Sessanta miliardi di euro. A tanto ammonterebbe il costo dell’energia pagato dal nostro paese nel 2011. Lo rivela il rapporto “energia e ambiente – efficienza energetica, fonti rinnovabili e sviluppo delle reti per un’Italia che vuole crescere”, presentato lo scorso 18 aprile da enea, che nel 2010 ha individuato un aumento della domanda di energia primaria e conseguentemente anche dei suoi costi. Dai dati raccolti da enea sul sistema energetico nazionale emerge che nel 2010 la richiesta di energia è aumentata del 4,1% rispetto al 2009, nonostante i consumi risultino inferiori del 5% se confrontati con quelli del 2005
Nel 2010, il costo dell’energia ha pesato sulle casse del paese per oltre 50 miliardi di euro e, secondo le stime dell’unione petrolifera, è aumentato ulteriormente l’anno successivo, arrivando a quota 60 miliardi di euro. La crescente domanda di energia è stata soddisfatta, facendo maggior ricorso ai combustibili solidi (+14,2%), al gas (+6,5%) e alle rinnovabili (+13,3%). Quanto al consumo di energia, l’ultimo rapporto enea parla di un crescente peso del settore civile (dal 30,3% del 2007 al 35,4% del 2010) controbilanciato da una contrazione, che ha interessato sia il settore industriale (-5%) che quello dei trasporti, già duramente colpito dalla crisi economica
Nel rapporto enea l’evoluzione della domanda energetica è stata analizzata secondo tre diversi punti di vista: riferimento, che analizza l’evoluzione del sistema a partire dal quadro delle politiche e misure in vigore nel dicembre 2009, politiche correnti, che descrive gli effetti delle politiche energetiche in atto, e, infine, roadmap, che indica gli sforzi richiesti all’Italia per ridurre le emissioni serra, in linea con la roadmap 2005 dell’ue
Un aspetto positivo evidenziato dal rapporto enea riguarda le fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica e, in particolare, del fotovoltaico, che, però, ha provocato un peggioramento del deficit commerciale nelle tecnologie per le rinnovabili. Questo deficit, che nel 2010 ammontava a ben 11 miliardi di dollari, è dovuto soprattutto all’aumento delle importazioni in questo settore, che sottolinea la mancanza di autonomia del nostro paese dal punto di vista dell’innovazione tecnologica, della ricerca pubblica e della filiera industriale
Per ridurre il deficit e il peso delle importazioni, l’Italia dovrebbe, quindi, investire maggiormente nel campo della ricerca energetica e a sostegno di politiche industriali, che sappiano orientare la specializzazione produttiva del sistema industriale verso settori a maggiore intensità tecnologica. Sul tema si è espresso anche il commissario enea, Giovanni lelli, che ha ribadito l’importanza di “puntare sulla diversificazione delle fonti, su una maggiore diffusione delle rinnovabili, sul potenziamento delle infrastrutture e di un sistema di smart grids, sull'incentivazione dell'efficienza energetica e sul risparmio di energia nel settore residenziale e industriale”
per commentare devi effettuare il login con il tuo account