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Investire nel real estate non residenziale: i settori che hanno meglio performato
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Quali sono i trend degli investimenti in immobiliare non residenziale nel secondo trimestre 2020? La fotografia di Ipi.

Il secondo trimestre 2020 è stato un trimestre anomalo, che ha registrato volumi di investimento di poco superiori a 2 miliardi di euro, per un totale di 3,3 miliardi da inizio anno, con una diminuzione di circa il 35% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Il segmento uffici, con circa 1,25 miliardi, pari al 61% del totale, rimane il comparto più attrattivo, con Milano che si conferma la prima piazza con oltre 1 miliardo di investimenti, pari all’83% circa del totale nel segmento. Roma registra invece una contrazione, seppure inferiore al trimestre precedente, con volumi per un totale di poco inferiore a 88 milioni. Pur non escludendo una decompressione dei rendimenti nella seconda parte dell’anno, si conferma, ancora per il secondo trimestre, la stabilità dei rendimenti prime che si attestano intorno al 3,30% netto per Milano e al 4,00% netto per Roma.

Per il comparto retail si rileva la chiusura di 6 operazioni per un totale complessivo pari a circa 97 milioni, che porta i volumi investiti, da inizio anno, a circa 500 milioni (al netto dell’operazione finanziaria Unicredit-Esselunga).

Anche il settore della logistica registra un rallentamento con un totale investito pari a 54 milioni di euro. Si conferma, comunque, il forte interesse degli operatori per questo segmento e diverse operazioni in pipeline.

Buona performance anche per il comparto degli hotel, con 346 milioni, grazie soprattutto a una rilevante operazione a Venezia mentre risultano ancora in stand-by alcuni grandi deal.

Il comparto degli investimenti alternativi registra volumi di investimento pari a 288 milioni grazie, soprattutto, alla chiusura di diverse operazioni di sviluppo residenziale.

Rispetto agli ultimi periodi appare fortemente modificata la composizione degli investitori. I capitali investiti risultano in prevalenza domestici (53%); il 23% proviene da Paesi europei (in primis Germania e Francia), il 20% circa dagli Stati Uniti e il 4% da altri Paesi.

Le prospettive ad oggi si presentano incerte: saranno i prossimi mesi a delineare gli sviluppi futuri per il mercato immobiliare.

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