Nel panorama delle misure adottate dall’Amministrazione finanziaria per il contrasto dell’evasione c’è il redditometro, uno strumento che permette di calcolare il reddito attraverso il controllo delle spese effettuate. Scopriamo come funziona il redditometro, quali sono le spese sottoposte ad ispezione e quali sono i rischi per i contribuenti che dichiarano meno di quanto dovrebbero.
Cos’è il redditometro?
Il fenomeno dell’evasione fiscale è estremamente diffuso in Italia. Per questa ragione, è stato progettato il redditometro, uno strumento in grado di effettuare un accertamento sintetico del reddito indipendentemente da quale sia la fonte. Sottoposti al redditometro sono infatti:
- i lavoratori dipendenti;
- le ditte individuali;
- i pensionati;
- gli ordini professionali;
- gli artigiani.
Più nello specifico, il redditometro consente di ricostruire il reddito, analizzando le manifestazioni della capacità contributiva (gli acquisti) sulla base della differenza tra quanto dichiarato e le spese effettuate per beni e servizi.
Il presupposto fondamentale di ogni accertamento da redditometro è che ad ogni acquisto effettuato debba corrispondere un flusso in entrata. Grazie al redditometro, l’Agenzia delle Entrate è in grado di individuare il reddito presunto del cittadino tramite un metodo induttivo.
Come funziona il redditometro?
Il redditometro, prima abrogato ed ora di nuovo attivo, è uno strumento estremamente intuitivo: per determinare il reddito presunto del cittadino vengono analizzate alcune voci di spesa. Quando le entrate ricostruite con il redditometro non combaciano con l’ammontare delle spese effettuate nello stesso anno di imposta, viene individuata un'anomalia e viene chiesto al contribuente di spiegare tale incongruenza per mezzo di prove documentali.
In altre parole, il focus dell’Agenzia delle Entrate per mezzo del redditometro riguarda la capacità di spesa del contribuente e non la fonte del reddito eventualmente non dichiarato. Qualora le spese effettuate ed il reddito dichiarato non dovessero combaciare, l’Agenzia delle Entrate entrerà in allarme ed instaurerà un contraddittorio. A tal riguardo, è ammesso uno scarto non superiore al 25% e, se tale incongruenza dovesse essere costante per due anni, il contribuente sarà chiamato a spiegare la fonte del denaro speso per determinati pagamenti effettuati.
Le spese che rientrano nell’accertamento del redditometro
Al fine di stimare le entrate del contribuente, il redditometro dell’Agenzia delle Entrate controlla le seguenti voci spesa:
- il reddito speso per le abitazioni, come ad esempio il mutuo, le ristrutturazioni, i pagamenti versati per la telefonia fissa e mobile, elettrodomestici, gas e luce;
- gli investimenti mobiliari ed immobiliari;
- gli acquisti di mezzi di trasporto come auto, motocicli, barche e camper inclusi i mezzi noleggiati e acquistati con contratti di leasing;
- le spese effettuate per le assicurazioni;
- contributi previdenziali obbligatori, volontari e per la previdenza complementare;
- i pagamenti inerenti alle attività sportive e ricreative, come abbonamenti e viaggi.
Si può notare che oggetto del controllo del redditometro sono tutte le spese più importanti, come quelle legate all’acquisto di immobili, mutui e il versamento dei contributi per la previdenza sociale, tralasciando i pagamenti attestabili solo da scontrino fiscale. I soggetti, dunque, devono prestare attenzione alla tracciabilità delle spese ingenti in modo da difendersi nell’eventualità di una richiesta di chiarimento da parte del Fisco.
Le fonti di reddito che possono sfuggire all'Agenzia delle Entrate sono di varia natura e, tra queste, si possono individuare le donazioni o i prestiti familiari, ma anche le vincite al gioco o altri redditi poco chiari. Qualora le entrate individuate dal redditometro e le spese effettuate non dovessero combaciare, il contribuente dovrà dimostrare con prove documentali l’esistenza di tali fonti di reddito e, di conseguenza, di non evadere le tasse.
Gli altri strumenti di controllo dell’Agenzia delle Entrate
Essendo una misura inaugurata anni addietro, viene naturale chiedersi: il redditometro esiste ancora? Il redditometro non è stato abolito ed è ancora attivo, ma non è più utilizzato perché la definizione di un range di reddito in base ai consumi è artificiale ed è inapplicabile nella realtà. In ogni caso, non rappresenta l’unico strumento a disposizione per il contrasto all’evasione fiscale. Ci sono anche:
- lo spesometro;
- il Ve.Ra (Verifica dei rapporti finanziari).
Spesometro e redditometro vengono spesso confusi. In realtà, il termine spesometro si riferisce alla comunicazione telematica, da parte dei soggetti passivi IVA, di fatture e ricevute.
Il Ve.Ra, invece, è un algoritmo di verifica dei contribuenti a maggior rischio di evasione. Il calcolatore antievasione incrocia i dati accumulati dal catasto, dalle banche, relative a carte di credito ed investimenti, per la creazione di liste di soggetti che (potenzialmente) evadono il Fisco. Infine, va menzionata una misura adottata dal governo in sede di elaborazione della Legge di Bilancio particolarmente efficace per il contenimento dell’evasione: il tetto al contante, ovvero una soglia massima per i pagamenti in contanti.
Come funziona il redditometro?
Il redditometro individua il reddito del contribuente sulla base delle spese effettuate. Se il denaro speso in acquisti non combacia con il reddito effettivamente dichiarato, l’Agenzia delle Entrate può richiedere delle prove documentali sulla fonte del denaro utilizzato per le spese.
Quando scatta il redditometro?
Quando la differenza tra il reddito dichiarato e le spese sostenute individuate con il redditometro supera il 25% per due anni, l’Agenzia delle Entrate richiede al contribuente di dimostrare le modalità con cui ha ottenuto il reddito in eccesso tramite l’instaurazione di un contraddittorio.
Chi deve fare il redditometro?
I controlli del redditometro vengono effettuati sulle persone fisiche, lavoratori dipendenti, pensionati, ditte individuali, ordini professionali e artigiani.
Come difendersi dal redditometro?
Qualora l’Agenzia delle Entrate instauri un contraddittorio sulla base delle informazioni anomale ricavate con il redditometro, il contribuente dovrà mostrare le prove dell’acquisizione del reddito in eccesso. A tal riguardo, la prima cosa da fare è tenere traccia di tutti i soldi in entrata tramite la costruzione di un archivio ordinato, pronto all’uso nel momento del bisogno.
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