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Con la delibera 14/2018 approvata dal consiglio di amministrazione dell’Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) lo scorso 10 aprile, è stata spostata a maggio l’entrata a regime dell’assegno di ricollocazione per chi perde il lavoro.

Il ritardo viene giustificato con il coinvolgimento degli istituti di patronato, per i quali le procedure di adeguamento informatico hanno richiesto tempi più lunghi del previsto. Nella delibera si legge che entro il mese di aprile Anpal deve definire i flussi informativi con l’Inps, chiudere e testare la piattaforma informatica necessaria in particolare per la fase iniziale di richiesta dell’Adr e primo colloquio con i soggetti, formare il personale, mentre entro maggio sarà necessario definire gli standard di cooperazione con Cpi e patronati.

L’assegno di ricollocazione è un voucher con cui lo Stato finanzia i programmi di formazione per i disoccupati. A gestirlo l’Anpal. Si tratta di un contributo economico che va da 250 a 5.000 euro per i servizi per il lavoro che offrono un’opportunità di impiego a un disoccupato che sia almeno da quattro mesi percettore di Naspi, ma anche a chi rientra nelle politiche di contrasto alla povertà o è in cassa integrazione straordinaria.

Obiettivo dell’assegno di ricollocazione è aiutare le persone senza lavoro nella ricerca di un’occupazione, offrendo un servizio personalizzato e intensivo di assistenza nei Centri per l’impiego, agenzie per il lavoro accreditate e fondazione consulenti del lavoro.

L’assegno di ricollocazione può essere richiesto dai disoccupati che ricevono la Nuova assicurazione sociale per l’impiego (Naspi) da più di 4 mesi e i beneficiari del Reddito di inclusione (Rei). Nel caso di Cassa integrazione sarà possibile richiederlo nel caso in cui l’accordo sindacale si sia concluso con un piano di ricollocazione.

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