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Nel 2018 terminano i tre anni di sgravi contributivi per le imprese che hanno assunto nel 2015 lavoratori a tempo indeterminato. Un arco temporale durante il quale le aziende hanno risparmiato fino a 24.000 euro di contributi per dipendente. Il nuovo anno porta però con sé nuove agevolazioni sulle assunzioni, in particolare per quanto riguarda i giovani e le Regioni del Sud. Ma le risorse sono inferiori e a conti fatti il saldo per le imprese è meno invitante.

Come evidenziato dal quotidiano La Repubblica, la legge di Bilancio per quest’anno ha previsto interventi indirizzati a una platea meno ampia. C’è lo sgravio della metà dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, per tre anni ed entro i 3.000 euro di tetto massimo. E’ riservato alle assunzioni a tutele crescenti di under 30 (soltanto per il 2018 si arriva fino agli under 35) che non siano stati precedentemente occupati stabili. Il bonus può salire al 100% dei contributi dovuti dall’impresa (fermo restando il tetto a 3.000 euro massimi all’anno, 250 al mese) qualora il giovane assunto venga da periodi di alternanza scuola/lavoro o abbia svolto periodi di apprendistato nell’azienda.

Anche nel Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna) – grazie ai fondi europei – lo sgravio, che però è previsto solo per il 2018, sale al 100% e riguarda gli over 35, purché privi di un impiego regolarmente retribuito negli ultimi sei mesi. Il finanziamento del bonus per il Sud dipende però dalle risorse che verranno reperite dai fondi Ue.

Una simulazione condotta dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro ha evidenziato che la platea a cui è indirizzato il bonus è ristretta principalmente dal requisito anagrafico, che per gli assunti del 2015 non c’era, e dal requisito di non esser già stati assunti stabilmente in precedenza. Per quanto riguarda l’aspetto finanziario, il tetto annuo di 3.000 euro di sgravio riduce la portata dell’esonero per i redditi più elevati. In media, si calcola, con un imponibile previdenziale poco sotto gli 800 euro si esaurisce tutto il beneficio sfruttabile. Prendendo ad esempio una busta paga tipo, quella del Commercio al sesto livello, e facendo un confronto tra l’attuale decontribuzione e quella originaria, lo stesso lavoratore da 1.375 euro lordi al mese, costa all’azienda che lo assume quasi 230 in più.

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