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Secondo l'analisi di confcommercio che mette a confronto le linee principali dei consumi fra il 2008 e il 2009, si tratta dei dati peggiori dal 1993. È la prima volta in assoluto che a riportare il segno meno è anche il settore dei servizi (-0,8 per cento). Del reddito, la più ampia quota gli italiani la riservano alle spese obbligate. In cambio crescono gli acquisti nel settore della sanità, anche a causa del forte aumento della popolazione anziana, bene anche il settore auto, grazie agli incentivi pubblci, in sofferenza, invece, la tecnologia

Secondo l'associazione dei commercialisti, le spese obbligate, come affitti, utenze domestiche, servizi bancari e assicurativi, sono passate da una quota del 18,9 per cento sul totale dei consumi, registrata nel 1970, a oltre il 30 per cento nel 2008, anche a causa della riduzione dei redditi reali.

Le linee principali dei consumi in Italia tra il 2008 e il 2009, secondo l'analisi dell'Ufficio Studi Confcommercio, che mette a confronto il biennio della crisi con gli ultimi 40 anni, per individuare i cambiamenti più significativi, induividuano una contrazione non solo della domanda interna, ma anche quella dei turisti stranieri (-10 per cento nel biennio). Mentre il calo dei beni e servizi consumati dalle famiglie italiane è pari all'1,8 per cento nel 2009 (nel 1993 il calo fu anche maggiore, -3,1 per cento). L'associazione dei commercianti sottolinea come nel biennio appena concluso si sia definita con maggiore forza una tendenza in atto ormai da anni: la progressiva riduzione della quota di reddito che le famiglie hanno la possibilità di riservare alle spese non necessarie

Il 2009 segna anche una battura d'arresto in particolare per la spesa in comunicazioni (-4,7 per cento), cresciute ininterrottamente con tassi robusti a partire dall'inizio degli anni '90

Pochissime nella tabella confcommercio le voci non precedute dal segno meno. Una di queste è l'abitazione, perchè si tratta di spese incomprimibili, sottolinea l'ufficio studi. Si spende meno per l'abbigliamento, invece, il settore abbigliamento e calzature è tra i più penalizzati. Si spende di più per i beni durevoli come auto ed elettrodomestici e soprattutto s'ingigantisce una voce di spesa fino ad allora modesta, quella legata alle telecomunicazioni e all'informatizzazione di massa. Infatti la quota di spesa reale per i servizi di comunicazione, hardware e personale computer cresce dagli anni Novanta a oggi di 3,5 volte, dal 2 al 7 per cento. Una tendenza che, ritengono gli analisti di Confcommercio, ha subito solo una battuta d'arresto dovuta alla crisi l'anno scorso, ma riprenderà il proprio corso nei prossimi anni

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