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In attesa che il governo metta nero su bianco gli interventi sul fronte previdenziale, vediamo quali sono attualmente le strade per andare in pensione anticipata. A offrire una panoramica della situazione è Il Sole 24 Ore, che ha illustrato 5 opzioni.

Pensione anticipata classica: vi si può accedere indipendentemente dall’età, ma con almeno 42 anni e 6 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne.

Opzione donna: in questo caso si può andare in pensione con 35 anni di contributi, ma con 57 o 58 anni più tre mesi invece che in un range compreso tra 63 e 66 anni e 3 mesi richiesto per il pensionamento di vecchiaia ordinario. La pensione viene calcolata con il sistema contributivo, quindi c’è una riduzione dell’importo dell’assegno previdenziale. Inoltre, l’opzione donna – almeno per il momento – è giunta al termine. Per una sua eventuale proroga bisogna attendere la legge di Stabilità.

Sistema delle quote: questa possibilità è rimasta in vigore solo per le persone che svolgono attività particolarmente faticose e pesanti. La “quota” scatta quando, sommando gli anni di contributi e quelli di età, si raggiunge una determinata soglia e allo stesso tempo si rispettano i minimi previsti per i due addendi. Per il 2015 la quota minima è pari a 97,3, che deve essere ottenuta con almeno un’età di 61 anni e 3 mesi e con 35 anni di contributi.

Esuberi: secondo quanto stabilito dalla riforma Fornero dell’estate 2012 (legge 92/2012), le aziende con più di 15 addetti possono gestire eventuali esuberi occupazionali ricorrendo a un anticipo della pensione. Tale opzione può essere utilizzata con i dipendenti a cui mancano non più di quattro anni al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata. Gli addetti smettono di lavorare e da subito percepiscono un assegno, pagato dall’azienda, pari alla pensione. Il datore di lavoro, inoltre, deve continuare a versare i contributi previdenziali necessari per far raggiungere ai dipendenti i requisiti per la pensione vera e propria a cui accederanno successivamente.

Part-time con solidarietà: il Jobs Act ha reintrodotto la possibilità di lavorare part-time e ricevere parte della pensione a compensazione del taglio di retribuzione, ma i lavoratori devono avere 20 anni di contributi e avere il requisito anagrafico minimo, accettando una riduzione dell’orario di lavoro di almeno la metà del tempo.

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