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Berlino, vince il sì nel referendum per espropriare le case sfitte ai gruppi immobiliari
Günter Rohe da Pixabay

I cittadini di Berlino votano a favore dell’esproprio delle case sfitte di proprietà dei grandi gruppi immobiliari. Nella Capitale tedesca, infatti, contestualmente alle elezioni politiche nazionali si votava anche il referendum sull’emergenza abitativa. Scopriamo di più.

Sin dalle prime battute dello spoglio, lo scarto a favore del sì, nel referendum che proponeva l’esproprio degli appartamenti sfitti di proprietà di società immobiliari, è sembrato abbastanza netto (56,4% contro il 39% di chi ha votato no).

Per capire la portata del risultato delle urne referendaria va introdotto il contesto berlinese. A Berlino, la maggioranza della popolazione vive in affitto e centinaia di migliaia di appartamenti in città sono di proprietà di poche grandi aziende. Una situazione che, secondo molti, ha contribuito a portare alle stelle il costo dei canoni d’affitto negli ultimi anni a Berlino (molto più che nel resto di Germania).

Per rendere l’idea del problema, basti pensare che una recente ricerca del portale immobiliare Homeday ha rilevato che 7 dei 10 quartieri più cari per chi vive in affitto in Germania si trovano proprio a Berlino (gli altri due Monaco e uno ad Amburgo, città storicamente molto più ricche). Nella Capitale, la spesa sostenuta per l’affitto di casa pesa dal 40 al 60% sul totale del reddito mensile dei berlinesi (la quota considerata sostenibile e ragionevole è il 30%).

Un problema, quello degli affitti in città, che è già da tempo al centro del dibattito politico. Tanto che, nel 2020, l’allora sindaco Michael Müller aveva tentato di porre un freno all’aumento dei prezzi d’affitto con una legge che avrebbe introdotto un tetto massimo ai canoni di localzione, provvedimento che però era stato bocciato dalla Corte costituzionale tedesca per illegittimità.

Il referendum che si è appena votato a Berlino, invece, è stato promosso dal comitato Deutsche Wohnen & Co enteignen, il quale vorrebbe che lo Stato espropri gli appartamenti sfitti che appartengono a società con più di 3mila immobili nel loro portfolio, in luogo di un indennizzo in linea con il valore di mercato e passando le case in questione sotto il controllo di una società pubblica. L’iniziativa si basa sull’articolo 15 della Costituzione tedesca, che prevede l’esproprio di terreni e mezzi di produzione se necessario per il bene della società.

Ora, quindi, è legittimo chiedersi cosa sta per succedere. In realtà, è tutt’altro che scontato che si proceda all’esproprio di case sfitte ai grandi gruppi immobiliari. Il voto del referendum, infatti, non è vincolante. Il nuovo senato federale dovrà confrontarsi con tale risultato, ma la nuova sindaca, la socialdemocratica Franziska Giffey, si è già esposta al riguardo, dichiarandosi contraria a misure del genere.

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