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Non più solo una medaglia al merito, ma senza valore. E’ ormai ufficiale che i certificati Leed facciano di un immobile un asset di maggior pregio, che si affitta e si acquista molto più facilmente, traducendosi in un reale peso economico. Lo ha dimostrato la prima ricerca sul tema promossa da REbuildCbre e Gbci Europe (ente che gestisce la certificazione di sostenibilità Leed) e presentata lo scorso 3 ottobre a Milano.

“Sono ancora troppi gli edifici costruiti con criteri che non tengono conto della qualità energetica ed ambientale – ha notato Stefano Venturi, Ad di Hewlett Packard e vice presidente di Assolombarda all’apertura della conferenza Rebuild. – Il nostro obbiettivo è quindi quello di far partire un circolo virtuoso che inneschi innovazione nel real estate, tramite le imprese di Assolombarda ma anche in tutto il Paese.  Innovazione – ha aggiunto Venturi – non è più solo tecnologia ma anche capacità di lettura dei dati raccolti con i vari dispositivi, poiché la nostra società è sempre più “data driven”. Un edificio e una città possono essere letti come un insieme di sensori che rilevano lo stato ambientale e la prospettiva di eco sostenibilità, che è ciò che serve per animare una filiera di imprese dedicata ad una nuova edilizia. Un altro tema è quello della sensibilizzazione della domanda, perché l’ecosostenibilità diventi un valore da chiedere a livello di mercato”.

Rebuild, i dati della ricerca

“Se a livello globale Gbci ha 91 mila progetti commerciali in 167 Paesi, per un totale di 200 mila metri quadri certificati ogni giorno – ha elencato Kay Killmann, managing director di Gbci Europe, - in Italia i progetti sono 227, per un totale di 4,16 milioni di metri quadrati. Di tali progetti, 125 sono certificati “Gold” e 41 “Platinum”. Si tratta in prevalenza di realtà corporate (199) e governative (49)”.

A Milano gli immobili certificati valgono l'11% in più

La ricerca ReBuild ha riguardato in particolare un campione di 55 immobili di grande taglia, di cui 35 locati ad operatori professionali nel CBD di Milano e 20 in zona Garibaldi-Repubblica, di cui il 55% dotati di certificazione Leeds e il 45% no. Considerando, per ognuno di essi, alcune variabili quali la posizione, l’anno di transazione, i tempi di permanenza sul mercato e la presenza o meno della certificazione Leed e, se presente, il tipo di certificazione assegnata (Platinum, Gold, Silver), Killmann, Enzo Micelli (presidente del Comitato Scientifico Rebuild) e Federica Saccani (executive director di Cbre) hanno mostrato dati alla mano come la presenza di un certificato Leed possa aumentare il valore di un edificio di una percentuale del 7% per un certificato Gold e dell’11% per un certificato Platinum rispetto al valore di immobili che ne sono privi.

Non solo: gli immobili dotati di certificato Leed restano sul mercato per molto meno tempo, attraendo più rapidamente investitori interessati a immobili di qualità. L’80% degli edifici con una certificazione, infatti, riesce ad essere collocato entro sei mesi, mentre solo il 21% di edifici non certificati riesce a restare sfitto per meno di un semestre. Anche il tasso di sfitto parla chiaro: il 7% per gli edifici certificati, esattamente il doppio per quelli sforniti di certificazione. In altre parole, il certificato Leeds non è più solo un semplice distintivo ma può diventare un vero strumento per aumentare la redditività di un edificio.

Edicifi certificati Leed, l'innovazione è un mercato in crescita

“Sono dati che ci attendevamo, perché esiste un mercato crescente per gli immobili certificati – commenta Saccani. – Secondo l’ultima survey di Cbre l’interesse degli investitori in questo senso è cresciuto dal 10% del 2015 al 40% odierno. Per il mercato italiano tuttavia abbiamo dovuto attendere prima di effettuare una ricerca mirata alle certificazioni energetiche, dal momento che si tratta di un mercato di diverse dimensioni, in cui le dinamiche impiegano più tempo a manifestarsi.

“Il business delle certificazioni è indubbiamente in crescita in Italia, anche grazie alle normative che le impongono – segnala Micelli. – E occorre considerare che ormai la certificazione energetica va inclusa nella prassi edilizia, dato anche lo scarso costo dell’attribuzione di tali certificati: appena il 2-5% in più. Senza considerare il ritorno non tangibile come il benessere delle persone che lavorano in questi immobili, e di maggiore efficienza nella gestione energetica dell’edificio. Senz’altro è un investimento che vale la pena affrontare e che rende anche in termini di redditività: gli edifici certificati rendono 450 euro annui al metro quadro”.

“ Il Leed non è solo un certificato – aggiunge Killmann - ma una piattaforma grazie alla quale gli edifici possano confrontarsi sulle variabili di impatto climatico, tecnologiche, di vicinanza ai bisogni umani ecc. Gli edifici certificati forniscono infatti dati su energia, acqua, rifiuti, trasporti ed esperienza umana, e vengono mappati su una scala di performance da 1 a 100. Individuate le varie zone e le varie situazioni, si può poi intervenire per migliorare le strategie di business per l’impatto ambientale”.

Tra i protagonisti della trasformazione milanese verso edifici di maggiore qualità c’è Manfredi Catella, Ad di Coima, intervenuto per portare l’esperienza di Porta Nuova nel contesto del real estate meneghino. “Oggi occorre fare i conti con due linee direttrici – ha detto Catella. – Da un lato, la necessità di recuperare la vocazione alla costruzione che ha caratterizzato in passato il nostro Paese; dall’altro i fenomeni storici che stanno facendo evolvere la domanda di prodotto. Oggi le innovazioni tecnologiche devono venire incontro a nuove esigenze, e lo fanno in modo prima impensabile. Ieri il simbolo dell’architettura era il grattacielo solitario, oggi sono gli spazi di condivisione e coworking. Coima si ispira quindi alla relazione tra uomo e ambiente, all’estetica, all’empatia con la società, all’efficienza nella gestione. Innovazione – conclude, - significa diventare benchmark nel proprio settore, cambiando i valori di riferimento di un sistema e guidandone la trasformazione. A mio parere ci stiamo già muovendo in questa direzione”.

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