Chiude la 57a edizione di Vinitaly e si tirano le somme; tra la paura dei dazi Usa e la certezza dell'eccellenza italiana, i numeri confermano un mercato che comunque resiste. Nella grafica i vini più venduti nel 2024.
Nei quattro giorni della manifestazione, dal 6 al 9 aprile, Veronafiere ha accolto circa 97.000 visitatori, sottolineando la vitalità del comparto e l’interesse crescente da parte degli operatori stranieri, nonostante lo scenario economico incerto e le tensioni sul fronte del commercio internazionale.
L’edizione 2025 segna un’ulteriore evoluzione verso l’internazionalizzazione dell’evento. Gli operatori esteri hanno rappresentato il 33% delle presenze, superando quota 32.000 – con un incremento del 7% rispetto al 2024 – e provenienti da oltre 130 Paesi. Numeri che confermano la capacità di Vinitaly di attrarre buyer da tutto il mondo e rafforzare le relazioni globali del vino italiano.
Tuttavia, sull’atmosfera positiva della fiera si è proiettata un’ombra non trascurabile: il rischio concreto dell’introduzione di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti. L’ipotesi, avanzata dall’amministrazione Trump, di imporre tariffe comprese tra il 20% e il 25% ha generato forte preoccupazione tra le aziende presenti. Gli USA rappresentano infatti il principale mercato per l’export vinicolo italiano, con una quota pari al 24% del valore totale.
Secondo l’Osservatorio UIV, l’impatto potenziale delle nuove tariffe si aggirerebbe attorno ai 323 milioni di euro annui, con quasi 480 milioni di bottiglie coinvolte. Una prospettiva che rischia di frenare le performance di un settore che ha finora mostrato grande dinamismo e capacità di espansione all’estero.
Nonostante le incertezze, Vinitaly 2025 si chiude con un bilancio positivo, confermando la centralità dell’evento nella promozione del vino italiano nel mondo. Tra conferme e nuove sfide, la manifestazione si prepara già alla prossima edizione con l’ambizione di rafforzare ulteriormente la sua rete globale.
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