Le azioni tariffarie attualmente in vigore e annunciate dall'amministrazione Trump potrebbero ridurre il PIL degli Stati Uniti fino allo 0,65%, secondo un rapporto della Tax Foundation. Questo include i nuovi dazi sulla Cina, i dazi su Canada e Messico attualmente (parzialmente) sospesi e i dazi sulle importazioni globali di acciaio e alluminio entrati in vigore oggi. Nella stima rientrano anche i dazi del 25% sui beni dell'UE, annunciati il 26 febbraio, e quelli della stessa percentuale su veicoli a motore e loro componenti, previsti per il 2 aprile. Complessivamente, queste azioni tariffarie potrebbero ridurre l'occupazione a tempo pieno negli Stati Uniti di quasi 600.000 posti di lavoro.
A titolo di confronto, la Tax Foundation stima che i dazi della guerra commerciale del 2018-2019, principalmente con la Cina, abbiano ridotto il PIL degli Stati Uniti solo dello 0,25% e abbiano causato la perdita di circa 170.000 posti di lavoro a tempo pieno (inclusi gli effetti delle contromisure). Il rapporto stima inoltre che i dazi ridurrebbero i redditi americani dopo le imposte dell'1,7-2,2% e aumenterebbero i costi per i consumatori. I dazi imposti nella guerra commerciale con la Cina tra il 2018 e il 2019, e quelli rimasti in vigore negli anni successivi in base all'accordo tra i due paesi, hanno già rappresentato una tassa aggiuntiva per la famiglia media americana compresa tra 300 e 600 dollari nel 2023, a seconda del calcolo, secondo il rapporto.
Dall'altro lato della medaglia, le entrate governative derivanti dai dazi potrebbero aumentare tra i 229 e i 263 miliardi di dollari nel 2025 (e leggermente di più negli anni successivi se i dazi rimanessero in vigore). Tuttavia, rispetto alle entrate complessive del governo, questa cifra rappresenterebbe comunque una percentuale a singola cifra del bilancio.
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