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Possibili rincari di Imu e Tasi dopo che il governo ha tolto il blocco delle aliquote comunali. Cosa succederà?

Imu e Tasi 2019, la scadenza di giugno

A metà giugno arriva la scadenza delle imposte comunali sugli immobili e sui servizi collegati. Ma la data potrebbe essere più temuta che in passato, dal momento che con la legge di Bilancio 2019 il Governo ha eliminato il blocco dell’aumento delle aliquote delle amministrazioni locali, imposto fin dal 2015. Il che significa che i Comuni potrebbero decidere di applicare aliquote Imu e Tasi fino al massimo del 10,6 per mille, con un ulteriore 0,8 per mille per i grandi centri. Non solo: a tutto ciò si potrebbe aggiungere un aumento dell’85% dell’addizionale Irpef.

Aliquote imu e Tasi, l'allarme della Cgia

L’allarme parte dalla Cgia di Mestre, che stima che degli 8 mila Comuni italiani ben l'81% abbia i margini per alzare l’Imu sulle seconde case. Molti potrebbero anche decidere di innalzare l’aliquota sui capannoni, essendo stata introdotto l’aumento della deducibilità della relativa Imu.

Segnala inoltre la Cgia che tra il 2010 e il 2017 si sono ridotte di 22 miliardi di euro le risorse a disposizione delle autonomie locali, con tagli da oltre 8 miliardi per i Comuni e di oltre 7 per le Regioni. Per le Province il sacrificio si è fermato a circa 3,5 miliardi, mentre le Regioni a statuto speciale non hanno sperimentato alcun taglio, se non quello dei maggiori accantonamenti imposti dallo Stato. Con tali ristrettezze non sarà improbabile, secondo i piccoli artigiani di Mestre, che i Comuni mettano mano alla leva fiscale.

Imu e Tasi: la posizione di Confedilizia

Un’eventualità che Confedilizia paventa fin dall’audizione dello scorso 27 novembre, quando veniva criticata la possibilità che il blocco degli aumenti dei tributi locali venisse rimosso. “Questa decisione – affermava Confedilizia, - innesterebbe prevedibilmente una spinta agli incrementi che, con riferimento all’Imu e alla Tasi, porterebbe ad accrescere la già elevatissima imposizione tributaria di natura patrimoniale gravante sugli immobili (le abitazioni principali di categoria catastale A/1, A/8 e A/9, le abitazioni locate, quelle date in comodato, le case di villeggiatura, i locali commerciali, gli uffici, i capannoni industriali ecc.) in una fase nella quale – al contrario – vi sarebbe urgente necessità di una attenuazione di tale carico”.

 “I dati Istat lo stato di crisi senza precedenti del mercato immobiliare – faceva invece notare a gennaio il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa. - Nell’ultimo anno, i prezzi delle abitazioni esistenti sono diminuiti di un ulteriore 1,3%. Dal 2010 – appena prima dell’introduzione dell’Imu – la riduzione è pari, secondo l’Istat, al 22,9%. E a questi numeri vanno sempre aggiunti quelli dell’infinito patrimonio di immobili privi di qualsiasi valore perché nessuno li vuole acquistare o prendere in affitto. I risparmi degli italiani vanno in fumo e la politica continua a girarsi dall’altra parte. Anzi, la legge di bilancio ha addirittura concesso ai Comuni – per la prima volta dopo tre anni – la libertà di aumentare ancora le aliquote della già folle patrimoniale sugli immobili rappresentata dai 21 miliardi di euro annui di Imu e Tasi (per un totale di 150 miliardi dal 2012 a oggi). Evidentemente, in Italia ci sono forme di risparmio meno degne di tutela di altre. Ma a rimetterci è il Paese intero”.

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