Ci sono voluti due ministri a gettare acqua sul fuoco e nemmeno è bastato. Dopo quello del Lavoro, Giuliano Poletti, anche quello dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha categoricamente escluso che le pensioni di reversibilità siano nel mirino della delega data al Governo sul contrasto alla povertà.
“Non c'è allo studio alcun intervento. Tutti i trattamenti in vigore restano in essere” ha affermato il titolare di via XX settembre, assicurando che nemmeno è prevista una revisione della disciplina per chi maturerà il diritto in futuro.
Attualmente sono circa 4,3 milioni le persone che godono di una pensione di reversibilità. Per la maggior parte si tratta di vedove, ma può spettare anche ai figli minori (o studenti, fino ai 26 anni se universitari) o ai nipoti minori. Sulle casse dell'Inps gravano per 41 miliardi di euro.
Pensione di reversibilità come funziona
Le attuali regole prevedono che il coniuge superstite riceva il 60% della pensione del defunto, se ci sono altri familiari a carico la percentuale aumenta (si raggiunge il 100% se sono tre oltre il titolare del trattamento). L'assegno viene decuratato del 25% se colui o colei che lo riceve gode di redditi che superino il triplo della pensione minima, vale a dire 1.505 euro (lordi) al mese. Se si supera la soglia delle 4 volte (2.007 euro), la sforbiciata è del 40 per cento. Diventa del 50% se il minimo è superato di cinque volte (2.509 euro lordi al mese).
Il timore che il governo metta mano alle pensioni di reversibilità ha fatto scendere sul piede di guerra la Federcasalinghe, che ha chiesto con urgenza un incontro con la commissione lavoro della Camera.
“Noi sappiamo, da molte testimonianze dirette – ha affermalo la presidente Federica Rossi Gasparrini, presidente – che la reversibilità è di per sé uno strumento attivo di contrasto alla povertà. Si tratta di un diritto pagato con anni di contribuzione e usato volontariamente dalle famiglie anche come supporto ai giovani, spesso privati di lavoro e di reddito”.
Le rassicurazioni dagli ambienti governativi non bastano ai sindacati. La Cisl, attraverso il segretario confederale Maurizio Petriccioli, ha chiesto non solo che le pensioni di reversibilità non siano toccate,: “riteniamo necessario – ha affermato - togliere ogni riferimento alla previdenza nella delega sul riordino delle misure di contrasto alla povertà”.
Anche secondo il presidente della commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano, dal ddl delega “va stralciata la possibilità di razionalizzare la materia previdenziale”.
Di tutt'altro parere il presidente dell'Inps Tito Boeri, secondo il quale la delega indica la via giusta: trovare risorse all’interno dello stesso sistema. Secondo l'economista non è tanto la reversibilità a essere al centro delle distorsioni del sistema, quanto integrazioni al minimo e pensioni sociali che “potrebbero essere distribuite meglio adottando il criterio dell'Isee”. D'altra parte una relazione dello stesso Boeri aveva riscontrato che 5 miliardi della spesa assistenziale vanno attualmente al 40% della platea maggiormente benestante dei fruitori.
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