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"Le città del futuro si costruiscono con processi di rigenerazione profonda del patrimonio immobiliare"
REbuild

Dopo la tradizionale convention annuale a Riva del Garda, la community di REbuild, da anni impegnata per la riqualificazione del nostro patrimonio edilizio, si riunirà nella sede di Assolombarda, a Milano, il 18 ottobre per discutere del futuro delle nostre città, di come i processi tecnologici possano aiutare la rigenerazione urbana per un processo capace di abbattere non solo il consumo energetico, ma anche i costi di manutenzione e di allungare il ciclo di vita degli immobili. Ad anticipare a idealista news alcuni dei temi che saranno al centro del dibattito è Thomas Miorin, ideatore di REbuild e presidente di Re-Lab.

Quali saranno i temi al centro del prossimo incontro del 18 ottobre?

Mercoledì 18 ottobre, in Assolombarda a Milano, ci concentreremo sulle nuove filiere produttive della rigenerazione urbana. A livello internazionale c’è attenzione a nuovi paradigmi tecnologici, che aprono all’uso di nuove tecnologie nel processo edilizio, a nuovi approcci progettuali e a rinnovati criteri finanziari. Sono queste le nuove filiere capaci di rendere economicamente, ambientalmente e socialmente realizzabili processi di rigenerazione su larga scala ed è su questi che entreremo nel dettaglio anche attraverso i protagonisti e le best practice di queste nuove filiere italiane.

Quali saranno gli ospiti che parteciperanno al prossimo incontro di Rebuild?

Ci saranno, per esempio, Giovanni Spatti, che racconterà come le aziende italiane che ibridano edilizia con manifattura possano produrre 1 hotel al mese esportandolo in tutto il mondo, Massimo Roj, che proporrà nuovi concept architettonici per l’edilizia industrializzata ad alte potenzialità di rigenerazione urbana con un focus sull’immenso patrimonio degli uffici sfitti di Milano e Massimiano Tellini di Intesa Sanpaolo, che evidenzierà come la finanza sia alla ricerca di nuove tecnologie e approcci in linea con i principi dell’economia circolare.

Pensando ad un nuovo approccio e dunque a nuovi modelli non possiamo prescindere dalla presenza delle istituzioni, nazionali e naturalmente milanesi, considerando che con le riflessioni e gli interventi messi in campo in questi anni Milano è esempio per tutto il Paese. Il compito di tracciare le linee di un’agenda per la rigenerazione urbana è stato affidato a: Cristina Tajani, assessore alle Politiche del Lavoro, attività Produttive, Commercio e Risorse Umane del Comune di Milano; Fabrizio Sala, vicepresidente della Regione Lombardia; Sergio Urbani, segretario generale della Fondazione Cariplo; Silvia Rovere presidente di Assoimmobiliare e a Riccardo Nencini Vice Ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti.

Come saranno le città del futuro?

La città del futuro è una città che non si espande, ma si rigenera. Il nostro patrimonio, costituito per il 76% da edifici che hanno oltre 40 anni e una classe energetica D, necessità di una riqualificazione importante che usi tecnologie e strategie innovative. E’ un processo che coinvolge quasi 18 milioni di abitazioni per gli oltre 17 milioni di minuti che ci separano dal 2050, momento nel quale dovremo avere delle città che emettono l’80% delle emissioni in meno. Le città del futuro le costruiamo oggi avviando processi di rigenerazione profonda del grande patrimonio immobiliare delle nostre periferie, delle nostre case; riqualificazioni capaci di abbattere radicalmente non solo i profili energetici ed emissivi ma anche i costi di manutenzione, di allungare il ciclo di vita degli immobili rendondoli più intelligenti e reattivi e di incrementare il livello di comfort, di salubrità, e la bellezza dei nostri paesaggi urbani.

In che modo la tecnologia può contribuire alla rigenerazione delle città?

La tecnologia rappresenta una leva fondamentale in un processo di aumento della produttività ed efficienza complessiva del settore (ferma dal 1964!). In un Paese con un Pil bloccato come il nostro aumentare la produttività di un settore importante come quello delle costruzioni può avere un impatto molto rilevante.

L’edilizia off-site riduce l'intensità delle lavorazioni in cantiere attraverso la standardizzazione e attraverso tecnologie e processi che consentono di spostare le lavorazioni off-site, fuori dal sito, ossia in fabbrica, luogo dove la tecnologia può esprimere valore e produttività, consentendo anche una riorganizzazione dei processi. L’ibridazione dell’edilizia con la manifattura – quella italiana è seconda in Europa per dimensioni – permette processi di efficientamento in netta discontinuità con il passato.

Tutto questo si traduce in una maggiore efficienza e qualità, rispetto del budget e dei tempi contrattuali, nonché riduzione dell’errore. È, inoltre, una prassi che si può adottare, sia sulle nuove costruzioni che nelle riqualificazioni che caratterizzano il nostro mercato.                      

Quali sono le conoscenze/esperienze che possono apportare le imprese italiane in questo campo?

Al processo industriale, alla produzione standardizzata, l’Italia può aggiungere la qualità del progetto, la bellezza, la capacità di creare prodotti qualitativamente eccellenti e personalizzabili. Possiamo fare la differenza, ma è essenziale anzitutto riorganizzare le filiere e innestare nuove competenze attraverso una nuova domanda, pubblica e privata.

Ci sono già imprese che lavorano in questo modo, perlopiù con l’estero perché in Italia oggi manca ancora un mercato consolidato. Ci sono soggetti che oggi esportano intere stanze arredate pre-finite con altissimi livelli di qualità e prodotti italiani in tutto il mondo, Altre aziende (che incontreremo il 18 a REBuild milano) che producono in fabbrica 1 hotel 4 stelle al mese e lo esportano in tutta europa. Abbiamo scoperto che l’edilizia - quella off-site - si può esportare e porta con sé l’indotto della componentistica italiana di qualità.

REbuild sta portando avanti da anni l’opera di far emergere, incontrare, descrivere e promuovere questo mondo che a livello internazionale viene visto come quello a maggiore potenzialità di sviluppo su cui i grandi investitori stanno scommettendo. 

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