
Nel grande classico dei giochi di costruzione, è sempre possibile far crescere le città e gli edifici semplicemente inserendo nuovi mattoncini o sostituendo quelli già incastrati. Nella realtà finora non è mai stato possibile, fatta eccezione per alcuni elementi costruttivi, tra cui porte e infissi. Ma qualcosa sta già cambiando.
Solo poche settimane fa è stato reso disponibile ufficialmente il “tecnomodulo Proxima” il primo prototipo di architettura ibrida modulare. La novità è interessante non solo per gli addetti ai lavori, architetti e costruttori in primis, ma anche per chi deve acquistare o ristrutturare la propria casa.

In pratica, invece di dover mettere in conto giorni e giorni di lavori, in un futuro non troppo lontano sarà possibile avere case modulari in cui basterà estrarre, proprio come avviene con un mattoncino Lego, il il vecchio ambiente domestico per sostituirlo con uno nuovo “a incastro”.
Che cosa è e come funziona il tecnomodulo
Il tecnomodulo Proxima è un brevetto del Politecnico di Milano frutto dell’attività iniziata nel 2017 con la ricerca dell’architetto Joseph di Pasquale, presso il Dipartimento ABC, con i professori Elena Mussinelli, Andrea Tartaglia e con il professor Gianpaolo Cugola del DEIB.

L’attività di ricerca coordinata dal Politecnico è arrivata alla prototipazione del primo tecnomodulo e del sistema di slittamento che ne consente l’inserimento e l’estrazione. Il prototipo è stato realizzato grazie al Programma di valorizzazione Boostech finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU. Allo sviluppo del progetto hanno collaborato anche altre realtà tra cui Siemens, Sanika, Gewiss, Valsir, Energa Engineering, JDP Architects, Crea e Progress.
L'elemento chiave di questo sistema è la distinzione tra la struttura principale dell’edificio, la struttura madre, pensata per durare a lungo (100 anni circa), e i tecnomoduli, componenti intercambiabili, veri e propri “mattoncini”, che contengono tutti gli impianti (elettrici, idraulici, meccanici) e i servizi e caratterizzati da un ciclo di vita più ridotto (pari a 20 anni). Utilizzandoli su un edificio preesistente è possibile trasformare sia la funzione degli spazi interni, sia la loro configurazione distributiva in tempi nettamente più brevi rispetto a quelli attuali.

Edifici sempre più dinamici e connessi
La vera rivoluzione è data dal fatto che si passa da una concezione tradizionale e rigida degli spazi, a un’impostazione dinamica edifici che possono così cambiare a seconda dei bisogni degli utenti.
La standardizzazione sia delle dimensioni di inserimento, sia degli allacci consente di estrarre il tecnomodulo dalla struttura madre al termine del suo ciclo di vita e di sostituirlo con un nuovo tecnomodulo, di fatto ristrutturando gli ambienti senza azioni invasive. Il vecchio tecnomodulo può essere ricondizionato e reinserito all’interno di un’altra struttura madre. Il continuo aggiornamento tecnologico permette ai moduli di auto configurarsi e connettersi in rete tramite sistemi di controllo e gestione da remoto.

Questo approccio, combinato con la disponibilità di una gamma di possibili tecnomoduli specializzati intercambiabili (unità sanitaria, unità di lavoro remoto, serra, unità gym etc.), consente di riconfigurare l’edificio nel tempo modificandolo a seconda delle esigenze, come ha precisato l’architetto Joseph di Pasquale, coordinatore del progetto.
Nel corso della presentazione ufficiale del tecno modulo Proxima, avvenuta a Milano a fine gennaio, ha infatti voluto sottolineare come il tecnomodulo - le cui misure sono 4 metri di lunghezza, 2,2 metri di larghezza, 2,8 metri di altezza per un peso di tre tonnellate possa persino essere installato in strutture già esistenti.
Bollette più leggere con il controllo da remoto
Uno dei vantaggi offerti dal tecnomodulo Proxima è dato dalla possibilità di sfruttare sistemi di controllo e gestione da remoto che permettono di verificare i dati di consumo energetico ed i comportamenti che li hanno generati attraverso quella che viene definita come “sensoristica comportamentale”.
Il prototipo, grazie al collaudo effettuato, non solo può essere già installato in edifici già esistenti, ma è anche già pronto per raccogliere, elaborare i dati, trasmetterli al gestore e all’utente, consentendo loro di modificare le caratteristiche e l’uso delle risorse energetiche all’interno del proprio spazio di vita o di lavoro.
“Il 39% delle emissioni globali provengono dagli edifici ed il 40% dell’energia utilizzata a livello globale è a servizio degli edifici. Riteniamo che il futuro degli edifici e del settore immobiliare – ha aggiunto Claudia Guenzi, head of Smart Infrastructure di Siemens Italia – sia trainato dall’elemento della sostenibilità e da quello dell’innovazione, entrambi presenti in questo progetto”.
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