L'UNESCO ha aggiunto 26 nuovi siti alla sua Lista del Patrimonio Mondiale, portando il numero totale a 1.248 in tutto il mondo. Tra questi ci sono 12 siti in Asia e nel Pacifico, cinque in Europa, quattro in America Latina e nei Caraibi, quattro in Africa e uno nella categoria degli Stati Arabi.
Tuttavia, nonostante l’aggiunta di nuovi siti, la distribuzione rimane fortemente squilibrata, soprattutto per quanto riguarda il patrimonio culturale, con l’UNESCO che storicamente ha inserito in Europa di gran lunga il maggior numero di siti di questo tipo.
Nonostante l’Europa sia circa tre volte più piccola dell’Africa, finora sono stati iscritti 473 siti culturali in Europa, contro solo 63 in Africa. La regione dell’Asia e del Pacifico è al secondo posto con 220 siti culturali iscritti, seguita dall’America Latina e dai Caraibi con 105. Per essere inclusi nella lista, i paesi devono proporre un sito come candidatura. Un rappresentante dell’UNESCO visita quindi il sito e formula una raccomandazione all’organizzazione, che prende la decisione finale.
I motivi per cui un governo può cercare di ottenere il riconoscimento dell’UNESCO sono molteplici: dalla possibilità di attirare l’attenzione internazionale e incrementare il turismo, all’impatto potenziale sull’assegnazione di finanziamenti futuri. Tuttavia, le comunità possono essere riluttanti a proporre una candidatura a causa di rischi come il sovraffollamento turistico o i costi per mantenere un sito Patrimonio Mondiale. Oppure, in alcuni paesi, può semplicemente non essere una priorità.
Da anni, gli esperti criticano il riconoscimento dell’UNESCO per essere troppo eurocentrico. Ad esempio, Victoria Reyes, collaboratrice di The Conversation, ha commentato l’argomento in un articolo del 2019, citando ricerche che dimostrano come l’UNESCO “venera in modo sproporzionato le eredità culturali degli ex imperi europei.” Reyes sottolinea come, anche involontariamente, il lungo e burocratico processo di candidatura favorisca i governi che sono in grado e disposti a destinare risorse a queste richieste.
Anche se la strada è ancora lunga, l’UNESCO ha dichiarato di voler colmare questo divario, concentrandosi in particolare sul rafforzamento della presenza dell’Africa nella Lista del Patrimonio Mondiale, “fornendo un migliore supporto agli Stati africani per progetti di conservazione locali e per la preparazione dei dossier di candidatura.”
I quattro nuovi siti africani aggiunti alla Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO nel 2025 includono: il Paesaggio culturale Diy-Gid-Biy dei Monti Mandara (Camerun), il Paesaggio culturale del Monte Mulanje (Malawi), gli Ecosistemi costieri e marini dell’arcipelago di Bijagós – Omatí Minhô (Guinea-Bissau), e il Complesso Gola-Tiwai (Sierra Leone). Quest’anno, inoltre, tre siti del continente africano sono stati rimossi dalla Lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo: le foreste pluviali dell’Atsinanana (Madagascar), Abu Mena (Egitto) e la Città Vecchia di Ghadamès (Libia).
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