La guerra commerciale degli Usa è appena iniziata: dal 5 aprile sono entrati in vigore dazi reciproci del 10% che aumenteranno a seconda dei Paesi a partire dal 9 aprile. Quelli previsti per la Ue sono pari al 20%. Sono saliti invece al 25% quelli su auto straniere, acciaio e alluminio, già entrati in vigore. La reazione dei mercati finanziari è stata immediata e le borse, inclusa quella italiana, sono crollate mentre il dollaro è sceso in picchiata. Che cosa sta accadendo e come è possibile investire in questo momento? idealista/news l'ha chiesto a Nicolas Forest, Chief Investment Officer di Candriam, gestore patrimoniale attivo in 20 Paesi del mondo.
Che cosa sta accadendo a livello finanziario e che cosa dobbiamo aspettarci come risparmiatori?
È difficile valutare l'entità dello shock causato dai dazi sull'economia statunitense: eventuali negoziazioni potrebbero contribuire ad attenuarne l’impatto, mentre misure di ritorsione potrebbero avere l’effetto opposto.
Riteniamo che lo scenario secondo cui gli shock politici e il sentiment negativo arresteranno l'espansione economica, sia diventato più probabile: una recessione entro la fine del 2025 sembra sempre più possibile e l'inflazione è destinata a salire del 2%.
In questo scenario, la Federal Reserve non agirebbe in via preventiva e aspetterebbe maggiore chiarezza (sull’entità dell’impatto dei dazi sull’inflazione, sulla compensazione del sostegno fiscale…) e segnali concreti di rallentamento prima di procedere a un ulteriore allentamento: per il 2025, ci aspettiamo dalla Fed tre ulteriori tagli.
Quale sarà impatto sull’Eurozona in termini economici?
Prima del ritorno di Trump alla Casa Bianca, si prevedeva che nel 2025 la crescita dell’Eurozona si sarebbe attestata intorno all’1%. Da allora, la reazione europea alle minacce degli Stati Uniti per il ritiro del supporto all’Europa sul fronte della sicurezza ha spinto molti a rivedere al rialzo il loro scenario per la crescita. Secondo noi invece è opportuno essere più cautiriguardo al sostegno economico a breve termine che potrebbe venire dal piano ReArm Europe/Readiness 2030 e dal dietrofront della Germania sulla politica fiscale.
Da qui a un anno, ci aspettiamo che le nuove misure annunciate dai leader europei non possano portare ad altro che ad un’attenuazione delle conseguenze negative dell'imminente guerra commerciale con gli Stati Uniti.
Come negli Stati Uniti, la crescente incertezza potrebbe indurre anche le aziende europee a posticipare i loro piani di investimenti e assunzioni. Inoltre, l’Europa è un’area molto aperta e piuttosto sensibile alla crescita mondiale. Pertanto, è più probabile che nei prossimi trimestri si verifichi una “fase di debolezza” piuttosto che uno scenario in cui la crescita aumenti al ritmo dell’1%.
Questa situazione potrebbe comportare un nuovo taglio dei tassi di interesse?
Resta da vedere se l'Europa tenterà di negoziare o minaccerà di utilizzare il suo nuovo bazooka (lo Strumento Anticoercitivo o ACI). In ogni caso, con l’inflazione in calo, la BCE è ben posizionata per rispondere allo shock.
Ci aspettiamo che la Banca Centrale Europea riduca i tassi di almeno altri 50 punti base, ma potrebbe tranquillamente abbassarli al di sotto del 2% se necessario.
C’è il rischio che i mercati possano ulteriormente peggiorare?
L’annuncio sui dazi del presidente Trump è stato più aggressivo di quanto previsto dai mercati e questa escalation sta contribuendo a rendere più fragile il contesto economico globale, con i rischi di recessione chiaramente in aumento. Sebbene non siano da escludere possibili trattative e un potenziale allentamento dei dazi annunciati, le azioni di ritorsione dei partner commerciali potrebbero amplificare ulteriormente i rischi di ribasso.
E’ rischioso in questo momento investire sui mercati finanziari? Come ci si deve muovere?
Nelle ultime settimane avevamo già adottato un atteggiamento più cauto considerando le crescenti incertezze globali, in particolare negli Stati Uniti. Il persistere di un elevato livello di incertezza, insieme al deterioramento dello scenario economico - non solo negli Stati Uniti ma anche a livello globale- ci rende ancora più prudenti riguardo agli asset rischiosi a livello globale.
Abbiamo ulteriormente ridotto la nostra esposizione alle azioni statunitensi. Le nostre preoccupazioni sulla crescita probabilmente si tradurranno in ulteriori revisioni al ribasso degli utili aziendali, mentre i rapporti prezzo/utile degli Stati Uniti rimangono elevati rispetto alle loro medie storiche e ad altre regioni. Oltre a ciò, ora riduciamo, fino a ridurre anche l’esposizione sull’Eurozona, sui mercati emergenti e sul Giappone. Sebbene la ricerca di una maggiore diversificazione a livello internazionale potrebbe generare flussi positivi, le tensioni commerciali in corso e le crescenti vulnerabilità esterne potrebbero spingere al ribasso gli indici azionari, che potrebbero prezzare un rischio maggiore di recessione.
È ancora possibile in questo momento investire sul fronte azionario o è diventato troppo rischioso?
Come casa di gestione ci posizioniamo suii titoli azionari cosiddetti difensivi(ossia quelli legati ai beni di prima necessità, come gli alimentari e i prodotti per la cura della salute, ndr),e quindi le aziende con flussi di cassa stabili e una minore sensibilità agli shock macroeconomici.
In Europa, manteniamo un atteggiamento positivo in questo sensonei confronti di settori quali i servizi di pubblica utilità e i beni di consumo di base, mentre rimaniamo cauti sui titoli ciclici, (ossia i titoli di azioni di società che risentono delle fasi del ciclo economico, e quindi dell’alternanza di espansione e recessione, come ad esempio il settore viaggi e quello delle costruzioni, ndr).
Sul fronte obbligazionario, preferiamo duratelunghe sui titoli di Stato europei, in particolare sui Bund, che sono sostenuti da una politica monetaria accomodante.
Nei mesi scorsi l’oro, che da sempre è considerato un bene “rifugio” nei momenti di crisi ha toccato dei picchi. C’è quindi ancora margine per proteggere il portafoglio investendo in oro?
Noi continuiamo a vedere valore negli asset alternativi, in particolare nei metalli preziosi come l’oro e l’argento, che continuano a rappresentare una protezione efficace in un contesto di elevata volatilità e incertezza commerciale.
Per quanto riguarda le valute, avevamo una visione positiva sullo yen giapponese, che ritenevamo potesse beneficiare della maggiore avversione al rischio. Tuttavia, ci aspettiamo che i dazi annunciati mercoledì sul Giappone pesino sull’economia giapponese e potrebbero mettere alla prova l’andamento di questa valuta.
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