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Tasi, caf cisl: "il caos del 16 giugno rischia di trasformarsi in un dramma a ottobre"

Il 16 giugno è alle porte. Quello che è stato soprannominato il lunedì nero dei contribuenti vedrà molti italiani alle prese con una nuova imposta, la tasi (tassa sui servizi indivisibili), che dovrà essere pagata nei comuni in cui le aliquote sono state deliberate il 23 maggio 2014. La scadenza ha generato molti problemi. Il perché lo ha spiegato a idealista news franco galvanini, coordinatore dell'area fiscale caf cisl, che si è anche lasciato andare a una considerazione poco confortante: "se le cose non cambiano, a ottobre la situazione sarà drammatica"

Domanda. Il 16 giugno è prevista la prima scadenza per il pagamento della tasi. Quali sono le preoccupazioni più grandi dei cittadini?

Risposta. Ancora una volta, la preoccupazione dei cittadini è quella di capire cosa stanno pagando e perché devono pagare facendo code chilometriche, in quanto i tempi a disposizione erano e sono assolutamente insufficienti per garantire un servizio dignitoso, adeguato e umano. Ci sono, inoltre, tantissime delibere interpretabili in modi diversi, perché fatte male e incomplete. Ce ne sono alcune addirittura demenziali

C'è, ad esempio, un comune che ha stabilito una riduzione del 98% dell'imposta per quei soggetti al di sotto di un determinato reddito isee; ce n'è un altro, di 2.700 abitanti, che ha deciso di riconoscere una detrazione per l'abitazione principale che va da 170 euro massimo a zero e l'ha suddivisa in 70 scaglioni di rendita catastale: quindi fino a 400 euro di rendita catastale non si paga nulla, poi ogni 20 euro c'è una detrazione, una vale 170, l'altra vale 168,30 e così via per 70 scaglioni

D. In questa situazione, quali sono i chiarimenti necessari a pochi giorni dalla scadenza?

R. Il problema è che ogni comune fa storia a sé e quindi bisogna analizzare delibere e regolamenti, che spesso non sono chiarissimi e danno spazio a interpretazioni diverse. Se si vuol procedere in autonomia, anche su internet è possibile trovare tutta una serie di calcolatori. È chiaro che bisogna sapere cosa inserire. Tenuto conto che l'imponibile è quello imu, le modalità per arrivare a determinare l'imponibile su cui applicare l'aliquota sono uguali a quelle dell'imu, quindi c'è la rendita rivalutata del 5% (parliamo dell'abitazione principale) moltiplicata per 160. Poi bisogna guardare cosa dice la delibera, se prevede o no detrazioni, se le prevede solo per l'abitazione principale, se le prevede a scaglioni o fisse, o in base a un reddito del nucleo familiare

Le variabili che sono state introdotte sono tantissime. Si va dai comuni semplici, che hanno deliberato l'aliquota punto e a capo, a quelli che hanno deliberato l'aliquota e hanno previsto delle detrazioni fisse per l'abitazione principale, a quelli che hanno deliberato detrazioni tenendo conto anche delle pertinenze, fino ad arrivare a quelli che applicano detrazioni in presenza di figli. E anche qui, mentre per l'imu valeva una regola generale che erano 50 euro a figlio, ora ci si sbizzarrisce: c'è il comune che dice 50, quello che dice 30, quello che dice 30 fino a 3 figli se hanno 18 anni, quello che dice 40 per 5 figli se ne hanno 26. Potremmo scrivere un libro

D. Il problema, quindi, sta a monte?

R. Il problema, principalmente, sta nella scarsa chiarezza e nei tempi ristrettissimi che abbiamo avuto a disposizione. Abbiamo guardato con favore a quei comuni che hanno definito all'interno della delibera di prorogare i termini di pagamento, pur avendo diritto a ricevere i soldi entro il 16 giugno. Ci sono stati vari comuni che - o direttamente o perché è stato richiesto - hanno deciso di spostare il pagamento senza l'applicazione di sanzioni e interessi. Ma si parla di una trentina su 2.176. Poi ci sono più di 300 comuni che hanno deliberato di non applicare la tasi per il momento; riservandosi, in molti casi, di deliberare entro i termini previsti per l'approvazione del bilancio comunale di previsione, quindi entro il 31 luglio. Se posso aggiungere una riflessione del tutto personale, questo temo sia solo l'inizio

D. Ossia?

R. Se escludiamo i comuni che mandano direttamente a casa i moduli precompilati - sono comunque pochi - e quelli che hanno deliberato tasi zero, abbiamo gestito e stiamo gestendo intorno ai 1.600/1.700 comuni. Partendo da questo presupposto, bisogna tenere presente che, secondo quanto previsto dal decreto appena pubblicato in gazzetta, il pagamento per quei comuni che non hanno deliberato nei termini di maggio è fissato al 16 ottobre. I comuni stessi hanno tempo per deliberare fino al 10 settembre e la pubblicazione avviene il 18 di settembre. Quindi in un mese ci troveremo a gestire non più 1.600/1.700 comuni, ma 8.000 comuni. Sarà un altro bagno di sangue. Quello di adesso è un antipasto, se non cambiano le cose la situazione a ottobre sarà drammatica

D. Sul fronte della ripartizione dell'imposta tra inquilino e proprietario come vanno le cose?

R. Nella maggior parte dei casi i comuni deliberano il 10% per l'inquilino e il 90% per il proprietario. Ci sono parecchi comuni che si dimenticano questa parte, ma il recente decreto chiarisce che in assenza di questa scelta in delibera si applica il 10 e il 90%. Almeno è stato risolto un problema di tipo operativo

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