
È stato tra i casi più discussi dell’estate (con tanto di sciopero degli stabilimenti in agosto), ma alla fine è arrivata la tanto richiesta proroga per le concessioni balneari. Via libera anche dalla Commissione Europea per prolungare fino al 2027 lo scenario attuale. Scopriamo insieme quando dovranno essere bandite le nuove gare, cosa stabilisce il decreto ad hoc e quali sono le reazioni dei diretti interessati.
La situazione prima della proroga
Nello scenario estivo, nonostante le sentenze del Consiglio di Stato e rilievi della Ue, le concessioni balneari in essere, secondo la posizione del governo, sarebbero restate valide fino al 31 dicembre 2024 oppure fino al termine del 2025 in presenza di ragioni oggettive che avessero la conclusione delle gare. All’orizzonte, tuttavia, si intravedeva un nuovo regolamento con nuovi criteri per le nuove gare. Un’eventualità che non lasciava tranquilli i titolari delle concessioni, che vorrebbero scongiurare la possibilità di mettere a gara le concessioni balneari.
Proroga per le concessioni balneari
Le concessioni balneari sono state prolungate fino al 2027. L’intervento è contenuto nel decreto infrazioni approvato dal Consiglio dei Ministri, che consentirà di agevolare la chiusura di 16 casi di infrazione e di un caso di EU Pilot (dalla riduzione dei tempi della giustizia per il pagamento dei debiti commerciali e dei servizi di intercettazione nelle indagini penali alle norme sul codice della strada, dalla tutela dei minori indagati in procedimenti penali, al diritto d'autore).
Come sottolineano dal governo: "La collaborazione tra Roma e Bruxelles ha consentito di trovare un punto di equilibrio tra la necessità di aprire il mercato delle concessioni e l'opportunità di tutelare le legittime aspettative degli attuali concessionari, permettendo di concludere un'annosa e complessa questione di particolare rilievo per la nostra Nazione". Anche da Bruxelles arrivano commenti positivi che parlano di "scambi costruttivi" per "una soluzione globale, aperta e non discriminatoria che copre tutte le concessioni da attuare entro i prossimi tre anni".
La principale novità contenuta nel decreto salva infrazioni riguarda la nuova proroga delle concessioni balneari fino a settembre 2027. Inoltre, in caso di "ragioni oggettive" che impediscono il completamento delle procedure di gara si prevede un ulteriore possibile slittamento fino al 31 marzo 2028.
Cosa cambia?
Nel testo del decreto si legge che le gare per le nuove concessioni balneari dovranno essere bandite entro il giugno precedente e chi subentra dovrà pagare un indennizzo a chi lascia e assicurare la continuità occupazionale dei lavoratori. La durata delle nuove concessioni, viene anche specificato, dovrà essere di almeno cinque anni e di non più di venti, "al fine di garantire al concessionario di ammortizzare gli investimenti effettuati".
La bozza di riforma che sta circolando viene disposto che il concessionario uscente avrà "diritto al riconoscimento di un indennizzo a carico del concessionario subentrante". Si tratterebbe, in buona sostanza, di una specie di canone di avviamento dell'attività "pari a quanto necessario per garantire al concessionario uscente un'equa remunerazione sugli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni".
C’è di più: chi subentra sarebbe obbligato ad assumere i lavoratori impiegati nella precedente concessione, il cui rapporto di lavoro rappresentava la prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare.
Le reazioni dei balneari
Le reazioni alla notizia della proroga non si sono fatte attendere. “Il provvedimento legislativo adottato dal Consiglio dei ministri sulle concessioni demaniali marittime vigenti non ci soddisfa perché prevede la messa a gara delle aziende”. Così si legge nella nota congiunta a firma di Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe/Confcommercio e Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba/Confesercenti.
Secondo Capacchione e Rutignoli, “erano altre le aspettative generate dalle dichiarazioni, degli esponenti dell'attuale governo, sull’esclusione del settore dall'applicazione della Direttiva Bolkestein”. Tanto che si è deciso di riunire gli organismi dirigenti delle loro organizzazioni per una valutazione del provvedimento legislativo e “per decidere le conseguenti iniziative sindacali”.
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