In Italia si fa ancora troppo affidamento sulla pensione pubblica. Lo nota lo studio “The Global Reality Report: The Happiness Formula” di State Street Global Advisors, evidenziando come la consapevolezza della necessità di una pensione integrativa non sia ancora entrata nella quotidianità della vita dei nostri connazionali.
Italia, pensione di Stato non più sostenibile
Il sistema pensionistico pubblico italiano è stato storicamente uno dei più generosi: con il sistema retributivo il lavoratore medio che aveva versato tutti i contributi previsti poteva contare su un reddito pari all’80% del proprio stipendio al momento del pensionamento. Tuttavia l’acquisita consapevolezza della non sostenibilità di questo sistema ha portato a ridurne la portata e di conseguenza il reddito dei pensionati può non essere più sufficiente a permettersi lo stile di vita desiderato.
Molti italiani tuttavia, secondo State Street, si aspettano ancora che sia lo Stato a risolvere il problema. Situazione aggravata dalla presenza di ammortizzatori familiari e dalla imperante confusione in materia di risparmio previdenziale. Molti fondi pensionistici, poi, investono soprattutto in titoli di Stato, senza prendere in considerazione la possibilità di una maggiore diversificazione tra più classi di attivo in modo da contribuire a migliorare i rendimenti corretti per il rischio, cosa che servirebbe meglio alla soddisfazione dei pensionati.
Cultura previdenziale ancora scarsa in Italia
Occorre quindi un maggiore livello di cultura finanziaria in tema di previdenza. Secondo lo studio di State Street, svolto online in collaborazione con YouGov in otto paesi con oltre 9 mila persone intervistate, si è rilevato che solo un quarto degli italiani del campione ricorre a fonti di reddito diverse durante la pensione: il 20% ha un reddito proveniente da piani pensionistici a contribuzione definita e solo il 5% ha una fonte di reddito proveniente da una pensione privata. Si tratta di una posizione abbastanza unica se confrontata ad altri Paesi più maturi, poiché segnala che la stragrande maggioranza degli italiani si affida solamente alla pensione pubblica.
L’atteggiamento degli italiani intervistati riguardo alla situazione finanziaria durante la pensione è poi preoccupante, con l’ottimismo che è di gran lunga ai livelli più bassi rispetto a tutti gli altri Paesi oggetto dell’indagine. Quasi il 50% dei pensionati intervistati si rende conto che il denaro che stanno risparmiando non sarà sufficiente a garantire un tenore di vita adeguato ai loro bisogni quando andranno in pensione e hanno dichiarato di non essere soddisfatti di questo aspetto del pensionamento. Le risposte degli intervistati più giovani sono state poi anche più pessimiste, dato l’elevato tasso di disoccupazione giovanile che di certo non aiuta.
Aiutare la famiglia con i soldi della pensione
Tra le principali fonti di spesa percepite secondo gli intervistati durante la pensione, si evidenzia innanzitutto un orientamento verso la famiglia: anche in questo caso circa la metà dei pensionati dichiara di utilizzare i risparmi previdenziali per aiutare finanziariamente i figli o i nipoti. Si tratta di un risultato diverso dagli altri Paesi dell’indagine dove la priorità spetta ad altre spese, tra cui pagarsi il necessario per vivere ed andare in vacanza. Benché tale atteggiamento sembri nel complesso positivo, in realtà è un aspetto che non incoraggia l’assunzione di responsabilità in termini di preparazione finanziaria alla pensione. Gli ammortizzatori familiari sono infatti importanti dal punto di vista culturale, ma potrebbero favorire la mancanza di impegno dei più giovani nell’accumulo di risparmi per la pensione.
Programmare la pensione: una priorità per il futuro
Quali le alternative possibili? In Italia State Street riscontra una serie di aspetti su cui lavorare: una carenza di educazione finanziaria a cui aggiungere l’assenza di un messaggio forte e coerente da parte del governo sulla necessità di conoscere e investire i propri risparmi nelle pensioni del secondo pilastro. I piani pensionistici individuali hanno cercato di comunicare informazioni ai loro aderenti, ma con risultati contrastanti. Una campagna su scala più vasta, condotta e finanziata dal governo, secondo il rapporto, potrebbe essere ciò di cui le persone avrebbero bisogno per prendere coscienza della necessità di agire riguardo alla programmazione della loro pensione.
La pensione nel resto d'Europa
Tra gli altri Paesi considerati, l’Olanda si colloca tra i sistemi pensionistici più solidi al mondo: il Paese occupa, infatti, la posizione più alta nell’indice Melbourne Mercer Global Pension e mantiene un livello molto elevato di tassi di copertura, adesione e percentuali di risparmio. Tuttavia, i Paesi Bassi sono all’ultimo posto per quanto riguarda il grado di soddisfazione durante la pensione tra tutti i paesi considerati nella ricerca. Al contrario, negli Stati Uniti i risparmiatori con un piano a contribuzione definita sono molto fiduciosi e ottimisti in merito alle loro prospettive e sono generalmente soddisfatti quando raggiungono l’età della pensione, nonostante i livelli di risparmio relativamente modesti e una bassa posizione nello stesso indice.
La ricetta della felicità in pensione
Dal report di State Street risulta che i fattori chiave che determinano la felicità durante il pensionamento sono una combinazione tra:
- Fiducia nella stabilità e la credibilità del sistema pensionistico di un paese
- Consapevolezza e controllo dei propri obiettivi previdenziali
- Preparazione al livello di risparmio adeguato al tenore di vita
State Street raccomanda poi alcune linee guida per essere soddisfatti della propria pensione:
- Mantenere i piani pensionistici semplici e stabili.
- Costruire la fiducia dei lavoratori nel proprio futuro pensionistico e incentivare i comportamenti virtuosi.
- Consentire ai lavoratori di valutare l’adeguatezza del proprio risparmio a fini previdenziali per aiutarli a vedere il pensionamento nella giusta prospettiva.
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