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Legge affitti brevi, ricorso al Tar per violazione del diritto comunitario
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Mentre si avvicina la data del 16 ottobre, giorno in cui gli intermediari e i portali online dovranno versare la prima rata della cedolare secca, in virtú del loro nuovo ruolo di sostituti d'imposta, è cominciata la controffensiva di Airbnb.

Il portale, uno dei principali destinatari della nuova legge sugli affitti brevi, ha infatti presentato un ricorso al Tar perché la norma violerebbe il diritto dell'Unione Europea. Airbn chiede il suo annullamento o la sospensione entro la data del 15 ottobre.

Secondo il ricorso presentato, in particolare, la norma violerebbe la direttiva 1535 del 2015 (che prevede che gli stati membri comunichino tutte le novità tecniche riguardanti le società digitali) e l'articolo 56 del Trattato di funzionamento dell'Unione Europea (che vieta restrizioni alla libera prestazione di servizi).  Airbn ritiene, inoltre, che la norma potrebbe provocare un grave danno competitivo a forte vantaggio dei portali che non fanno intermediazione.

Nel caso in cui il Tar non trovasse le ragioni per sospendere la norma, i legali della compagnia online vorrebbero che la questione fosse portata davanti alla Corte di giustizia europea. E mentre il Ministero apre alla possibilità di rividere la norma in sede di legge di bilancio, la battaglia è ancora aperta.

 

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