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Aliquote Imu e Tasi 2019, cosa cambia con lo sblocco
GTRES

Il 16 dicembre scade il termine per pagare la seconda rata di Imu e Tasi 2019. Quest’anno la manovra ha deciso lo sblocco delle aliquote per le tasse sulla casa, vediamo cosa cambia.

Per legge la prima rata dell’Imu è pari al 50% dell’imposta calcolata in base alle aliquote (e alle detrazioni) relative ai 12 mesi dell’anno precedente. Eventuali rincari decisi dai Comuni per quest’anno, perciò, si faranno sentire sulle tasche dei contribuenti proprio in occasione del saldo di dicembre.

Le aliquote modificate con lo sblocco 2019 sono state introdotte già a partire del 17 giugno nel caso in cui il Comune - anziché un rincaro - abbia previsto uno sconto. 

Gli aumenti dell’Imu riguardano in genere tipologie di immobili particolari o utilizzi specifici, che beneficiavano di un regime di favore. Ad esempio, a Pordenone arriva al 10,6 per mille il prelievo sui negozi sfitti (categoria C/1) nel centro cittadino. A La Spezia cresce dal 9,6 al 10,6 l’aliquota sui centri commerciali (D/8).

A Torino passa dal 7,6 al 10,6 per mille l’Imu sulle abitazioni concesse dal proprietario in uso gratuito ai parenti; sale al 10,6 per mille anche il prelievo sulle case affittate a canone libero per le quali il locatore aveva concesso uno sconto all’inquilino.

Sempre a Torino, spinta dalle difficoltà del bilancio cittadino, cresce l’Imu sulle case affittate a canone concordato (dal 5,75 al 7,08 per mille). Scelta analoga a La Spezia (dal 4,6 al 6 per mille), espressamente motivata dalla volontà di riassorbire lo sconto statale del 25% varato nel 2016.

Di segno opposto la decisione di altre città: limano l’aliquota Firenze (dal 7,6 al 5,7 per mille), Grosseto (dall’8,6 all’8) e Pavia (dal 10,6 al 9,6). Nessun cambio, invece, per Roma, Milano, Bologna, Napoli, Bari e Palermo tra le città principali non hanno ritoccato le aliquote in vigore lo scorso anno.

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