari delle famiglie di lavoratori ma hanno concorso alla contrazione di quelle dei non occupati.

Il reddito medio delle famiglie con principale percettore pensionato è peggiorato in termini relativi, passando tra il 2020 e il 2022 dall’86 all’82% della media generale. Nel complesso, la posizione relativa dei nuclei con la persona a più alto reddito lavoratore dipendente è rimasta sostanzialmente stabile (dal 109 al 108%).

Per le famiglie che dipendono maggiormente dal lavoro autonomo, invece, il reddito medio familiare è divenuto ancora più elevato rispetto alla media (dal 147 al 149%). Considerando la distribuzione delle famiglie per decili di reddito, il 10% con il reddito più basso percepisce il 2,4% del totale dei redditi, a fronte del 27,9% percepito dal 10% con il reddito più elevato. Rispetto al 2020 il divario tra le due quote si è ampliato di circa 1,6%.

Consumi e risparmi

Dopo il brusco calo registrato durante la pandemia, nel 2022 la spesa media familiare è tornata ad aumentare in termini reali, del 5,7% rispetto alla rilevazione precedente. La spesa delle famiglie appartenenti al quinto più alto della distribuzione del reddito è aumentata di circa l’11% a prezzi costanti, in connessione con il forte recupero degli acquisti più voluttuari, fortemente compressi durante l’emergenza sanitaria.

Viceversa, quella delle famiglie appartenenti al quinto più basso ha continuato a diminuire (-2%). Per fronteggiare i rincari delle bollette di elettricità e gas, causati dall’aumento dei prezzi dell’energia che hanno sospinto la fiammata inflazionistica tra il 2021 e 2022, secondo l’indagine i nuclei meno abbienti non solo hanno continuato a ridurre le spese considerate ancora comprimibili, ma hanno anche ritardato il pagamento di alcune bollette o ricevuto aiuti da parenti e amici o mediante contributi pubblici come il “bonus sociale per le bollette gas e luce”.

Il recupero della spesa è stato solo parzialmente compensato dall’incremento del reddito; ne è conseguita una riduzione del flusso di risparmio familiare, pari in media al 7%. Secondo la rilevazione, più della metà delle famiglie ha avuto un risparmio nullo: questa quota sale al 70% per le famiglie appartenenti al quinto più basso della distribuzione del reddito e scende al 28% per quelle appartenenti al quinto più alto.

Distribuzione della ricchezza

Sulla base dell’indagine, alla fine del 2022 la ricchezza netta delle famiglie italiane, costituita dalla somma delle attività reali e finanziarie al netto delle passività finanziarie, ammontava in media a circa 296.000 euro (in crescita dell’1,8% a prezzi costanti rispetto al 2020); il valore mediano, che separa la metà meno ricca delle famiglie dalla metà più ricca era pari a 152.000 euro (in calo del 2%). La crescita della ricchezza media è stata sostenuta da quella della componente finanziaria, che ha beneficiato dell’andamento positivo dei mercati e ha più che bilanciato l’aumento delle passività e la lieve riduzione della ricchezza immobiliare.

La distribuzione delle attività finanziarie è rimasta più concentrata di quella della ricchezza netta: quasi i due terzi delle attività finanziarie erano detenuti dai nuclei appartenenti al 10% più ricco mentre il 10% delle famiglie più povere ne deteneva solo lo 0,1%.

Indebitamento

Nel 2022 il 26% delle famiglie italiane era indebitato. A fronte di una sostanziale stabilità della percentuale di famiglie con debiti per finalità di consumo (circa il 10%), è cresciuta quella dei nuclei indebitati per immobili (al 13,9% dal 12,1 del 2020) o per ragioni professionali (al 2,5% dal 2,1). Si è invece ridotta l’incidenza delle famiglie con debiti per scoperto di conto corrente o su carta credito (al 4,6% dal 5,7) e con debiti verso parenti e amici (all’1,4% 2,3).

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