Quando si parla di lavoro e previdenza entrano in gioco i contributi. In questo caso, bisogna tenere presente che ne esistono di due tipi: quelli effettivi e quelli figurativi. Vediamo qual è la differenza tra i due.
Quando si lavora i contributi validi ai fini previdenziali sono quelli effettivi, versati dal datore di lavoro in caso di impiego come dipendente o dal lavoratore stesso se autonomo, mentre quando non si lavora (malattia, maternità, disoccupazione, cassa integrazione, invalidità ecc.) sono quelli figurativi.
I contributi effettivi si riferiscono a un periodo in cui il lavoratore è regolarmente impiegato, mentre quelli figurativi riguardano quei periodi in cui, per diversi motivi, non è possibile lavorare. Questi ultimi sono riconosciuti dall’Inps, senza alcun onere per il lavoratore, non solo quando questo percepisce l’indennità di disoccupazione ma anche per i periodi coperti, ad esempio, da indennità di malattia o congedo di maternità.
Come detto, i contributi figurativi sono validi a fini previdenziali, ma ci sono alcune eccezioni: ad esempio, per la pensione anticipata è necessario che dei 42 anni e 10 mesi di contributi previsti (per gli uomini, mentre per le donne è richiesto un anno in meno) almeno 35 siano di contribuzione effettiva e non più di 5, invece, appartengano alla contribuzione figurativa. I contributi figurativi non sono riconosciuti ai fini dell’opzione donna, della pensione di vecchiaia contributiva e per quella anticipata contributiva.
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