Il mercato immobiliare italiano è diviso tra luci e ombre; se ci si prepara a un 2026 in forte ripresa, le zone di miglioramento sono ancora parecchie. Le ultime previsioni di Scenari Immobiliari, presentate al Forum di Rapallo, parlano di un 2025 che si dovrebbe chiudere con un fatturato superiore ai 162 miliardi di euro (+6,8% sul 2024) e con circa 770mila abitazioni vendute (+6,9% annuo), a conferma della solidità della domanda residenziale, con una previsione di 800 mila per l’anno che verrà. Ma le tendenze della nuova era sono almeno tre: idealista/news ne ha parlato con Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari.
In cosa consiste la nuova era dell’immobiliare?
La nuova era dell’immobiliare si riferisce ai cambiamenti in corso in campo sociale, economico, tecnologico. Sono cambiati anche molti paradigmi del mercato rispetto al passato, in particolare tre cambiamenti caratterizzeranno la nuova era, tre A: Artificiale come intelligenza artificiale; Assieme, come il settore che deve lavorare in sinergia; Ambiente, che sempre più condiziona il mercato immobiliare.
Come è cambiato il mercato immobiliare italiano nell’ultimo anno?
Il mercato italiano è sempre più condizionato dal prodotto vecchio; quello nuovo, nel residenziale, è ancora marginale, solo 15-16 mila case nuove nei capoluoghi, che lascia inevasa la domanda di nuove abitazioni rendendo necessaria la ristrutturazione del vecchio che diventa sempre più cara. Da un lato infatti abbiamo un mercato quasi inesistente, dall’altro un mercato sempre più concentrato in alcuni quartieri e città. La prospettiva dell’immobiliare cambia a seconda di quel che si guarda: ci sono aree molto dinamiche ed altre quasi stagnanti.
Quali prospettive di miglioramento per il mercato immobiliare?
C’è bisogno più che altro di pensare alle case per i giovani. Il mercato oggi è più per gli anziani che vogliono migliorare la propria situazione abitativa, ma ai giovani non si pensa. Eppure servono case efficienti, vicino ai servizi, vicino al verde. Case per universitari; sono più di 300 mila i giovani che devono arrangiarsi per alloggiare durante gli studi, e i posti letto sono solo 50 mila. Per non parlare dei giovani professionisti: avere reddito basso e incerta situazione abitativa non aiuta certo a creare maggiore crescita demografica.
Come si è evoluta la situazione degli affitti?
Per un certo tempo si è pensato che l’affitto breve potesse essere una integrazione del reddito per tutti, ma non è così, lo è solo in zone di importanza turistica, che sono soggette a fluttuazioni. Si tratta quindi di un mercato da trattare con cautela; molti spostano oggi le proprie abitazioni da affittare da contratti brevi a lunghi. Il tema degli affitti brevi sicuramente si ridimensionerà.
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